Inibitori della pompa protonica e rischio di demenza
- Alessia De Chiara
- Notizie dalla letteratura
Messaggi chiave
- L’uso cumulativo a lungo termine di inibitori della pompa protonica (IPP) a partire dalla mezza età è stato associato a un modesto aumento di rischio di demenza in età avanzata.
- La stessa associazione non è stata osservata per un uso di questi farmaci in età avanzata o un loro uso a breve termine nella mezza età.
Perché è importante
- La demenza fa parte delle condizioni di salute a cui è stato collegato l’uso cronico di IPP, ma gli studi in letteratura riportano risultati contrastanti e non hanno analizzato l’uso cumulativo di questi farmaci.
Come è stato condotto lo studio
- Sono stati analizzati circa 5.700 statunitensi inclusi nello studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) fra il 1987-89, che non presentavano demenza al reclutamento e con un età media di 75,4 anni al momento della visita 5 (2011-2013).
- La visita 5 è stata considerata il basale per questo studio poiché è quella in cui si registrava un utilizzo comune di IPP, valutato annualmente dal 2006.
- Si è esaminato l’uso di IPP al momento della visita 5 e cumulativo (dalla visita 1 al 2011, prima della visita 5).
Risultati principali
- In un tempo di follow-up mediano di 5,5 anni, il 10,2% dei partecipanti ha sviluppato demenza.
- In un’analisi aggiustata, l’uso di IPP non è stato associato a un aumento del rischio di demenza: i partecipanti che utilizzavano IPP alla visita 5 non avevano, rispetto a chi non ne faceva uso, un rischio maggiore.
- Quelli che avevano assunto i farmaci per più di 4,4 anni cumulativi prima della visita 5 presentavano un rischio più alto del 33% rispetto a chi non ne assumeva (HR 1,33).
- Non sono emerse associazioni significative per un uso di IPP più breve.
- Lo studio fornisce una prova di classe III che l’uso di IPP per più di 4,4 anni da parte di persone di 45 anni e più è associato a una più elevata incidenza di nuove diagnosi di demenza.
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