Dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico: un’opzione efficace contro l’obesità

  • Carla Nieto
  • Uniflash
L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano

MADRID - La European Association for the Study of Obesity (EASO) e la European Federation of the Associations of Dietitians (EFAD) hanno pubblicato un articolo contenente le indicazioni medico-nutrizionali per l’obesità. Il documento ha l’obiettivo di fornire un aggiornamento sulle opzioni disponibili per la gestione di questa patologia, basate sulle evidenze che emergono dalla letteratura, rivolgendosi principalmente agli operatori sanitari e ai politici europei.

Secondo gli autori, l'articolo risponde principalmente alla necessità di affrontare il problema con "approccio epidemico”, vista la crescita costante che sta avvenendo nell’Unione Europea. Lo mostrano i dati, aggiornati al 2021: la prevalenza dell'obesità tra gli adulti nell'UE è del 23%, l'obesità e il sovrappeso assieme raggiungono tassi del 60% e le previsioni per il 2025 indicano che un adulto europeo su 4 conviverà con l’obesità. Inoltre, come indicato nel testo, gli studi economici mostrano che l'obesità e le relative complicazioni rappresentano circa l'8% dei bilanci sanitari nazionali per anno.

Il documento si basa su una revisione sistematica in cui sono stati selezionati 56 articoli. Sono stati raccolti studi clinici e metanalisi pubblicati tra novembre 2018 e marzo 2021. Lo scopo era quello di identificare le ultime evidenze sulle diverse alternative di trattamento medico nutrizionale attualmente disponibili in tema di obesità.

I risultati di questa revisione dimostrano che, sebbene le opzioni di restrizione calorica siano efficaci nel promuovere la riduzione del peso, l'adesione a cambiamenti comportamentali a lungo termine può essere meglio supportata attraverso interventi basati su modelli alimentari, qualità del cibo e mindfulness.

Inoltre, la dieta mediterranea, vegetariana, DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), nordica o le diete a basso contenuto di carboidrati si riconfermano associate a un miglioramento della salute metabolica, con o senza variazioni del peso corporeo.

 

Livello di evidenza 1A

Tra le conclusioni, gli esperti sottolineano l'acquisizione del più alto livello di evidenza scientifica (livello 1A) per la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico. "Questo è il primo documento della società scientifica che include questa forma di dieta chetogenica nel trattamento raccomandato per l'obesità. L'EASO, in collaborazione con l'EFAD, lo approva con il più alto livello di evidenza scientifica. Questo standard è stato raggiunto dopo una revisione sistematica di studi omogenei e di prima qualità" ha spiegato a Medscape Spagna Enric Sánchez, dietologo-nutrizionista dell'Ospedale Santa María di Lleida, Spagna, e coordinatore del gruppo di lavoro sulla dietoterapia della Sociedad Española de Obesidad (SEEDO).

Per Sánchez questo riconoscimento significa superare la stigmatizzazione a cui le diete chetogeniche sono state sottoposte in passato, soprattutto perché associate a un aumento del rischio cardiovascolare. “In pratica, significa che i dietologi nutrizionisti hanno un altro strumento per trattare le persone che convivono con l'obesità".

Condivide la stessa linea di pensiero Cristina Porca, ricercatrice e coordinatrice del gruppo di lavoro sulla dietoterapia della SEEDO che ha dichiarato a Medscape Spagna: ”Rispetto alle altre diete analizzate nella revisione, la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico fornisce una elemento importante. Infatti ha il vantaggio di provocare una significativa perdita di peso producendo al contempo un miglioramento di diversi marcatori di salute e comorbidità associati all'eccesso di peso, come ipertensione, dislipidemia, diabete di tipo 2 e steatosi epatica".

"Un altro aspetto da tenere presente è che la perdita di peso ottenuta con questo tipo di dieta rimane stabile fino a due anni, a condizione che le fasi di follow-up e di mantenimento siano eseguite correttamente" ha aggiunto Porca. Ha proseguito sottolineando l'importanza che queste diete chetogeniche siano ben concepite e strutturate, in quanto la chiave per ottenere benefici risiede sul livello di aderenza da parte del paziente.

"Le evidenze riportate suggeriscono che la dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico è un metodo efficace sia a breve che a medio termine. Per quanto riguarda il lungo termine, attualmente non esiste un trattamento efficace, nemmeno la chirurgia bariatrica lo è. È per questo motivo che i trattamenti farmacologici per l'obesità sono così necessari. Senza dimenticare che tutti i trattamenti possono sorapporsi fra di loro" ha detto Eric Sánchez.

Per gli esperti del SEEDO, un esempio di questo tipo di dieta è il Metodo Pronokal, basato inizialmente sull'assunzione di alimenti proteici che permettono di raggiungere uno stato controllato di chetosi. Infatti, gli effetti benefici attribuiti alla dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico si ottengono soprattutto durante le fasi chetogeniche. Secondo Porca e Sánchez, questo metodo presenterebbe l'ulteriore vantaggio di sfruttare un protocollo standardizzato e sempre sotto controllo medico combinando dieta, esercizio fisico e coaching.

 

Persone oltre il peso

Un'altra conclusione che emerge dall’articolo è che la terapia medico-nutrizionale per il sovrappeso e l'obesità dovrebbe sempre essere fornita da dietisti qualificati inseriti all'interno di un'équipe multidisciplinare. L’obiettivo non è solo ottenere un cambiamento di peso, ma anche migliorare la salute del paziente.

