Indagine Iss su centri per demenze, 25% aperto solo 1 giorno a settimana
- Univadis
- Adnkronos Sanità
Roma, 22 mar. (Adnkronos Salute) - La qualità dei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd) sparsi sul territorio nazionale evidenzia "criticità" "sia per il numero complessivo di professionisti che per la scarsità di altre tipologie di professionisti diverse dai medici" e "il 25.4% dei Cdcd è aperto un solo giorno a settimana, una criticità già rilevata nella survey precedente del 2014-2015". E' quanto evidenzia l'indagine condotta dall’Osservatorio Demenze dell'Istituto superiore di sanità (Iss) tra luglio 2022 e febbraio 2023, i cui risultati (che fanno riferimento alle attività del 2019), sono presentati oggi nel corso del webinar 'Progetto Fondo per l’Alzheimer e le demenze - Risultati della survey dei centri per i disturbi cognitivi e le demenze (2022-2023)', rivolto al personale dei Ccdc. L’indagine ha inoltre evidenziato che un quarto dei Cdcd è aperto un giorno a settimana. Tra quelli aperti 5 giorni a settimana, la maggioranza (43.5%) è al Nord, il 27.5% al Centro e il 24.6% al Sud.
Negli oltre 500 centri sparsi sul territorio nazionale, "vi lavorano in media 5 professionisti. Un terzo circa di questi centri è diretto dal neurologo, un altro terzo dal geriatra e in poco meno di un altro terzo operano almeno due delle tre figure mediche fondamentali (neurologo, geriatra, psichiatra), mentre nel 5% dei casi a coordinare è lo psichiatra. Scarseggiano, inoltre, altre tipologie di professionisti (infermieri, fisioterapisti, logopedisti, mediatori culturali) nell’organico delle strutture", evidenzia l'indagine. Durante la pandemia Covid, nel 2020, il 63.2% dei Ccdc "è rimasto parzialmente chiuso", di questi circa il 44% per più di tre mesi. Questo dato si è ridotto nel 2021 al 18.4% con una percentuale di chiusura superiore a tre mesi pari a circa il 40%.
“Questi dati fotografano le criticità dell’offerta sanitaria presente in Italia per i Cdcd sia per quanto riguarda il numero complessivo di professionisti che per la scarsità di altre tipologie di professionisti diverse dai medici – osserva Nicola Vanacore, direttore dell’Osservatorio Demenze dell’Iss –. In una logica di sanità pubblica è fondamentale poter disporre nei Cdcd, un nodo cruciale per la diagnosi e la presa in carico delle persone con demenza, di un maggior numero di professionisti e di personale con diversi profili al fine di poter valorizzare sempre più un lavoro di équipe interprofessionale e di renderlo disponibile e capillare in tutto il territorio nazionale. Si tratta di dati molto importanti poiché parliamo di un problema che coinvolge in Italia circa due milioni di persone con disturbo cognitivo lieve o demenza e circa tre milioni di italiani, tra familiari e caregiver, che vivono con loro".
All’indagine hanno partecipato 512 Cdcd su 540 (95%). L’80.9% di questi centri è presente sul territorio nazionale con sedi uniche mentre il 19.1% ha dei distaccamenti territoriali per un totale complessivo di ulteriori 163 strutture. I centri sono localizzati per il 9.2% nelle Università/Irccs, per il 44.1% nel territorio e per il 46.7% negli ospedali.
I professionisti che lavorano nei Cdcd sono complessivamente 2.568, di cui il 14% non strutturato. "Nel 29.7% dei centri per le demenze operano almeno due tra neurologo, geriatra e psichiatra, mentre il 33% dei centri è diretto solo dal neurologo, il 31.5% solo dal geriatra e il 5.1% solo dallo psichiatra. Nel 29.9% dei centri opera almeno un neuropsicologo e nel 26.6% almeno uno psicologo. Nel 58.8% dei Cdcd è impegnato almeno un infermiere, nel 16.2% un assistente sociale, un amministrativo (8.9%), un logopedista (8.4%), un fisioterapista (6.4%), un genetista (1.6%), un terapista occupazionale (1.1%), un mediatore culturale (1.1%) e un interprete linguistico (1.1%)".
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