Dalla Polonia a Milano per correggere una scoliosi ritenuta inoperabile

  • Univadis
  • Attualità mediche
L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano L'accesso ai contenuti di questo sito è riservato agli operatori del settore sanitario italiano

Milano, 30 mar. (Adnkronos Salute) - Dalla Polonia a Milano per correggere una scoliosi definita inoperabile, trascurata al punto da piegare di quasi 130 gradi la colonna vertebrale, con il rischio di gravi problemi respiratori. Michal, 17 anni, ha potuto sottoporsi a un intervento considerato impossibile grazie ai chirurghi dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano, che hanno raccolto il suo appello operandolo con successo. Un primo intervento durato 11 ore, al quale ne dovrà seguire un altro per 'raddrizzare' definitivamente la schiena del giovane.

All'età di 13 anni - ricostruiscono da Gruppo San Donato a cui fa capo il Galeazzi-Sant'Ambrogio - Michal aveva ricevuto la diagnosi di scoliosi e l'indicazione al trattamento, prima con busto e poi con un intervento di artrodesi vertebrale che permette la correzione della deformità, sacrificando parte della mobilità della colonna. Aveva però deciso di non sottoporsi alle cure proposte, nella speranza di arrestare la progressione della deformità mantenendo integra la mobilità della colonna. Una speranza purtroppo vana, perché continuando a trattare la scoliosi con esercizi, il risultato finale è stata la progressione della curva fino a una deformità molto grave: 128 gradi, quando in generale la chirurgia viene proposta per curve sopra i 50-60 gradi e si ritengono gravi le scoliosi sopra gli 80. A questo punto il ragazzo, alla ricerca di un'opzione di trattamento che preservasse la mobilità della colonna, si è rivolto a diversi specialisti internazionali che hanno però ritenuto impossibile un intervento di questo tipo, tecnicamente già molto complesso con curve sotto gli 80 gradi.

Ha accettato invece la sfida Pedro Berjano, responsabile dell'Unità operativa GSpine4 del Galeazzi-Sant'Ambrogio. "Il paziente - racconta - è giunto in ospedale con un quadro di dolore dorsale e lombare frequente, oltre a un'evidente sofferenza emotiva. Presentava un tronco visibilmente deforme, con un gibbo molto evidente sotto la scapola. Oltre alle difficoltà psicologiche e relazionali, la sua condizione faceva presagire un incremento progressivo della curva anche nell'età adulta e la deformità della colonna avrebbe avuto un impatto sempre maggiore sulla cassa toracica, provocando una sofferenza degli organi interni. L'intervento era quindi assolutamente necessario per ridurre la curva, arrestandone la progressione, e permettere al ragazzo di avere un futuro più sereno".

Per l'intervento - descrive una nota - Berjano ha sfruttato l'approccio anteriore alla colonna eseguendo una mini-toracotomia. Attraverso la piccola incisione, effettuata sul fianco, si è raggiunta la colonna vertebrale senza la necessità di tagliare e lesionare la muscolatura che la sostiene. Quindi sono stati posizionati due ancoraggi con viti di titanio per ogni singola vertebra, nella parte della curva interessata dalla deformità. Gli ancoraggi sono stati poi collegati da corde flessibili in poliestere, che permettono di conservare la mobilità del rachide a differenza delle più utilizzate barre di titanio. La tensione opportunamente dosata delle corde, collocate nella convessità della curva, fa sì che le vertebre si avvicinino apportando così la correzione.

"Nel caso di Michal - riferisce il chirurgo - ho applicato la tecnica Mp-Asc (Motion-Preservation Anterior Scoliosis Correction) che si utilizza in soggetti che, desiderando mantenere la mobilità della colonna, hanno già raggiunto una maturità scheletrica oppure presentano curve sopra i 70 gradi. In situazioni così complesse è necessario utilizzare due ancoraggi per ogni vertebra, con due o quattro corde, per imprimere una forza di correzione maggiore. Talvolta si procede anche con un 'release', ovvero si rilascia il legamento che mantiene contratta la colonna nella posizione deformata, per ottenere una maggiore flessibilità e quindi un risultato migliore. Il mio paziente ha ottenuto una significativa riduzione della scoliosi dai 128 ai 70 gradi. In casi così gravi, la tecnica Mp-Asc prevede un secondo tempo chirurgico, dopo qualche mese, di ritensionamento e ulteriore correzione della deformità per ottenere il risultato finale".

Il Galeazzi-Sant'Ambrogio è pioniere in Europa per complessità dei casi trattati, sia con tecniche tradizionali di artrodesi sia con questa moderna tecnica di preservazione della mobilità, evidenziano dall'istituto milanese. "Ho avuto la fortuna di imparare dall'ideatore della tecnica, il dottor Darryl Antonacci, negli Usa e successivamente l'abbiamo introdotta all'Irccs Galeazzi-Sant'Ambrogio nel gennaio del 2019. Da allora trattiamo regolarmente casi selezionati. E' una procedura efficace nella correzione di deformità anche importanti - conclude Berjano - che trova la sua indicazione in pazienti che non desiderano ridurre la mobilità della colonna o nei quali tale riduzione di mobilità avrebbe ricadute funzionali negative".