Curare la cataratta riduce il rischio di demenza
- Elena Riboldi — Agenzia Zoe
- Notizie dalla letteratura
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- L’intervento di asportazione della cataratta riduce di circa il 30% il rischio di demenza negli anziani.
- L’intervento chirurgico per il glaucoma, che non influenza la visione, non modifica tale rischio.
Gli anziani, specialmente se a rischio di demenza, non dovrebbero sottovalutare il problema della cataratta. A suggerirlo è uno studio della Washington University School of Medicine che ha esaminato il rischio di declino delle facoltà mentali di oltre 3.000 anziani sottoposti a chirurgia oftalmica per cataratta o glaucoma: il primo tipo di intervento, ma non il secondo, si associava infatti a una riduzione significativa del rischio. I possibili meccanismi includono il tipo di vita che l’anziano riesce a condurre grazie alle proprie capacità visive, ma anche l’abilità di captare la luce blu.
“La maggior parte degli anziani che sono a rischio di demenza soffre di cataratta – spiegano gli autori dello studio nell’articolo pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine – Tuttavia ci sono dati contrastanti riguardo all’associazione tra eliminazione della cataratta e deterioramento cognitivo o demenza”. Ipotizzando che la menomazione sensoriale causata dalla cataratta possa avere un ruolo nell’insorgenza della demenza, i ricercatori hanno analizzato i dati dello studio ACT (Adult Changes in Thought), uno studio di coorte avviato nel 1994-1996 che sta monitorando l’insorgenza di demenza tra coloro che hanno stipulato una polizza di assistenza medico-finanziaria con Kaiser Permanente Washinton. Usando alcuni modelli statistici i ricercatori hanno quindi confrontato il rischio di demenza di coloro che erano stati sottoposti a intervento chirurgico per curare la cataratta o il glaucoma.
Circa il 60% dei 3.038 soggetti con cataratta inclusi nell’analisi era di sesso femminile; l’età media alla diagnosi era di 74 anni. Secondo quanto risulta da un follow-up complessivo di oltre 23.500 anni-persona, chi si era sottoposto all’intervento aveva un rischio di demenza significativamente più basso rispetto a chi non lo aveva fatto (HR 0,71 [95%CI 0,62-0,83]; P<0,001). Tale analisi ha tenuto in considerazione il livello di istruzione e la storia di tabagismo, inoltre i pazienti sono stati stratificati in base al genotipo dell’apolipoproteina E, al sesso e all’età alla diagnosi. Risultati simili sono stati ottenuti con altri modelli che hanno corretto l’analisi per numerosi fattori confondenti. A differenza di quanto osservato per l’intervento di cataratta, l’intervento chirurgico per il glaucoma non modificava il rischio di demenza (HR 1,08 [0,75-1,56]; P=0,68).
“Sono numerosi i meccanismi che possiamo ipotizzare come responsabili dell’associazione tra l’eliminazione della cataratta e il rischio di demenza – commentano gli autori – Il deficit visivo può portare a difficoltà psicosociali, a un allontanamento dalle interazioni sociali e alla riduzione dell’attività o dell’esercizio, tutti fattori associati con il declino cognitivo. Il danno visivo dipendente dalla cataratta può diminuire l’input neuronale, potenzialmente accelerando la neurodegenerazione o amplificando gli effetti della neurodegenerazione per atrofia corticale”. Un ulteriore elemento da considerare è la quantità e la qualità della luce che colpisce la retina. “Le cellule gangliari della retina intrinsecamente fotosensibili (intrinsically photosensitive retinal ganglion cells, ipRGC), particolarmente sensibili alla luce ad onde corte (blu), sono state messe in relazione con le funzioni cognitive, il ritmo circadiano e la malattia di Alzheimer – proseguono – La colorazione giallastra della cataratta senile blocca la luce blu. Perciò un altro meccanismo potenziale per cui l’eliminazione della cataratta si associa col rischio di demenza è la promozione della stimolazione delle ipRGC da parte della luce blu”. Qualunque sia il meccanismo, eliminare la cataratta, riducendo il rischio di demenza, potrebbe avere un effetto importante sulla qualità della vita dell’anziano e su quella della sua famiglia.
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