Esperto digitale, 'da attacchi hacker rischio doppio per strutture sanitaria'

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Roma, 6 feb. (Adnkronos Salute) - L'attacco hacker di queste ore "ha sicuramente colpito anche strutture sanitarie, per le quali i rischi sono doppi", non solo sul piano della privacy e del disservizio in sé. Rappresenta infatti "un problema anche sul piano della salute: si tratta di 'rischio clinico', perché si può compromettere, bloccando ad esempio l'accesso a un esame clinico, anche la sopravvivenza delle persone". Ma "probabilmente non sapremo mai se e chi è stato colpito". Lo spiega all'Adnkronos Salute Sergio Pillon, vice presidente Aisdet (Associazione italiana sanità elettronica e telemedicina), in merito al vasto attacco hacker che ha colpito diversi Paesi, Italia compresa.

"Se ci sono stati attacchi che hanno colpito strutture sanitarie, come è molto molto molto probabile - ritiene l'esperto - sarà difficile saperlo perché non c'è un obbligo di rendere pubbliche queste notizie da parte della Pubblica amministrazione come per il privato. E se non ci sono disservizi evidenti o clamore su un mancato funzionamento, è difficile che il problema venga diffuso. Se si tratta di un attacco ampio, come è stato quello di ieri, che avrà sicuramente compromesso il funzionamento di moltissimi servizi, se non c'è una specifica richiesta nessuno è tenuto ad ammetterlo. A meno che non ci sia un'azione legale da parte di chi ha subito il disservizio. Possiamo dire che le aziende sanitarie sono state coinvolte perché l'attacco è stato fatto su strumenti ampiamente usati anche in questo settore".

In questo campo, inoltre, ci sono anche importanti differenze di gestione. Le pubbliche amministrazioni, in genere, sono supportate a livello nazionale dall'Agenzia della cybersicurezza, precisa Pillon, "la sanità, invece, è regionalizzata. Da anni - sottolinea l'esperto - mi batto perché, come succede nel Regno Unito, ci sia un unico centro di responsabilità relativo alla sicurezza per la sanità, superando la regionalizzazione. Tutto questo è già in fase di trasformazione per via del Piano nazionale di ripresa e resilienza: l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta avviando la migrazione dei sistemi regionali su una piattaforma nazionale. Tutte le aziende sanitarie dovranno migrare i propri cloud a livello nazionale. Il Pnrr dice correttamente che la sanità è uno strumento critico per il Paese: la sicurezza e i dati non possono essere affidati a gestioni regionali".

Il problema per il cittadino, in questo settore, "è che nel momento in cui c'è bisogno di un dato, bloccato per attacchi informatici, quel dato potrebbe rappresentare una questione di vita o di morte se non reso disponibile al medico. Non si tratta quindi solo di un rischio informatico - ribadisce Pillon - ma di un rischio clinico, allo stesso modo in cui è un rischio clinico il possibile guasto di un bisturi in sala operatoria, o come la mancata sterilizzazione. In questo senso il rischio di cybersicurezza in sanità è doppio, perché impatta sulla cura e la tutela della salute e della vita".