Il colore delle secrezioni nasali è utile a capire se prescrivere antibiotici?

  • Elena Riboldi
  • Uniflash
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Infezione virale o batterica? Forse mai come nel caso delle infezioni delle vie respiratorie superiori la domanda è pressante, specialmente in campo pediatrico, considerata la frequenza di questi malanni nei bambini. Capire se vale la pena di somministrare antibiotici o meno in questi casi è fondamentale per ridurre l’uso di questi farmaci. Lo studio appena pubblicato sulla rivista JAMA da alcuni pediatri dell’Università di Pittsburgh fornisce informazioni utili riguardo alla gestione della sinusite acuta nei bambini. Una delle conclusioni più interessanti è che il colore delle secrezioni nasali serve a poco come elemento decisionale.

 

Verde o meno è lo stesso

Sono stati arruolati 515 bambini (2-11 anni) con diagnosi di sinusite acuta sulla base di criteri clinici, ovvero sintomi respiratori che persistevano da più di 10 giorni o che peggioravano dopo 6-10 giorni in pazienti che sembravano essere in via di guarigione da un’infezione virale. All’inizio e alla fine dello studio i pazienti sono stati sottoposti a tampone nasofaringeo e coltura per la rilevazione di Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae, e Moraxella catarrhalis.

I partecipanti sono stati stratificati in base alla presenza o meno di secrezioni nasali colorate (gialle o verdi) e randomizzati 1:1 per ricevere amoxicillina/acido clavulanico o placebo per 10 giorni. L’esito primario era l’intensità dei sintomi misurata utilizzando la scala PRSS (Pediatric Rhinosinusitis Symptom Scale; range 0-40) nei 10 giorni successivi alla diagnosi.

I punteggi medi erano significativamente più bassi nel gruppo trattato con antibiotici che nel gruppo placebo (9,04 [95%CI 8,71-9,37] contro 10,60 [10,27-10,93]). Il tempo necessario per la risoluzione dei sintomi era significativamente più basso per i bambini trattati con antibiotici (7 giorni contro 9 giorni). I bambini i cui tamponi erano risultati negativi per i 3 batteri testati non traevano beneficio dalla terapia antibiotica tanto quelli risultati positivi. L’efficacia del trattamento non era significativamente diversa nei bambini con secrezioni nasali colorate e in quelli con secrezioni nasali incolori.

“In un sondaggio del 2007, l’86% dei pediatri americani ha detto di ritenere la presenza di secrezioni nasali colorate un fattore “molto importante” o moderatamente importante” nel porre diagnosi di sinusite acuta, secondo per importanza solo alla durata dei sintomi – riferiscono gli autori, che aggiungono – Il fatto che il nostro studio non abbia trovato evidenza di eterogeneità nell’effetto del trattamento in base al colore delle secrezioni sottolinea che questo fattore non è utile nelle decisioni della pratica clinica”. Di questo andrebbero informati anche i genitori che spesso richiedono la prescrizione dell’antibiotico se vedono secrezioni giallo-verdi.

 

Serve un tampone?

“I risultati del nostro studio suggeriscono che un modo ragionevole per ridurre l’uso degli antibiotici nei bambini con sinusite acuta potrebbe essere riservare il trattamento a quelli con colonizzazione batterica nel nasofaringe al momento della diagnosi – scrivono gli autori dello studio – Nella popolazione che abbiamo studiato un approccio simile avrebbe portato a una riduzione del 28% nell’uso di antibiotici”. La coltura batterica richiederebbe però 2-3 giorni. In alternativa si potrebbero usare test rapidi (che ad oggi non esistono per l’H. influenzae e la M. catarrhalis, ma solo per lo S. penumoniae) oppure la PCR. 

Anche se il ricorso al tampone nasofaringeo è stato ampiamente sdoganato dalla pandemia di Covid-19 questo approccio presenta dei limiti, come discusso in due editoriali. Nel primo (Caballero TM, et al), si sottolinea come un test positivo non distingua colonizzazione, infezione o persino materiale antigenico o genetico residuo e che i tre patogeni considerati spesso colonizzano l’epitelio respiratorio senza dare infezione. Bisognerebbe fare degli studi di costo-beneficio per giustificarne l’implementazione, ma il test potrebbe risultare comunque infattibile per la penuria di personale.

Concordano gli autori del secondo editoriale (Shay SG, et al), che aggiungono: “Anche nel momento in cui un test pratico, veloce e costo-efficace per differenziare la rinosinusite batterica dalle malattie respiratorie diventasse ampiamente disponibile, a guidare la gestione delle rinosinusiti batteriche acute pediatriche resterebbe la collaborazione tra i medici e i pazienti e le loro famiglie”.