Il lockdown, le nascite premature e un possibile legame

  • Benedetta Pagni
  • Notizie dalla letteratura
L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano

Messaggi chiave

  • Oltre alla presenza del virus, durante la pandemia da COVID19 anche altri fattori hanno inciso sul tasso di nascite premature e di natimortalità. Le restrizioni derivate dalla pandemia hanno determinato impatti socioeconomici e sulla salute con un possibile impatto sulle nascite.
  • Quello che emerge dall’analisi eseguita è un cambiamento del tasso di nascite premature durante la prima ondata di COVID19. Queste variazioni cambiano fra i diversi Paesi considerati.
  • Le infezioni sono la principale causa di nascita pretermine, drasticamente ridotte durante i primi mesi di lockdown grazie alle restrizioni e al ridotto contatto sociale. Inoltre, come sta emergendo negli ultimi anni, anche l’inquinamento dell’aria sta acquisendo un ruolo importante nella salute del feto. Una sua riduzione durante il lockdown potrebbe essere legata alla diminuzione di nascite premature.
  • Un’ulteriore plausibile causa della variazione del tasso di nascite premature è una riduzione delle cure e dell’assistenza materna.

 

Perché è importante

  • In letteratura sono presenti numerosi studi che analizzano come la pandemia da COVID19 e le relative restrizioni hanno impattato sugli esiti perinatali e sulla natimortalità. Tuttavia, nessuno di essi fornisce delle indicazioni sufficienti per determinare un’associazione fra i due elementi (COVID19 e tasso perinatale).
  • La nascita prematura è la principale causa di morte infantile. La maggior parte di queste nascite sono spontanee, mentre alcune sono pianificate per ridurre i rischi di esiti avversi, incluso la natimortalità. Tuttavia, sono pochi gli studi che prendono in considerazione sia le nascite premature che il tasso di mortalità perinatale.

 

Come è stato condotto lo studio

  • Sono state prese in considerazione circa 52 milioni di nascite in 26 paesi durante la prima ondata di COVID19. 
  • Sono stati anche utilizzati informazioni provenienti dallo studio internazionale degli esiti perinatali in pandemia (iPOP).
  • Lo scopo era identificare una possibile associazione fra la pandemia e il cambiamento dei tassi di nascite premature oppure se questi variassero in base al livello economico del Paese o al tipo di nascita.

 

Risultati principali

  • Una sostanziale riduzione delle nascite premature è stata riportata da Paesi ad alto reddito come l’Australia (29–36%), Israele (40%) e alcuni paesi europei (16–91%). Al contrario, il Nepal, l’Uruguay e la California hanno mostrato un aumento del 11-30%, mentre Canada, Spagna, Svezia e USA evidenziano una piccola o nessuna variazione. Paesi con basso o medio reddito, come la Nigeria, o ad alto reddito, come UK e Italia, hanno riportato un incremento della mortalità perinatale del 2-22%.
  • Complessivamente, è stata osservata una riduzione del 3-4% del tasso di natalità pretermine durante i primi tre mesi di lockdown, sia nelle popolazioni dei Paesi ad alto reddito che in quelle dei Paesi a reddito medio. 
  • Questa diminuzione delle nascite pretermine non sembra essere collegata a un aumento del tasso della natimortilità nella maggior parte dei contesti.