Inquinamento atmosferico pericoloso quanto le sigarette

  • Peter Russell
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Alcuni ricercatori del Regno Unito hanno spiegato come l'inquinamento atmosferico possa causare il cancro ai polmoni nelle persone che non hanno mai fumato, "risvegliando" le cellule portatrici di mutazioni che causano tumori.

La loro ricerca suggerisce che il particolato ambientale di dimensioni pari o inferiori a 2,5 μm (PM 2,5) sia in grado di promuovere la trasformazione neoplastica nelle cellule polmonari. In particolare, sembra che vada ad agire sulle cellule che ospitano mutazioni oncogene preesistenti nel tessuto polmonare sano.

La ricerca, presentata per la prima volta al Congresso ESMO 2022 di Parigi, è stata successivamente sottoposta a peer-reviewed e pubblicata sulla rivista Nature. Charles Swanton del Francis Crick Institute, che ha guidato lo studio, ha dichiarato che i risultati "cambiano radicalmente il modo in cui consideriamo il cancro ai polmoni nelle persone che non hanno mai fumato".

Sebbene il fumo rimanga il principale fattore di rischio per il cancro ai polmoni, precedenti ricerche hanno suggerito che tra il 10% e il 25% dei tumori polmonari di tutto il mondo si verifichino in persone che non hanno mai fumato. L'inquinamento atmosferico è già stato collegato a diversi problemi di salute, tra cui l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, le malattie cardiache e la demenza. Tuttavia, il meccanismo che determina la formazione tumorale in persone che non hanno mai fumato non era stato ancora spiegato.

 

La mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico

I ricercatori del Francis Crick Institute e dello University College di Londra hanno esaminato i dati di oltre 400.000 persone. I risultati mostrano che tassi elevati di diverse forme di cancro si verificano in aree con alti livelli di inquinamento da PM2,5. Questa tipologia di particolato atmosferico viene rilasciata dai gas di scarico dei motori, dalla cottura dei cibi, dalle emissioni industriali e dalle combustioni domestiche.

Nei non fumatori e nei fumatori sporadici, il cancro al polmone più comune è quello con la mutazione del recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR). Secondo gli autori dello studio, esiste un’associazione significativa tra i livelli di PM2,5 e l'incidenza del cancro al polmone per 32.957 casi di cancro al polmone legato a EGFR su più di 400.000 persone provenienti da Inghilterra, Corea del Sud e Taiwan. Inoltre, i casi di tumore legati a EGFR aumentano all'aumentare dei livelli di PM2,5.

Utilizzando modelli murini, i ricercatori hanno scoperto che gli inquinanti atmosferici causano un afflusso di macrofagi nel polmone e il rilascio di interleuchina-1β, promuovendo la crescita del tumore.

Swanton, autore della ricerca, ha affermato che il legame tra inquinamento atmosferico e cancro ai polmoni non è nuovo e che il rischio associato al fumo di tabacco è noto fin dagli anni '50. In occasione di un briefing organizzato dal Science Media Centre (SMC) di Londra ha spiegato che "il rischio relativo al fumo nel cancro ai polmoni è di circa 30 volte", mentre "il rischio relativo all'inquinamento atmosferico per lo stesso cancro è compreso tra 1,2 e 2 volte". Tuttavia, "molte più persone sono esposte agli inquinanti ambientali che al tabacco e ovviamente non abbiamo scelta sull'aria che respiriamo".

“Le conferme di un'associazione tra inquinamento atmosferico e cancro ai polmoni non sono nuove” continua Swanton "ciò che è nuovo è il meccanismo sottostante che, a mio avviso, dimostra un rapporto di causalità".

 

Verso una prevenzione

William Hill, ricercatore al Francis Crick Institute e co-autore dello studio, ha affermato che i risultati suggeriscono la possibilità di sviluppare dei trattamenti di prevenzione. "Trovare il modo di bloccare o ridurre l'infiammazione causata dall'inquinamento atmosferico sarebbe molto utile per diminuire il rischio di cancro ai polmoni nelle persone che non hanno mai fumato. In questo modo si ridurrebbe anche l'esposizione delle persone a questo tipo di inquinanti", ha affermato Hill.

“Penso ci sia speranza, nel futuro, di ottenere un farmaco in grado di interferire con elementi specifici della cascata molecolare senza causare alcuna tossicità - come facciamo, per esempio, con le statine e le malattie cardiovascolari. Questo potrebbe essere davvero possibile un giorno” ha dichiarato Swanton.

Commentando lo studio, Terry Tetley, professore di biologia, esperto di citologia polmonare presso il National Heart and Lung Institute dell'Imperial College di Londra, ha affermato che gli scienziati hanno prodotto "uno studio affascinante che mette insieme dati clinici su larga scala e ricerca di base in modelli animali". Valutando le implicazioni dell'indagine, ha affermato che "è necessario un ulteriore lavoro per comprendere meglio i meccanismi, oltre a identificare chi può essere a rischio e i modi per mitigare questo fenomeno".

“Sarebbe interessante vedere come i risultati dello studio possano inserirsi nel quadro delle normative legate al controllo dell'inquinamento atmosferico. Questi, infatti, aiuterebbero a sostenere le richieste di riduzione di inquinamento atmosferico e a definire la quantità massima di particolato tollerabile dall’organismo. In altre parole, a definire dei livelli soglia sufficientemente bassi da non scatenare reazioni infiammatorie e senza alcun effetto rilevante sulla salute umana". È quanto dichiarato da Martin Göttlicher, direttore dell'Istituto di Tossicologia e Farmacologia Molecolare presso il Centro Helmholtz di Monaco di Baviera.

Zongbo Shi, professore di biogeochimica atmosferica presso l'Università di Birmingham, ha dichiarato che i risultati dello studio "forniscono ulteriori prove della necessità di ridurre l'esposizione al PM2,5 per proteggere la salute pubblica".

Michelle Mitchell, direttore generale di Cancer Research UK, la charity che sostiene la ricerca sul cancro, ha aggiunto: "Questi risultati dimostrano che la scienza e la ricerca, nonostante richiedano anni di lavoro minuzioso, stanno cambiando il nostro modo di comprendere e gestire i tumori. Grazie a questi risultati, ora abbiamo una comprensione più profonda delle forze trainanti alla base del cancro ai polmoni nelle persone che non hanno mai fumato".