Eritritolo, un’amara realtà per un diffuso dolcificante

  • Alessia De Chiara
  • Uniflash
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L’eritritolo, un dolcificante molto utilizzato come alternativa al comune zucchero, non sarebbe del tutto sicuro per la salute. Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Nature Medicine, l’eritritolo si associa al rischio di eventi cardiovascolari avversi in modo indipendente dai tradizionali fattori di rischio. Non solo: un livello plasmatico elevato sembra favorire la formazione di trombi. Risultati che suggeriscono la necessità di studi che esaminino gli effetti a lungo termine dei dolcificanti artificiali, e in particolare di quello esaminato, sul rischio di infarto e ictus soprattutto in pazienti a più alto rischio di malattia cardiovascolare.

Sebbene i dolcificanti artificiali siano utilizzati per ridurre l’apporto di zucchero e calorie e siano considerati sicuri da diverse agenzie regolatore tra cui la Food and Drug Administration e l’Unione Europea, in realtà poco si sa dei loro effetti a lungo termine, secondo gli autori della ricerca. Mancano studi clinici randomizzati e raramente sono stati analizzati i rischi nel tempo, nonostante siano introdotti sempre di più nella filiera alimentare. Tra i vari edulcoranti, l’eritritolo ha raggiunto rapidamente una grande popolarità. Presente naturalmente in frutta e verdura in piccole quantità, quando ingerito viene per lo più eliminato attraverso le urine.

I ricercatori hanno condotto quattro studi clinici. Nel primo, che ha previsto analisi metabolomiche non mirate di campioni di plasma di oltre 1.100 adulti sottoposti a valutazione del rischio cardiaco, i livelli circolanti di più edulcoranti poliolici, molti dei quali utilizzati negli alimenti, sono stati associati a un rischio incidente di eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE) pari a 3 anni, tra cui morte o infarto del miocardio non fatale o ictus. L’associazione è stata poi confermata da analisi metabolomiche mirate effettuate in due coorti di validazione, una statunitense (secondo studio) e una europea (terzo studio), che hanno incluso pazienti sottoposti a valutazione cardiaca. Più alti livelli plasmatici di eritritolo sono stati riscontrati nelle persone con malattia cardiovascolare presente e tra quelle che sono andate incontro a un evento cardiovascolare maggiore nei 3 anni di follow-up. L’associazione con il rischio di MACE incidente è rimasta significativa anche dopo aver aggiustato le analisi per i fattori di rischio cardiovascolare. Inoltre, si è visto che in vitro l’eritritolo ha  aumentato la reattività piastrinica, un dato confermato in animali da laboratorio, nei quali il dolcificante ha aumentato la formazione di trombi.

Infine, con un quarto studio (Erythritol Intervention Study) i ricercatori hanno voluto esaminare i livelli postprandiali del dolcificante e l’andamento della sua eliminazione. Si è scoperto che l’assunzione di una bevanda dolcificata con eritritolo (30 g) da parte di volontari sani, esposizione paragonabile a quella data per esempio una lattina di bevanda zuccherata artificialmente, ne ha aumentato i livelli plasmatici per oltre 2 giorni a un valore al di sopra delle soglie associate all’incremento di reattività piastrinica.

“In seguito all’esposizione all’eritritolo alimentare, potrebbe verificarsi un periodo prolungato di rischio trombotico potenzialmente elevato. Ciò è preoccupante dato che gli stessi soggetti per i quali sono commercializzati i dolcificanti artificiali (pazienti con diabete, obesità, storia di CVD e compromissione della funzionalità renale) sono quelli tipicamente a più alto rischio di futuri eventi cardiovascolari” concludono i ricercatori.