Gli specialisti vengono inoltre invitati a prendere in considerazione tutte le opzioni disponibili in Europa al fine di offrire interventi flessibili e il più possibile personalizzati. A questo proposito, gli autori raccomandano di evitare piani alimentari dettagliati e di restrizione calorica e di non cadere nell'approccio “dietetico": questo migliorerebbe la qualità di vita dei pazienti e l'autopercezione del proprio corpo.

"I fattori motivanti per la perdita di peso sono tanti quante sono le persone e il trattamento deve essere specifico per ogni caso e per ogni momento della vita. È durante il confronto con lo specialista che si scoprono le aspirazioni più importanti per il paziente: andare in bicicletta, portare a spasso il cane o salire le scale senza stancarsi, entrare in una certa taglia di vestiti o indossare un costume da bagno. Si tratta di dettagli fondamentali perché la qualità della vita delle persone affette da obesità è fortemente compromessa. Dobbiamo essere consapevoli che, a seconda del livello di obesità, molti non possono farsi la doccia o vestirsi da soli e non sono nemmeno in grado di scendere le scale per uscire di casa" ha spiegato Enric Sánchez.

Tuttavia, l'attuazione pratica di questo approccio personalizzato non è sempre facile, come ha commentato lo stesso Sánchez: "Il principale ostacolo che noi professionisti incontriamo è il tempo. Si hanno solo pochi minuti per cercare di conoscere il paziente e bisogna studiare tutte le sue abitudini, i suoi valori personali, i suoi gusti, i suoi hobby, le sue preferenze, i suoi legami sociali, i suoi obiettivi terapeutici. Insomma, raccogliere il maggior numero di informazioni possibili per poter agire alla radice del problema. Il buon senso suggerisce che conoscere una persona in 15 minuti è una missione impossibile. Per questo motivo, fino a poco tempo fa e ancora oggi, le diete generaliste vengono dispensate e somministrate a tutti i pazienti allo stesso modo. Per un po' di tempo i pazienti cercano di adattarsi a queste raccomandazioni, ma poi tornano alle loro abitudini quotidiane e abbandonano il trattamento. È fondamentale adattare l'approccio all'individuo, e non il contrario."

 

L'IMC e il pregiudizio sul peso

Tra i dati raccolti nella revisione dell'EASO/EFAD vi è la messa in discussione dell'indice di massa corporea (IMC) come misura "gold standard" dell'obesità. Secondo gli autori, sebbene sia ampiamente utilizzato negli studi di popolazione e di economia sanitaria, non è uno strumento accurato per identificare le complicazioni derivanti dall'eccesso di grasso, specifiche per ogni paziente.

Cristina Porca ha sottolineato che la necessità di integrare la misurazione dell’IMC con altri parametri sta diventando sempre più urgente. "Potremmo ormai dire che è una misura obsoleta, in quanto concentra la sua importanza sul peso. Si è visto, invece, che non è importante solo questo valore nella gestione dell’obesità, ma lo sono anche la composizione corporea e la funzionalità. Purtroppo, non tutti i centri dispongono delle attrezzature necessarie per determinare questi parametri, per cui sarebbe corretto parlare della necessità di strumenti complementari, oltre all’IMC, che forniscano informazioni aggiuntive".

Sempre per la ricercatrice, la misura più appropriata sarebbe la composizione corporea ottenuta attraverso la bioimpedenziometria, che permette di differenziare i compartimenti di grasso, massa muscolare, grasso viscerale, acqua, ecc. Altri parametri utili possono essere ricavati dall'angolo di fase, l'ecografia nutrizionale, la dinamometria, il test del passo, l'up and go e la circonferenza di vita e fianchi.

Direttamente collegato a questo vi è un aspetto fondamentale rimarcato anche dagli autori: l'importanza di valutare quello che viene chiamato "bias del peso" nella gestione dei pazienti con obesità. Come spiegano, questo bias si riferisce agli atteggiamenti e alle convinzioni negative che esistono tra alcuni professionisti sia nei confronti dell'eccesso di peso sia delle persone che vivono con l'obesità e che, come dimostrato dalla revisione, possono influenzare la qualità dell'assistenza medica.

Questo fattore è a sua volta associato allo stigma e alla discriminazione che le persone in sovrappeso e obese subiscono nel tempo e in diversi contesti, riducendo significativamente la loro qualità di vita e aumentando la mortalità e la morbilità. Il tutto, indipendentemente dall'indice di massa corporea.

Secondo l'EASO/EFAD per eliminare l'impatto di questo pregiudizio bisognerebbe rivolgere l'attenzione non solo alla perdita di peso ma anche al miglioramento della salute e del benessere del paziente, avendo chiaro che l'obiettivo del trattamento è quello di ottenere risultati positivi per la salute in senso più ampio.

"Se guardiamo solo al peso, sviluppiamo una percezione molto distorta. In questi interventi, ciò che ci interessa è concentrare il lavoro sui chilogrammi di grasso, in particolare sulla loro perdita e sul mantenimento della massa muscolare. In questo modo possiamo concentrarci sull’obiettivo giusto", ha affermato Cristina Porca.