Elettroliti alterati in adolescenza: un campanello di allarme per disturbi alimentari?

  • Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
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di Cristina Ferrario

 

Messaggi chiave

  • La presenza di anomalie elettrolitiche senza causa nota in soggetti ambulatoriali si associa a un incremento di circa 2 volte del rischio di sviluppare disturbi del comportamento alimentare nel corso della vita.
  • Queste anomalie sono visibili oltre un anno prima della diagnosi di disturbo alimentare e potrebbero aiutare a identificare i pazienti che necessitano di screening per tali disturbi.

 

Alcune anomalie a livello elettrolitico potrebbero essere la spia di un successivo sviluppo di disturbo del comportamento alimentare. È quanto emerge, in estrema sintesi, da un ampio studio canadese pubblicato su JAMA Network Open nel quale sono stati coinvolti circa 35.000 soggetti con (n=6970) o senza (27.878) una diagnosi di disturbo alimentare.

“I disturbi alimentari quali anoressia nervosa e bulimia nervosa possono compromettere in modo grave la salute e la qualità di vita di chi ne soffre” esordiscono gli autori, guidati da

Gregory L. Hundemer, della University of Ottawa in Ontario (Canada), primo nome della ricerca. “Sebbene sia noto che pazienti con disturbi alimentari in fase acuta presentino una serie di anomalie elettrolitiche, non è chiaro se tali anomalie presenti in assenza di diagnosi di disturbo del comportamento alimentare siano associate al rischio di riceverne una in futuro” aggiungono.

Per colmare questa lacuna, Hundemer e colleghi hanno portato avanti il loro studio su soggetti con anomalie elettrolitiche emerse dalle analisi effettuate da tutti i partecipanti nel periodo compreso tra 3 anni e 30 giorni prima della data indice, che per i soggetti con disturbi alimentari coincideva con la data alla prima diagnosi.

Le analisi hanno mostrato che il 18,4% dei pazienti con un disturbo alimentare aveva ricevuto un referto di anomalia elettrolitica rispetto al 7,5% dei soggetti senza diagnosi di disturbo alimentare, ovvero un rischio di oltre 2 volte più elevato (odds ratio aggiustato [ORa] 2,12).

“In particolare, le problematiche a livello elettrolitico sono state evidenziate oltre un anno prima della diagnosi e l’ipokaliemia ha rappresentato l’anomalia più comune, essendo stata riscontrata nel 12,1% dei soggetti con diagnosi di disturbo alimentare e nel 4,6% dei controlli” scrivono i ricercatori, sottolineando che altre specifiche anomalie sono risultate associate a un rischio ancora più elevato di sviluppare disturbi alimentari (per esempio, iponatremia: ORa 5,06; ipernatremia: ORa 3,09; ipofosfatemia: ORa 2,83).

“Questi risultati suggeriscono che anomalie elettrolitiche identificate incidentalmente potrebbero aiutare a identificare i soggetti che potrebbero trarre beneficio da screening mirato per disturbi alimentari” affermano gli autori, che poi concludono: “Ciò potrebbe portare a diagnosi e interventi più tempestivi per mitigare l’impatto che questi disturbi hanno sui pazienti”.