L’Italia ai primi posti in Europa per sovrappeso e obesità pediatrici
- Cristina Ferrario
- Uniflash
Secondo i dati del report Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI), a cura dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia circa il 40% dei bambini nella fascia di età 7-9 anni presenta condizioni di eccesso di sovrappeso o di obesità.
Questi numeri collocano il Bel Paese al quarto posto in Europa per prevalenza delle due condizioni dopo altri tre paesi dell’area mediterranea (Cipro, Grecia e Spagna) che occupano il podio in questa classifica decisamente poco salutare.
“I dati aggiornati ci mostrano che in Italia si è bloccata la brusca risalita nella prevalenza di sovrappeso e obesità in età pediatrica che avevamo visto negli ultimi due decenni. Ora siamo in una situazione di plateau con segni di una lieve diminuzione, ma resta ancora molto da fare e dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme perché questo dato di plateau venga superato e si inneschi un meccanismo di discesa” afferma Giuseppe Banderali, Vice Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP), a commento dei dati dell’ultima versione del report.
Un’Europa (e un’Italia) troppo pesante
La sintesi dell’ultima edizione del report COSI si apre sottolineando che sovrappeso e obesità in età pediatrica restano tra le maggiori sfide di salute pubblica per i paesi che fanno parte della Regione Europea dell’OMS.
“Affrontare il problema dell’obesità - inclusa quella infantile - è di vitale importanza per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) e implementare il programma di lavoro OMS Europeo 2020–2025 United Action for Better Health” si legge nel report, un’iniziativa nata nel 2017 e che per oltre 10 anni ha misurato le tendenze di sovrappeso e obesità nei bambini delle scuole primarie.
Il quadro che emerge dalla quinta edizione del report, basata su dati raccolti in 33 nazioni nel periodo 2018-2020, mostra che il 29% di bambini dei paesi partecipanti all’iniziativa è in sovrappeso o obeso, con prevalenze leggermente più elevate nei maschi (31%) rispetto alle femmine (28%). In dettaglio, oltre un bambino su 10 (12%) si trova in una condizione di obesità.
Il report mette però in luce anche una grande eterogeneità tra le prevalenze di sovrappeso e obesità nei diversi paesi: si va infatti da un 43% di Cipro al 6% del Tagikistan.
“Queste differenze tra i paesi sono molto evidenti e si riscontrano anche tra i paesi dell’Europa occidentale (Italia, Francia, Germania, Spagna) indicando che l’Italia è ai primi posti per sovrappeso e obesità” dice Banderali, che poi aggiunge: “Non dimentichiamo però che i dati possono presentare variabilità anche all’interno di una stessa nazione. Per esempio, in Italia ci sono regioni come il Trentino Alto Adige in cui il dato è assimilabile a quello dei paesi più virtuosi, mentre, di contro, in alcune regioni del sud i dati sono particolarmente elevati”.
Non conta solo l’alimentazione
Come si spiega questo scenario che incida una prevalenza di eccesso di peso decisamente preoccupante nei bambini della regione Europea dell’OMS? “Non è possibile identificare un unico fattore alla base della situazione che si è venuta a creare. L’obesità e il sovrappeso sono condizioni multifattoriali, sono tanti i fattori che concorrono al risultato finale” afferma il Vice Presidente SIP.
L’alimentazione svolge senza dubbio un ruolo centrale, ma contano anche l’attività fisica e l’ambiente in cui il bambino cresce, ovvero la famiglia.
Lo sanno bene gli esperti dell’OMS che nel loro report hanno tenuto conto anche di diversi altri fattori oltre all’alimentazione.
Per quanto riguarda la dieta quotidiana si sottolinea l’importanza di una sana colazione al mattino e i dati europei mostrano che il 75% dei bambini tra i 6 e i 9 anni fa regolarmente colazione e solo il 3% non la fa mai. Anche in questo caso emergono differenze tra le nazioni: in Portogallo e Danimarca il 94% dei bambini fa colazione, ma la percentuale scende al 44% in Armenia e al 49% in Grecia e si attesta di poco al di sotto del 70% in Italia.
Come spiegano gli esperti, lo scarso consumo di frutta e verdura rappresenta un altro grande problema nella dieta dei bambini. In Italia meno della metà dei bambini consuma quotidianamente frutta fresca e circa uno su tre (31%) consuma verdura.
“Spesso vengono addotte come motivazioni la fretta o il poco tempo disponibile per preparare e consumare pasti sani” spiega Banderali, ricordando le difficoltà oggettive di molte famiglie nelle quali gli orari di lavoro dei genitori possono creare in effetti problemi nella gestione di questi aspetti. “Nonostante ciò bisogna continuare a lavorare per incoraggiare comportamenti virtuosi, che mettano al bando l’associazione che vede la dieta sana come un sacrificio o un peso, ma la trasformi in un’azione positiva” continua.
Infine, ma non certo meno importante, il capitolo dell’attività fisica. “Non si parla di diventare atleti. Si tratta per esempio di non prendere la macchina per andare a scuola, di fare passi a piedi, andare in biciletta e svolgere attività all’aria aperta” precisa l’esperto, che cita anche il buon sonno come fattore da tenere in considerazione.
Interventi a più livelli
Un problema complesso come quello descritto richiede un approccio mirato e deciso da parte di tutti gli attori coinvolti. “Le strategie più efficaci e gli esempi virtuosi sono senza dubbio quelli in cui si incide non su uno ma su più fattori” dice Banderali, convinto che la famiglia sia uno dei primi fattori da considerare. “Noi, come pediatri, lavoriamo su interventi di educazione e stile di vita che riguardino la famiglia. E gli interventi sono più importanti e anche più difficoltosi laddove anche la famiglia è obesogena, ovvero dove non è solo il bambino/adolescente a mostrare sovrappeso e obesità, ma questa condizione riguarda tutto il nucleo familiare” precisa, ricordando che i medici di famiglia hanno un ruolo molto importante, tanto più forte quanto più obesogena è la famiglia e quindi sono necessari interventi a livello di tutto il gruppo familiare.
“In Italia dobbiamo puntare sulla creazione di legami forti tra le istituzioni, la scuola, i pediatri. La nostra società mette a disposizione le sue competenze per aiutare il più possibile anche a creare programmi ad hoc e stiamo osservano da diversi fronti la volontà di collaborare, ma sicuramente c’è spazio per fare meglio” afferma il Vice Presidente SIP, che ricorda anche le complesse ripercussioni psicologiche dell’eccesso di peso sulla vita dei più piccoli.
“Mettendo insieme tanti stimoli differenti, molti obiettivi sono raggiungibili. Non è una montagna impossibile da scalare, anche se la strada non è certo semplice da percorrere” conclude.
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