Incongruenza di genere: come accogliere?
- Caroline Guignot
- Uniflash
Come comportarsi e come accogliere le persone durante una una visita quando presentano una dissociazione tra il genere assegnato alla nascita e il genere in cui si riconoscono? In particolare, come agire quando desiderano avviare una transizione?
“La transizione medica, in realtà, non è affatto complicata: si tratta di trattamenti ormonali che vengono somministrati già da molto tempo”, ha spiegato Thelma Linet (ginecologa a Parigi) durante una conferenza in occasione del congresso Pari(s) Santé Femmes. “Spesso, molto spesso, durante il consulto per la domanda di transizione, la richiesta non è solo medica e a volte non lo è affatto. La transizione è soprattutto sociale e c'è bisogno di molto sostegno. È piuttosto complicato affrontarla da soli". È qui che risiede la difficoltà di offrire e di ricevere accoglienza e sostegno.
Le persone che appartengono a minoranze sessuali o di genere spesso evitano l'assistenza sanitaria proprio perché hanno già avuto esperienze molto spiacevoli o hanno paura di rivivere le esperienze negative di cui si parla all’interno della comunità che condividono. Le persone transgender vogliono innanzitutto sentirsi sicure di poter parlare. Come loro stesse affermano, se a volte vengono percepite come depresse o ansiose, non è a causa di un problema con la loro identità ma per il modo in cui vengono guardate e trattate.
Accogliere una persona diversa da sé significa confrontarsi con le rappresentazioni personali. “Le nostre interazioni si basano su stereotipi eterosessuali cisgender che sono stati radicati fin dall'infanzia. Nel nostro modo di pensare e di fare domande, soprattutto in quanto medici, dobbiamo cambiare queste rappresentazioni e il vocabolario che le accompagna. Occorre quindi fare una riflessione collettiva per rendere l'ambulatorio medico non militante, non schierato ma inclusivo. Così come migliorare l'accoglienza delle persone con disabilità negli ambulatori medici ha giovato agli anziani o a chi ha un bambino in passeggino, migliorare le condizioni di accoglienza delle persone con incongruenza di genere può giovare ad altri gruppi sociali.”
Umiltà culturale
L'accoglienza deve quindi essere ben disposta e comprensiva in tutte le sue fasi. Dal momento in cui viene fissato l'appuntamento alla sala d'attesa (un semplice volantino o manifesto può far capire che accogliere le differenze non è un problema), ai servizi igienici (non divisi per genere) e alla chiamata dell'appuntamento nella sala d'attesa (dire nome e cognome piuttosto che "signor" o "signora").
"L'identità di genere, o la sessualità, non hanno in alcun modo la precedenza sulla persona stessa. Questo implica l'ascolto, con empatia e gentilezza, la comprensione di ciò che la persona vuole e la possibilità di accoglierlo" continua la ginecologa. È importante anche capire le preferenze personali riguardo alla terminologia. "Non esitate a chiarire, con umiltà, se non capite. Troppo spesso c'è un'errata interpretazione di genere e sessualità. È necessario iniziare fin da subito a comprendere che accanto al sesso biologico (femminile - intersessuale - maschile), c'è anche la rappresentazione di sé in relazione al genere (femminile - gender fluid e queer - maschile, o non-binario), nonché l'esternazione di sé in relazione al genere (femminile - androgino - maschile, o agender)".
Il nome e il cognome della persona specificano il modo in cui essa desidera essere chiamata, e devono essere ripresi e utilizzati dal medico. Il medico deve tuttavia essere consapevole del fatto che l'accettazione di ciò che è (coming in), per una persona transgender, può cambiare nel tempo e con l'esperienza di transizione. Di conseguenza, il nome di battesimo, il pronome o gli obiettivi possono cambiare con essa.
Nel 2017, un'indagine condotta su adolescenti transgender e non-binari ha rivelato le loro aspettative: per loro, i medici devono essere consapevoli del fatto che i nomi, i pronomi e i marcatori di genere sono importanti e che parlare della loro identità e della transizione può essere scomodo. Emerge anche dall’indagine che i medici dovrebbero anche essere consapevoli che, per questi pazienti transgender o non binari, è difficile parlare dei propri genitali quando non è necessario dal punto di vista medico e che le visite genitali e al seno sono vissute come molto disagevoli. Desidererebbero, infine, che i medici dicessero esplicitamente se sono d'accordo e se accettano di seguirli.
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