Gimbe, 'manovra non investe in salute, anche Regioni virtuose rischiano rosso'
- Univadis
- Adnkronos Sanità
Milano, 24 nov. (Adnkronos Salute) - Salvo sorprese al fotofinish, la legge di Bilancio 2023 dovrebbe prevedere solo un aumento di 2 miliardi di euro. "Una cifra che, oltre ad essere erosa dall'inflazione, non permetterà di coprire i costi straordinari dovuti alla pandemia e alla crisi energetica, né tantomeno di avviare alcun rilancio del Servizio sanitario nazionale. Con il risultato di mandare 'in rosso' anche le Regioni più virtuose, con inevitabili conseguenze sull'erogazione sulla qualità dell'assistenza". E' il pensiero espresso da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto ieri con altri esperti al convegno 'La sanità di oggi e di domani: idee proposte di riforma del sistema sanitario', organizzato nell'ambito del 17esimo Forum Risk Management di Arezzo. "La sanità pubblica continua a rimanere fuori dalle priorità del Paese, nonostante le enormi criticità esplose con la pandemia", ha dichiarato.
"Infatti, se nei momenti più bui tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di rilanciare il Ssn, con la fine dell'emergenza la sanità è 'rientrata nei ranghi', come dimostrato prima dalla scarsa attenzione nei programmi elettorali, poi dall'assenza di un piano di Governo per la sanità pubblica e, da ultimo, dal mancato incremento del finanziamento nella legge di Bilancio 2023 presentata dall'Esecutivo: ovvero, nessun ulteriore investimento per la salute delle persone", ha osservato Cartabellotta illustrando quelle che a suo avviso sono le criticità che compromettono il diritto alla salute, determinando - si legge in una nota diffusa da Gimbe - rinunce alle cure e diseguaglianze, non solo regionali, nell'accesso alle prestazioni e alle innovazioni.
Nell'elenco delle criticità il presidente di Gimbe cita la "grave carenza" di personale sanitario, che in alcuni settori è diventata "una vera e propria emergenza"; la necessità di rendere accessibili a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie dei nuovi Lea, "ancora ostaggio di un 'decreto tariffe' mai pubblicato per carenza di risorse"; l'incapacità di mantenere aggiornate le prestazioni ai progressi della ricerca, e l'allungamento delle liste d'attesa che le Regioni non riescono a recuperare. Altro fattore su cui Cartabellotta richiama l'attenzione è il regionalismo differenziato, perché "senza adeguate contromisure - ha avvertito - l'attuazione delle maggiori autonomie in sanità non farà che aumentare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario tra Nord e Sud e violando il principio di uguaglianza dei cittadini sul diritto costituzionale alla tutela della salute".
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