Due anni per mammografia e 1 per Tac, 1 italiano su 10 rinuncia a cure

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Roma, 5 mag. (Adnkronos Salute) - Quasi due anni di attesa per una mammografia, circa un anno per una ecografia, una Tac, o un intervento ortopedico. E a rinunciare alle cure nel corso del 2021 è stato più di un cittadino su dieci. Mentre gli screening oncologici sono in ritardo in oltre la metà dei territori regionali e le coperture per i vaccini ordinari in calo. È il lascito di questa pandemia, che ancora non è finita, secondo il 'Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità', presentato oggi da Cittadinanzattiva.

Il Rapporto fornisce una fotografia della sanità vista dai cittadini, unendo due analisi: una legata alle 13.748 segnalazioni giunte, nel corso del 2021, al servizio Pit Salute e alle 330 sezioni territoriali del Tribunale per i diritti del malato; l’altra finalizzata ad esaminare, da un punto di vista civico, il federalismo sanitario per descrivere i servizi regionali dal punto di vista della articolazione organizzativa, della capacità di amministrare e di fornire risposte ai cittadini in termini di servizi e assistenza sanitaria.

Le liste d’attesa, già 'tallone di Achille' del Sistema sanitario nazionale in tempi ordinari, durante l’emergenza hanno rappresentato la principale criticità per i cittadini, in particolare per i più fragili, che di fatto non sono riusciti più ad accedere alle prestazioni. I lunghi tempi di attesa (che rappresentano il 71,2% delle segnalazioni di difficoltà di accesso al Ssn) sono riferiti nel 53,1% di casi agli interventi chirurgici e agli esami diagnostici, nel 51% alle visite di controllo e nel 46,9% alle prime visite specialistiche. Seguono le liste d’attesa per la riabilitazione (32,7%) per i ricoveri (30,6%) e quelle per attivare le cure domiciliari (26,5%) e l’assistenza riabilitativa domiciliare (24,4%).

Criticità che hanno portato, nel 2021, l’11% dei cittadini a dichiarare di aver rinunciato visite ed esami per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio. A livello regionale, permangono alcune situazioni particolarmente critiche, ad esempio in Sardegna dove la percentuale sale al 18,3%, con un aumento di 6,6 punti percentuali rispetto al 2019; in Abruzzo la quota si stima pari al 13,8%; in Molise e nel Lazio la quota è pari al 13,2% con un aumento di circa 5 punti percentuali rispetto a due anni prima.