Fnomceo, 'sanità integrativa non sostituisca Ssn, serve nuovo modello'
- Univadis
- Adnkronos Sanità
Roma, 13 apr. (Adnkronos Salute) - La sanità integrativa non deve entrare in concorrenza con quella pubblica ma, appunto, integrarla: è questo, in estrema sintesi, il senso di quanto affermato questa mattina dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), per voce del segretario Roberto Monaco, in audizione al Senato, di fronte alla 10ª Commissione Affari sociali, per l’Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e assistenza sanitaria. Attualmente - ricorda la Fnomceo in una nota - la sanità integrativa rappresenta una spesa di 4,3 miliardi di euro a fronte di una spesa previsionale del Servizio sanitario nazionale per il 2022 di circa 124 miliardi di euro. La spesa diretta delle famiglie è di quasi 38 miliardi.
"Riteniamo che quello della sanità integrativa sia un tema complesso - ha premesso Monaco - e anche molto sentito dalle professioni medica e odontoiatrica. Per avere una corretta visione della questione è necessario distinguere tra le prestazioni che devono essere garantite dal Ssn, e che sono i Livelli essenziali di assistenza (Lea), e le prestazioni che sono invece di pertinenza della sanità privata e che sono appunto prestazioni integrative. Si tratta - ha precisato - di prestazioni diverse: per la sanità integrativa si parla appunto di prestazioni che 'integrano' e non di prestazioni essenziali". Secondo il segretario Fnomceo "l'obiettivo è anche determinare un nuovo sistema di regole che garantisca l'intermediazione della spesa privata. Ciò significa individuare un soggetto terzo, che non può essere il mercato, da frapporre tra il cittadino utente e il sistema di sanità integrativa, al fine di regolare tale rapporto, con regole chiare anche su tariffe e prestazioni".
"Non c’è alcuna preclusione - ha chiarito - rispetto al settore privato laddove contribuisca a rendere più sostenibile il sistema: bisogna che la sanità resti universalistica al fine di garantire a tutti i cittadini pari diritti di cura. Il Servizio sanitario nazionale sta, infatti, perdendo quote importanti di universalismo contraddicendo la sua funzione storica di strumento di coesione sociale e rimanendo esposto ad un contingentamento progressivo delle risorse che sta creando delle disuguaglianze territoriali socialmente inaccettabili”.
"Per concorrere all’obiettivo della massima tutela della salute - ha continuato - occorre potenziare e concentrare l’impegno nell’ambito delle prestazioni e dei servizi non previsti dai Lea che il Ssn è tenuto a fornire a tutti i cittadini per tramite delle Regioni. L’obiettivo è quindi quello di garantire la tutela della salute ad un numero sempre maggiore di persone e a persone sempre più anziane: per raggiungerlo è necessario sviluppare un modello di sanità integrativa che sia di reale sostegno al sistema pubblico, che pur mantenendo un ruolo centrale in termini di universalità del servizio a tutti i cittadini, possa essere supportato allo stesso tempo nelle aree più critiche, quali assistenza domiciliare, cronicità, non autosufficienza e prevenzione e promozione della salute e stili di vita. Inoltre, le forme sanitarie integrative devono essere finalizzate al recupero e al contenimento delle liste di attesa, fenomeno che ad oggi costringe molti cittadini a ricorrere al privato".
"Il nuovo modello di sanità integrativa deve quindi fondarsi - ha ribadito Monaco - sul principio di mutualità, essendo in grado di garantire maggiore equità fra i cittadini e più elevati livelli di tutela sanitaria per tutti. Il welfare solidaristico finanziato con risorse private andrebbe quindi incoraggiato e inserito in un contesto organico e coerente, non come un privilegio riservato a pochi. Dunque, oggi, si può sicuramente parlare di sanità integrativa, dopo però aver reso più efficiente la sanità pubblica. Quella integrativa, infatti, può essere utile nel momento in cui integra il Ssn, ma diventa una cosa negativa se finisce per sostituirsi al Servizio sanitario pubblico, come di fatto purtroppo sta già accadendo”.
Critica, invece, la Fnomceo verso quelle regole che impediscono al cittadino di potersi avvalere del medico di sua scelta, pena la perdita del beneficio economico assicurativo. “Si auspica un intervento legislativo – volto a porre sullo stesso piano l’assistenza diretta e quella indiretta. In questo modo il paziente sarebbe libero di rivolgersi al medico di cui ha piena fiducia, certo di ricevere il livello di qualità delle prestazioni, in termini di assistenza medica, ritenuto più adeguato, conservando al contempo il beneficio assicurativo. È dunque indispensabile - ha concluso - la definizione di regole e di organi di controllo delle attività e delle gestioni dei capitali dei Fondi integrativi per attivare sistemi di garanzia e di verifica indipendenti".
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