Dopo un fugace recupero, MMG e specialisti confermano il crollo di diagnosi e terapie

  • Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
  • Attualità mediche
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di Fabio Turone (Agenzia Zoe)

Una nuova analisi sull'impatto che la pandemia da Covid-19 sta avendo sulla regolarità nell'erogazione delle prestazioni sanitarie dipinge una situazione preoccupante, in particolare per quanto riguarda le terapie oncologiche e cardiovascolari: il periodo di relativa tregua estiva ha permesso di recuperare solo parzialmente i ritardi diagnostici e di accesso alle cure accumulati dall'inizio del 2020, e la risalita dei contagi durante gli ultimi mesi del 2021 ha comportato un nuovo brusco peggioramento della situazione.

Dopo lo studio presentato nei primi giorni di gennaio dalla Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) – che aveva analizzato 550 ricoveri in sei grandi aziende ospedaliere e sanitarie (Asst Spedali civili di Brescia, Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari) – la conferma viene dal rapporto dell'Osservatorio IQVIA per l'accesso alle cure.

Lo studio – realizzato in collaborazione con Farmindustria – si basa sull’analisi di dati di real world degli ultimi tre anni (per il periodo tra gennaio 2019 e dicembre 2021), e ha quindi permesso di effettuare un confronto tra il periodo precedente e successivo allo scoppio della pandemia, su un campione di 900 medici di medicina generale e 450 oncologi ed ematologi, rappresentativi degli universi di riferimento.

In particolare, in ambito oncologico, a partire da aprile-maggio 2021, si era osservato un forte recupero delle diagnosi e degli interventi chirurgici posticipati, ma a partire da dicembre c'è stata un'inversione di tendenza, con una nuova e significativa riduzione delle nuove diagnosi (scese dell'8% nel 2021 rispetto al 2019), dei ricoveri per interventi chirurgici (scese del 3%) e delle terapie (nel 2021 calate addirittura del 13% rispetto a due anni prima), a causa della difficoltà di accesso agli ambulatori e ai reparti.

Analoga situazione è stata osservata in ambito cardiovascolare. Per i pazienti con sintomi di fibrillazione atriale si è ridotta la probabilità di cercare, e ricevere, una diagnosi (-6%, ovvero circa 41.000 nuove diagnosi perse durante il periodo pandemico rispetto al periodo precedente), e in misura ancor maggiore di ottenere una visita specialistica o un esame diagnostico. Per le visite specialistiche è stato stimato un crollo del 36% (ovvero circa 625.000 visite), e per gli esami diagnostici come l'elettrocardiogramma un calo poco meno pronunciato (28%, pari a quasi 400.000 ECG mancati).

“Molti ospedali e ambulatori hanno temporaneamente rimandato le visite e gli interventi meno urgenti in modo da lasciar spazio all’assistenza dei pazienti contagiati" ha detto Sergio Liberatore, amministratore delegato di IQVIA. "Bisogna, invece, favorire lo sviluppo di modelli di gestione dei pazienti che coinvolgano i medici del territorio e le modalità di gestione del paziente a distanza in modo di garantire l‘accesso e la continuità della cura”.