Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - Sono già 13 i medici di famiglia in quarantena nelle aree a rischio. O meglio 12 in isolamento e uno che si è ammalato. Sono parte di quella categoria di professionisti che si sta prendendo cura dei pazienti 'a mani nude', senza che il sistema pubblico li doti di dispositivi di protezione. Un numero destinato a crescere se non gli operatori non verranno dotati di strumenti per tutelarsi". Risponde così Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale che risponde a Walter Ricciardi, coordinatore per la task force italiana delle relazioni con gli organismi sanitari internazionali, che durante il punto stampa alla protezione civile a Roma, in merito alle richieste dei medici di essere dotati di strumenti di protezione ha affermato che anche gli stessi professionisti "si devono tutelare".
Nell'emergenza, ha ricordato Scotti all'Adnkronos Salute, "è il sistema pubblico che deve provvedere alla protezione dei suoi operatori e dei cittadini. Noi siamo e ci sentiamo parte del Sistema sanitario nazionale", ha aggiunto Scotti sottolineando l'impossibilità per i camici bianchi, anche volendo, di rifornirsi di questi strumenti ormai introvabili per i singoli professionisti.
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