Dare la paghetta ai propri figli influisce su comportamenti a rischio? Uno studio italiano suggerisce di sì
- Carlotta Jarach Micaela
- Uniflash
Recentemente è stato pubblicato uno studio [1] sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità (lavoro di cui chi scrive è co-autrice), che ha provato a rispondere all’annosa domanda se dare o non dare una paghetta ai propri figli. I risultati potrebbero essere di interesse per medici di base e pediatri che si trovano a dover supportare i genitori in alcune scelte, indirettamente legate alla salute dei ragazzi.
A oggi la letteratura scientifica non è unanime nel riconoscere o meno alla paghetta un fattore protettivo verso determinati comportamenti giovanili. Da un lato alcuni la difendono perché strumento di responsabilizzazione finanziaria, altri invece l’accusano dell’esatto opposto, ovvero di dare avvio a una dipendenza dai genitori in materia di denaro.
Nel contesto specifico della salute, sebbene le evidenze siano comunque limitate, è stato da molti riscontrato un ruolo negativo della paghetta, soprattutto per il fumo di sigaretta, l'abuso di sostanze e il gioco d’azzardo. Per questo, con il gruppo dell'Istituto Mario Negri di Milano e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, abbiamo voluto approfondire gli effetti di diversi schemi di paghetta su cinque comportamenti a rischio (fumo, consumo di alcolici, binge drinking, ovvero assunzione d’alcol smodata finalizzata all’ubriachezza, uso di droghe, gioco d’azzardo), valutando l’impatto dell’importo delle spese settimanali, della frequenza e dell’entità della fonte di denaro ricevuta. Proprio la distinzione della fonte di denaro (ottenuta tramite paghetta fissa oppure “al bisogno”) è ciò che differenzia il nostro studio dalla maggior parte delle ricerche precedenti sull’argomento.
I dati
Per i nostri scopi, abbiamo utilizzato i dati regionali lombardi dell’edizione 2018 dello studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), un'indagine transnazionale condotta su ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni in oltre 51 Paesi e regioni in Europa e Nord America in collaborazione con l'Ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Sono stati inclusi 989 studenti di circa 15 anni appartenenti a 67 classi lombarde che hanno fornito informazioni sulla disponibilità di denaro, i cui comportamenti a rischio sono stati valutati attraverso le seguenti 5 diverse domande: “Quanti giorni hai fumato almeno una sigaretta, se mai lo hai fatto, negli ultimi 30 giorni”, “Quanti giorni hai bevuto alcol, se mai lo hai fatto, negli ultimi 30 giorni”, “Negli ultimi 12 mesi ti è mai capitato di consumare 5 biccheri o più di bevande alcoliche, anche diverse, in un’unica occasione (una serata, una festa, da solo, eccetera)?”, “Hai mai fumato cannabis?”, e infine “In quante occasioni hai scommesso/giocato del denaro nella tua vita?”.
La disponibilità elevata si accompagna a uno stile di vita più rischioso
Gli adolescenti che spendevano più di 10 euro a settimana erano più frequentemente fumatori (rispetto a chi spendeva meno di 10 euro, l’Odds Ratio (OR) è risultato 1,60; con un intervallo di confidenza (IC) al 95%: 1,07- 2,37 per coloro che spendevano tra i 10-20 euro, mentre OR=1,66; 95% IC: 1,14-2,41 per chi spendeva più di 20 euro a settimana).
Coloro che ricevevano paghette erano più spesso fumatori (OR=1,69; 95% IC: 1,25-2,27), mentre non è stata osservata alcuna relazione significativa con la ricezione di denaro solo su richiesta. Inoltre, gli adolescenti che ricevevano meno di 10 euro su richiesta a settimana avevano una minore probabilità di fumare, di fare binge drinking, e di giocare d'azzardo. Rispetto a meno di 10 euro (indipendentemente dalla fonte), chi aveva a disposizione più di 20 euro settimanali era significativamente più a rischio per binge drinking e gioco d’azzardo (rispettivamente OR=1,44; 95% IC: 1,04-1,99, e OR=1,43; 95% IC: 1,02-2,02).
Inoltre, coloro che ricevevano la paghetta avevano maggiori probabilità di adottare almeno quattro comportamenti a rischio su cinque (OR=1,48; 95% IC: 1,05-2,10), mentre non è stata trovata una relazione significativa per coloro che ricevevano denaro solo su richiesta. Infine, gli adolescenti che ricevevano meno di 10 euro su richiesta avevano meno probabilità di adottare quattro comportamenti a rischio (OR=0,49; 95% IC: 0,28-0,83).
Massimale settimanale
I nostri risultati mostrano non solo che la paghetta sembra avere un impatto negativo, ma che in particolare la cifra di 10 euro sembra rappresentare la soglia settimanale oltre la quale si registra tale effetto negativo. Per interpretare questo risultato abbiamo formulato diverse ipotesi. In primo luogo, la richiesta di denaro spesso implica la necessità di chiarire le ragioni alla base di tale richiesta; questo potrebbe spingere i figli a sentirsi più propensi a rispettare l'impegno preso con i genitori e perseguire la richiesta originaria.
In secondo luogo, possiamo ipotizzare che l'assenza di una regolare erogazione di denaro possa indurre gli adolescenti a sentire una maggiore responsabilità nei confronti del denaro richiesto, sentito non come un diritto ma come un modo di far parte della gestione e dell'equilibrio familiare. Altre strategie (come assegnare denaro in base alle faccende domestiche) consentono di avviare discussioni e negoziazioni, fondamentali nel processo di educazione finanziaria, discussioni che l’ottenimento della paghetta non richiede.
Il nostro studio non è scevro da limitazioni, poiché basato su dati sezionali (non è perciò possibile stabilire nessi causali) e autodichiarati dagli adolescenti (perciò possono essersi verificati errori di dichiarazione dei comportamenti a rischio o dei soldi davvero in possesso). Inoltre, i dati sono stati raccolti su un campione relativamente limitato, e pertanto bisogna essere cauti nel generalizzarne i risultati.
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