Gestazione per altri: le implicazioni per la salute fisica e psicologica di gestanti e figli

  • Maria Valsecchi Cristina
  • Uniflash
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Il 19 giugno è iniziato l’iter parlamentare della proposta di legge che renderebbe la gestazione per altri “reato universale”: i cittadini italiani che vi ricorrono all’estero, anche se ciò accade in un Paese dove questa pratica è legale, sarebbero punibili al rientro in Italia. Far ricorso alla gestazione per altri nel nostro Paese è già vietato.
Poiché questa pratica è già in uso e legalmente consentita da anni in diverse parti del mondo, seppure con regole diverse da Paese a Paese, nel tempo si è accumulata una mole significativa di studi sulle sue implicazioni per la salute fisica e psicologica delle gestanti e dei figli.

Le parti coinvolte nella gestazione per altri sono: un singolo o una coppia di genitori intenzionali, che desiderano un figlio ma per ragioni di salute o impedimenti anatomici non possono intraprendere in prima persona una gravidanza, la gestante che si offre di portare a termine la gravidanza al posto dei genitori intenzionali e il bambino o i bambini che nascono in questo modo. I gameti utilizzati provengono dai genitori intenzionali oppure da uno o due donatori estranei alla coppia e differenti dalla gestante. Dal punto di vista genetico, quindi, il bambino o i bambini non sono figli della portatrice.
 

Nei Paesi dove i termini dell’accordo tra genitori intenzionali e gestante sono regolati dalla legge (1), la portatrice viene selezionata sulla base di criteri medici e psicosociali, come raccomandato dalla American Society for Reproductive Medicine e dalla European Society of Human Reproduction and Embryology: deve essere sana, di età compresa tra 21 e 45 anni, avere già portato a termine almeno una gravidanza fisiologica senza complicazioni, deve avere una relazione stabile che le consenta supporto sociale ed emotivo e non deve trovarsi in ristrettezze economiche, che potrebbero condizionarla ad accettare il ruolo di portatrice per necessità. Sia le potenziali gestanti che gli aspiranti genitori intenzionali vengono sottoposti a test psicologici per valutare la loro stabilità emotiva. Inoltre, in questi Paesi la legge tutela in ogni fase della gravidanza l’autonomia decisionale della gestante nelle scelte che riguardano la propria
salute. Le scelte che riguardano la salute del bambino dopo la nascita spettano invece ai genitori intenzionali.

Nei Paesi dove queste condizioni sono rispettate, gli studi hanno evidenziato (2) un tasso di successo del trasferimento dell’embrione e della gravidanza che è paragonabile a quello delle gravidanze ottenute con fecondazione assistita a parità di età della donatrice degli ovociti. L’incidenza di parto pretermine, basso peso alla nascita e complicazioni ostetriche risulta inferiore a quella delle gravidanze ottenute con fecondazione assistita a parità di età della gestante. Questo dato è dovuto probabilmente alla accurata selezione medica della portatrice. L’incidenza dei difetti congeniti è in linea con quella delle gravidanze ottenute con fecondazione assistita a parità di età della donatrice degli ovociti.

Dal punto di vista psicologico, gli studi hanno evidenziato giudizi positivi della maggioranza delle
gestanti riguardo l’esperienza vissuta: soddisfazione per l’obiettivo raggiunto, per aver fatto la differenza nella vita di altre persone e per l’interazione con i genitori intenzionali. L’incidenza della depressione post partum è risultata inferiore rispetto alla popolazione generale, probabilmente a causa della selezione psicologica della portatrice.
 

Infine, gli studi (1) sui bambini nati con l’aiuto della gestazione per altri non hanno evidenziato un maggior rischio di patologie o disturbi psicologici nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza.
Diversi sono i risultati degli studi condotti sulla gestazione per altri in India (3), dove per anni la pratica è stata consentita senza tutelare adeguatamente i diritti delle gestanti. In un contesto culturale di forte stigma nei confronti della gestazione per altri, spesso le portatrici si sono trovate in condizioni di isolamento sociale e forte stress psicologico, costrette da necessità economica. Hanno trascorso il tempo della gravidanza lontane dalle proprie famiglie, ospiti di apposite strutture residenziali e le decisioni che riguardavano la loro salute sono state prese dal personale sanitario in accordo con i genitori intenzionali, senza coinvolgere le gestanti. Le criticità evidenziate hanno spinto le autorità indiane a vietare la gestazione per altri a beneficio di genitori intenzionali stranieri nel 2015 e vietare la pratica dietro compenso economico nel 2018.