Follow-up su misura per adolescenti e giovani adulti
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Attualità mediche
Esiste un significativo eccesso di rischio di sviluppare una seconda neoplasia maligna (SMN) in soggetti con diagnosi oncologica in adolescenza e nella prima età adulta (15-39 anni), indipendentemente dal tipo di tumore primario al quale sono sopravvissuti. Sono questi in estrema sintesi i risultati di uno studio recentemente condotto da un gruppo di ricerca italiano su 67.692 soggetti inclusi nella coorte italiana di adolescenti e giovani adulti (AYA) con cancro. “Questa coorte si basa sui dati di 34 registri oncologici nazionali che abbiamo analizzato in modo retrospettivo per identificare i tumori primari e le SMN in questa popolazione di pazienti” esordiscono i ricercatori guidati da Annalisa Trama, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, primo nome dello studio pubblicato sulla rivista Cancer. “Molti degli studi sulle conseguenze tardive dei trattamenti di tumori primari si sono concentrate sui pazienti che hanno ricevuto diagnosi oncologica in età pediatrica, ma tali dati non possono essere utilizzati anche per gli AYA, che presentano comunque tipologie di tumori differenti rispetto ai pazienti pediatrici” spiegano gli autori che hanno quindi concentrato l’attenzione proprio su questa classe di pazienti, sopravvissuti per oltre 5 anni dopo la prima diagnosi di tumore.
E a conti fatti, le analisi hanno mostrato un eccesso di rischio del 60% (rapporto standardizzato di incidenza: 1,6) per SMN, con un’incidenza cumulativa del 10% a 25 anni dalla prima diagnosi. “In particolare, l’eccesso di rischio era significativamente alto dopo linfoma, melanoma, tumori del seno, della tiroide, del tratto genitale femminile, degli organi digerenti, delle gonadi e del tratto urinario” precisano i ricercatori, spiegando che il 60% dell’eccesso di rischio era rappresentato da un gruppo ristretto di neoplasie. “Si tratta di tumori del seno, del colon-retto, del corpo dell’utero e dell’ovaio nelle femmine e di tumori colorettali, della vescica, della prostata del polmone e linfomi nei maschi” precisano.
I dati delle analisi suggeriscono inoltre che gli AYA sono a rischio di un secondo tumore primario nello stesso organo o apparato del primo (per esempio, nelle donne sopravvissute a un tumore genitale, 39 SMN su 161 erano neoplasie del tratto genitale).
“Questi risultati mettono in luce la necessità di seguire con follow-up specifici e prolungati nel tempo questa popolazione, magari anche con l’aiuto dei medici di medicina generale” concludono Trama e colleghi, sottolineando l’importanza di ulteriori studi che chiariscano il legame tra rischio di SMN e precedenti terapie anti-tumorali, senza trascurare l’impatto di fattori associati allo stile di vita.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute