Finalmente un farmaco per le “bambine dagli occhi belli”
- Elena Riboldi
- Uniflash
Il trofinetide migliora significativamente i sintomi dei pazienti con sindrome di Rett. A dirlo è uno studio di fase 3 i cui risultati, appena pubblicati su Nature Medicine, hanno portato all’approvazione di questo farmaco da parte della Food and Drug Administration statunitense. Il trofinetide, che ha mostrato un profilo di sicurezza accettabile, è il primo – e al momento l’unico – farmaco ad essere approvato per questa sindrome.
Cos’è la sindrome di Rett
La sindrome di Rett (RTT) è una rara malattia del neurosviluppo causata da una mutazione nel gene MECP2. Si manifesta con un grave ritardo cognitivo e perdita irreversibile delle capacità linguistiche, motorie e relazionali. Colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile, con un’incidenza di 1 caso ogni 10-000-15.000 nate; le bambine con la sindrome di Rett vengono spesso chiamate “bambine dagli occhi belli” perché lo sguardo è l’unico mezzo con cui riescono a comunicare.
Nella sindrome di Rett lo sviluppo psicomotorio si arresta tra i 6 e i 18 mesi. A 1-4 anni vengono persi quei pochi compiti motori già appresi, i movimenti volontari delle mani sono sostituiti da movimenti stereotipati (es. battere o torcere le mani), compaiono disfunzioni respiratorie (es. trattenere il respiro in modo involontario) e disturbi del sonno. Chi è colpito dalla sindrome può avere attacchi di risata o di pianto inconsolabile o di urla e mostrare disattenzione per l’ambiente circostante, un tratto che può portare a una errata diagnosi di autismo.
In seguito, la regressione raggiunge il plateau, ma può comparire l’epilessia. Lo stadio più avanzato della sindrome di Rett, che inizia dopo i 10 anni di vita e può durare decenni, è caratterizzato da parkinsonismo, disturbi dell’apparato scheletrico, debolezza e rigidità muscolare. In questa fase le convulsioni tendono a diminuire, mentre le abilità di comprensione e comunicazione possono aumentare leggermente.
Cos’è il trofinetide
L’estremità N-terminale della molecola insulin-like growth factor-1 (IGF-1), il tripeptide glicina-prolina-glutamato (GPE), si è mostrato in grado di ridurre almeno parzialmente i sintomi, aumentare la sopravvivenza e migliorare la morfologia e le funzioni delle sinapsi in un modello murino di RTT. Il trofinetide è un analogo sintetico del GPE con un miglior profilo farmacologico. Testato in uno studio di fase 2 condotto su bambine e adolescenti con RTT ha dato risultati incoraggianti. Il trattamento per 6 settimane ha infatti portato a un miglioramento significativo del fenotipo comportamentale in base alla valutazione dei caregiver (Rett Syndrome Behaviour Questionnaire, RSBQ) e dei medici (Clinical Global Impression–Improvement, CGI-I). I benefici clinici del trofinetide sono stati osservati anche in un altro studio di fase 2 condotto su adolescenti e donne adulte con RTT.
Lo studio di fase 3
Lo studio, che ha coinvolto una ventina di centri degli Stati Uniti, ha arruolato 187 pazienti di sesso femminile di età compresa tra i 5 e i 20 anni con mutazione documentata, randomizzate (1:1) per ricevere trofinetide o placebo per 12 settimane.
Alla settimana 12 la variazione media rispetto alla baseline nel punteggio RSBQ era significativamente più alta nel gruppo trofinemide (-5,1±0,99) che nel gruppo placebo (-1,7±0,98). Le variazioni nei vari domini del questionario erano tutte in favore del farmaco, a suggerire un effetto sui vari sintomi chiave della sindrome. Il punteggio CGI-I medio era 3,5±0,08 nel gruppo trofinemide e 3,8±0,06 nel gruppo placebo, una differenza statisticamente significativa. L’analisi dei sottogruppi ha mostrato che i benefici erano simili indipendentemente da età, punteggio RSBQ alla baseline e severità della mutazione MECP2.
Per quanto riguarda la tollerabilità, il 92,5% dei pazienti trattati con trofinemide e il 54,3% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo ha riportati almeno un evento avverso emerso col trattamento (TEAE), di grado severo per tre partecipanti di ciascun gruppo. I TEAE più comuni erano diarrea e vomito. 18 partecipanti hanno interrotto lo studio a causa dei TEAE, 16 nel gruppo trofinemide (di cui 12 per diarrea) e 2 nel gruppo placebo. Non sono stati registrati decessi.
“Considerato che numerosi studi di fase 2 e 3 sui disturbi del neurosviluppo inclusa la RTT non sono riusciti a raggiungere gli endpoint di efficacia – concludono gli autori – questo è il primo trattamento che si è mostrato efficace in un grosso studio controllato e che offre una speranza per uno sviluppo terapeutico importante nel trattamento dell’RTT”.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute