Fiaso, 'puntare su prevenzione e deterrenza contro violenze in ospedale'

  • Univadis
  • Adnkronos Sanità
L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano

Roma, 19 gen. (Adnkronos Salute) - Prevenzione e deterrenza, per fermare gli atti di violenza e le aggressioni nei confronti degli operatori sanitari serve intervenire seguendo queste due direzioni. La Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) torna sul tema della sicurezza di medici, infermieri e operatori sanitari in seguito al moltiplicarsi degli episodi di violenza perpetrati nei loro confronti nell'ultimo periodo, e lo fa rilanciando la sua linea da Udine, dove oggi si è tenuto l’incontro tra i direttori generali della Fiaso del Friuli Venezia Giulia e l’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi, e dove appena due settimane fa – era la sera del 7 gennaio - una giovane dottoressa in turno di guardia medica è stata aggredita.

La sicurezza degli operatori sanitari è stato tra i temi affrontati nella sede della direzione generale dell’Azienda sanitaria Friuli Centrale – si legge in una nota - dai vertici delle aziende sanitarie regionali Friuli Centrale, Friuli Occidentale, Burlo Garofolo, Giuliano Isontina, la coordinatrice regionale Fiaso e direttrice Cro Francesca Tosolini, con il presidente Fiaso, Giovanni Migliore e con il vicepresidente della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi.

“Ringraziamo l’attenzione che la Regione Fvg sta rivolgendo alla sicurezza degli operatori sanitari – ha detto Giovanni Migliore, presidente Fiaso - . Siamo qui per esprimere vicinanza e solidarietà a tutti i professionisti vittime di episodi violenza” all’interno di strutture ospedaliere e luoghi di cura. “Perché ogni episodio di aggressione contro un operatore costituisce un vero e proprio attacco al Servizio sanitario nazionale tutto", ha aggiunto Migliore che la scorsa settimana ha incontrato il ministro della Salute Schillaci e chiesto l’emanazione di una direttiva per la stipula di protocolli operativi tra aziende sanitarie e forze dell’ordine in tutte le regioni.

"Riteniamo essenziale il potenziamento dell'attività di videosorveglianza e l'incremento della vigilanza per garantire sicurezza al personale sanitario in servizio a favore della comunità – ha sottolineato l’assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardi -. Non più tardi di stamattina ho preso parte al Comitato provinciale sull'ordine e la sicurezza pubblica riunitosi in Prefettura a Pordenone, incentrato proprio su questo delicato e urgente tema da affrontare: il grave fenomeno delle aggressioni ai sanitari, infatti, si registra purtroppo in tutto il Paese".

In questi giorni “gli stessi Comitati si sono riuniti anche nelle prefetture di Udine e di Gorizia – ancora Riccardi - con i vertici territoriali delle forze dell'ordine abbiamo condiviso l'avvio di un percorso che garantisca la migliore sicurezza al personale sanitario in servizio, tramite un controllo ancora maggiore dei punti che vengono ritenuti più sensibili anche con un collegamento dedicato e diretto con le sale operative delle questure. D'intesa con le aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia, è nostra intenzione varare dei piani formativi che consentano al nostro personale sanitario di essere dotato di maggiori strumenti per poter contenere questo fenomeno, tra cui percorsi dedicati per la gestione delle situazioni di stress".

I protocolli operativi con le forze dell’ordine sono già previsti dalla legge 113/2020 sulla sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie che la Fiaso ha contribuito a scrivere con le sue proposte e il confronto con istituzioni e categorie professionali – prosegue la nota -. La stessa legge prevede una circostanza aggravante specifica per i delitti commessi a danno degli operatori nell'esercizio dell’attività sanitaria e rende i reati di lesioni e percosse sempre procedibili d’ufficio, evitando di esporre medici e professionisti sanitari alla denuncia diretta dell’aggressore, per cui è prevista una sanzione fino a 5.000 euro e una pena fino a 16 anni di reclusione in caso di atti di violenza.

Nel corso dell’incontro è stato ribadito come le aziende sanitarie si siano già dotate di protocolli di comportamento rigorosi e di task force multidisciplinari per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro al fine di prevenire, per quanto possibile, gli episodi di violenza nei confronti degli operatori, oltre che garantire supporto psicologico e legale ai dipendenti vittime di aggressioni. “Le norme ci sono – ha evidenziato Migliore - è importante attuarle e perseguire con determinazione questi episodi perché mettono a rischio il diritto costituzionalmente garantito alla tutela della salute dei nostri cittadini”. La riattivazione di posti di polizia nei pronto soccorso, per il numero uno della Fiaso “è il primo passo”.

“Dobbiamo migliorare l’integrazione tra ospedale e servizi territoriali – ragiona Migliore - ripensare il ruolo dei presidi di continuità assistenziale (le ex guardie mediche) nei quali i professionisti si ritrovano ad operare isolati e soggetti a rischio di aggressioni. Dobbiamo poter reclutare più medici nelle nostre strutture per rendere meno lunghe le attese dei cittadini e formare operatori che possano individuare le situazioni problematiche, anticipando l’insorgere di un possibile conflitto attraverso una corretta comunicazione con gli utenti”. Ma è altrettanto "necessario rinnovare il legame di fiducia tra professionisti sanitari e cittadini - conclude Migliore - una relazione esaltata nei primi mesi della pandemia e poi tornata a essere pesantemente messa in discussione nell’ultimo anno a causa della cattiva informazione sulle vaccinazioni e della crescente pressione sui servizi ospedalieri. Dobbiamo tornare a coinvolgere e sensibilizzare i cittadini sul valore del lavoro dei professionisti sanitari per la tutela del bene salute della nostra comunità".