Efficacia di dupilumab nell’esofagite eosinofila
- Elena Riboldi
- Notizie dalla letteratura
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- Una dose settimanale di dupilumab, somministrato per via sottocutanea, migliora gli esiti istologici e allevia i sintomi in pazienti adulti e adolescenti affetti da esofagite eosinofila.
- Resta da determinare se questa opzione terapeutica sia più o meno efficace del trattamento con corticosteroidi.
Il 60% pazienti con più di 12 anni che soffrono di esofagite eosinofila (EoE) trattati con dupilumab va incontro a remissione istologica. Se somministrato settimanalmente, dupilumab riduce la disfagia, il principale sintomo di questa patologia di natura immunologica. A dirlo sono i risultati di uno studio di fase 3 i cui risultati sono appena stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.
L’EoE è una malattia cronica caratterizzata da una risposta immunologica di tipo 2, che coinvolge eosinofili e mastociti e le citochine importanti per queste cellule: IL-4, IL-5 e IL-13. Ha un andamento progressivo, con formazione di fibrosi, che danneggia morfologicamente e funzionalmente l’esofago, e il rischio che il bolo rimanga bloccato durante la deglutizione. Ad oggi l’unico farmaco approvato dalle autorità regolatorie europee per l’EoE è il budesonide, un corticosteroide somministrato per via orale. La Food and Drug Administration statunitense ha invece approvato con questa indicazione l’uso del dupilumab, un anticorpo monoclonale umano diretto contro la catena comune del recettore dell’IL-4 e dell’IL-13, già utilizzato in altre patologie mediate dall’infiammazione di tipo 2.
Lo studio sponsorizzato da Sanofi è stato organizzato in 3 parti. Nella parte A, i partecipanti (n=81) sono stati randomizzati per ricevere dupilumab (300 mg sc, una volta a settimana) o placebo per 24 settimane. Nella parte B, altri pazienti (n=240) sono stati randomizzati per ricevere dupilumab una volta a settimana o ogni due settimane o il placebo per 24 settimane. Nella parte C, i pazienti arruolati per la parte A e B sono stati trattati con dupilumab settimanalmente fino alla settimana 52. Gli endpoint primari erano la remissione istologica a 24 settimane e il miglioramento della disfagia (misurato con il Dysphagia Symptom Questionnaire [DSQ] score).
La remissione istologica è stata riscontrata nel 60% dei pazienti trattati con dupilumab e nel 5% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo (parte A). Nella parte B, le percentuali erano 59% per i pazienti trattati su base settimanale, 60% per i pazienti trattati su base quindicinale e 6% per i pazienti del gruppo placebo; secondo l’analisi statistica la differenza era statisticamente significativa (P<0,001) per il trattamento settimanale (parte A e B), ma non per quello quindicinale. La variazione nel punteggio DSQ ha indicato un miglioramento significativo nella disfagia nei pazienti trattati con dupilumab ogni settimana (P<0,001 parte A e B), ma non nei pazienti trattati ogni due settimane. Il profilo di sicurezza era buono.
I risultati dello studio provano l’efficacia del dupilumab nell’EoE, che tuttavia non sembra superiore a quella dei corticosteroidi. “Per anni, i glucocorticoidi topici somministrati per via orale sono stati il trattamento standard, anche se off-label fino a tempi recenti – scrive in un editoriale Alex Straumann, a capo della Swiss EoE Clinic di Zurigo, riferendo che con alcune formulazioni fino al 90% dei pazienti ha ottenuto la remissione istologica, mentre in questo studio si è arrivati al 60% – Se dupilumab sia meglio dei buon vecchi glucocorticoidi topici nel migliorare gli esiti di malattia, specialmente alla luce dei costi considerevoli del trattamento, resta da dimostrare”.
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