Il lato buono dei videogames
- Elena Riboldi
- Notizie dalla letteratura
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- In una coorte di bambini di 9-10 anni i bambini che usavano i videogiochi avevano performance migliori in compiti che coinvolgevano l’inibizione delle risposte inappropriate e la memoria di lavoro.
- La risonanza magnetica funzionale ha mostrato che il videogaming si associava a modificazioni nell’attivazione delle vie corticali coinvolte nell’attenzione e nella memoria.
Una ricerca americana potrebbe, almeno in parte, sollevare il morale dei genitori che vedono i propri figli passare buona parte del proprio tempo libero giocando ai videogames. Secondo questa ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network Open, questa attività migliora alcune performance cognitive dei bambini, in particolare la memoria di lavoro e la capacità di inibire reazioni automatiche inappropriate.
“La maggior parte degli studi di psicologia e comportamento suggerisce associazioni negative col videogaming, che viene collegato a un aumento della depressione, della violenza e del comportamento aggressivo dei bambini – sottolineano gli autori dello studio, che aggiungono – In contrasto con questi legami negativi con la salute mentale, è stato proposto che il videogaming aumenti la flessibilità cognitiva, fornendo competenze che possono essere trasferite a vari compiti importanti nella vita di ogni giorno”.
Per verificare questa ipotesi i ricercatori dell’Università del Vermont hanno preso in esame più di 2.200 bambini di 9-10 anni inclusi nello studio ABCD (Adolescent Brain Cognitive Development), un grande studio su sviluppo cerebrale e salute condotto in 21 centri di ricerca degli Stati Uniti. Sono stati identificati due gruppi di bambini: quello di chi usava i videogiochi più ore al giorno tutti i giorni e quello di chi non ci giocava mai. I ricercatori hanno valutato la performance cognitiva dei bambini relativamente a due compiti che riflettevano la capacità di controllare risposte impulsive e di memorizzare le informazioni. Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) hanno poi studiato l’attività cerebrale dei bambini mentre eseguivano tali compiti.
L’analisi finale ha riguardato 1.128 bambini che non usavano per nulla i videogiochi e 679 bambini che giocavano almeno 21 ore a settimana (3 o più ore al giorno, più delle 1-2 ore al massimo raccomandate dall’Accademia Americana di Pediatria). I bambini che usavano i videogames hanno avuto una performance migliore in entrambi i compiti assegnati. La fMRI ha mostrato delle differenze nell’attività cerebrale in aree della corteccia importanti per il processamento delle informazioni visive, per l’attenzione e per la memoria.
Informazioni aggiuntive sugli effetti positivi o negativi del videogaming potrebbero arrivare in futuro, in quanto il design longitudinale dello studio ABCD permetterà di testare i partecipanti nel tempo e studiare eventuali problemi comportamentali o dello sviluppo cognitivo negli adolescenti dopo anni di pratica coi videogiochi.
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