Infezioni da C. difficile: il trapianto di feci è una scelta vincente?
- Cristina Ferrario
- Uniflash
Il trapianto di feci aumenta notevolmente la probabilità di non dover affrontare un’infezione ricorrente da Clostridioides difficile (C. difficile; già noto come Clostridium difficile), batterio potenzialmente letale. Lo scrivono gli autori di una revisione Cochrane, guidati da Nathan Zev Minkoff gastroenterologo pediatrico del Valley Children's Hospital di Madera, California.
Come ricordano gli autori dello studio, i numeri relativi all’incidenza dell’infezione sono molto elevati, così come è elevato il numero di decessi associato all’infezione e per questa ragione è fondamentale identificare trattamenti davvero efficaci.
“Dati da studi osservazionali mostrano che il trapianto di feci è in grado di curare circa il 90% delle infezioni ricorrenti da C. difficile, ma servono nuove revisioni sistematiche e metanalisi per confermare questi risultati” spiegano Minkoff e colleghi che nella loro revisione hanno incluso 6 studi randomizzati e controllati condotti in diversi paesi (Danimarca, Olanda, Italia, Canada e Stati Uniti), per un totale di 320 pazienti adulti coinvolti.
Parola d’ordine: ripristinare l’equilibrio
È stato dimostrato che l’esposizione alle spore del batterio da sola non basta a causare l’infezione da C. difficile. Conta molto anche il “contesto” nel quale il batterio si inserisce, ovvero il microbiota intestinale del paziente, e in particolare la presenza di alterazioni nella composizione della popolazione microbica, meglio note come disbiosi. “Soggetti con disbiosi mostrano tassi più elevati di infezioni da C. difficile rispetto alla popolazione generale” affermano gli autori, ricordando che la condizione di disbiosi è comune dopo trattamento antibiotico o chemioterapia e nel caso di malattia infiammatoria intestinale.
Da queste osservazioni partono le difficoltà nel trattare in modo efficace l’infezione da C. difficile che spesso si ripresenta dopo il trattamento: succede nel 20-30% dei casi dopo la prima infezione e nel 60% dei casi dopo la seconda.
Tra le terapie attualmente in uso rientrano alcuni antibiotici come la vancomicina i quali però sono potenziali cause di disbiosi. Il trattamento ideale dell’infezione da C. difficile dovrebbe essere in grado di ripristinare l’equilibrio del microbiota” dicono gli esperti, sottolineando che i probiotici potrebbero rappresentare una soluzione, ma i dati disponibili sembrano non supportarne l’efficacia in monoterapia. Diversi i dati sull’efficacia del trapianto di feci che, dagli studi disponibili, sembra essere la strategia più efficace.
Riflettori su un trapianto particolare
I dati della recente revisione Cochrane confermano la superiorità del trapianto di feci rispetto agli altri trattamenti disponibili. In particolare, i dati aggregati per i 6 studi mostrano che il trapianto - effettuato mediante sondino naso-gastrico, colonscopia o clistere - porta a un grande incremento nei tassi risoluzione delle infezioni ricorrenti da C. difficile (risk ratio (RR) 1,92). Il trapianto sembra anche in grado di ridurre gli eventi avversi gravi e i decessi associati all’infezione, ma in questi casi i dati non sono particolarmente solidi e richiedono ulteriori conferme.
“Lo studio suggerisce la maggiore efficacia del trapianto di feci rispetto ad altre strategie per contrastare le infezioni da C. difficile, ma servono altri dati per valutare i rischi a breve e lungo termine dell’utilizzo di questo trapianto” concludono gli autori.
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