Covid in gravidanza 10-15% in forme gravi, al Gemelli giornata vaccino
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Roma, 25 ott. (Adnkronos Salute) - "Vaccinarsi in gravidanza ha un doppio scopo: non ammalarsi di Covid, che nel 10-15% dei casi può dar luogo a forme gravi tali da richiedere il ricovero della donna in terapia intensiva", ed "evitare che questa infezione possa impattare sulla salute del nascituro" perché "il Covid, come anche altre infezioni virali, può impattare sulla salute del bambino determinando ad esempio un'anemizzazione acuta o un arresto della crescita". Lo ha spiegato Antonio Lanzone, direttore Uoc di Ostetricia e Patologia ostetrica Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs di Roma, dove oggi si è svolta l'iniziativa 'Nascere protetti' dedicata alla vaccinazione anti Sars-CoV-2 delle donne incinte.
Il ministero della Salute, d'accordo con l'Istituto superiore di sanità, da fine settembre ha dato 'semaforo verde' alla vaccinazione anti-Covid in gravidanza e durante l'allattamento, ma le donne in attesa sono spesso piene di dubbi, non tanto per la loro salute, quanto per quella del nascituro. "Le remore delle gravide nei confronti del vaccino - ha sottolineato Lanzone - non hanno nulla a che vedere con le istanze 'no-vax'. Queste donne temono per la salute del proprio bambino e assimilano la vaccinazione a qualsiasi intervento esterno, come la somministrazione di un farmaco o un esame invasivo. E' il motivo per cui nasce questo incontro: dare loro tutte le spiegazioni del caso e rassicurarle completamente".
"Il vaccino anti-Covid effettuato sulla mamma che aspetta un bambino - ha ribadito Gianni Vento, direttore Uoc Neonatologia del Gemelli - è sicuro sia per la mamma che per il feto e il neonato. Il vaccino induce la produzione di anticorpi che attraversano la placenta e raggiungono il feto, rendendolo più protetto dall'infezione. Gli anticorpi prodotti dalla mamma vaccinata - ha spiegato il neonatologo - arriveranno poi al neonato anche attraverso il latte materno. Non c'è alcun rischio né per il feto né per il neonato. La mamma, grazie alla vaccinazione, protegge dunque il bambino sia quando è ancora in utero, sia subito dopo la nascita, attraverso l'allattamento".
"La vaccinazione Covid nelle donne in gravidanza - ha evidenziato Roberto Ieraci, medico vaccinologo e consulente strategie vaccinali Regione Lazio - è fortemente raccomandata perché queste donne sono a rischio di complicanze gravi da Covid-19. Tutti i dati disponibili finora indicano invece chiaramente che il vaccino è sicuro, che protegge la donna e indirettamente anche il nascituro".
Durante l'evento 'Nascere protetti' Patrizia Laurenti, direttore Uoc Igiene ospedaliera del Policlinico, ha raccontato la sua esperienza al centro vaccinale Covid-19. "Quando abbiamo iniziato a fare i vaccini anti-Covid - ha ricordato - la gravidanza era considerata come una controindicazione alla vaccinazione, ma in seguito si è visto che la vaccinazione protegge la gravida e il bambino dalle complicanze dell'infezione. Gli studi pubblicati hanno evidenziato che le complicanze dell'infezione naturale nelle gravide sono molto più pesanti rispetto ai rischi della vaccinazione. Una gravida che contragga il Covid rischia infatti di andare in terapia intensiva. Le evidenze scientifiche che si sono consolidate in questi mesi ci mettono in condizioni di maggior sicurezza nell'offrire la vaccinazione anche a categorie di persone alle quali all’inizio era sconsigliata per prudenza".
"Le indicazioni date dal nostro ministero della Salute - ha ricordato Laurenti - prevedono che ci si possa vaccinare a partire dalla 12esima settimana di gravidanza, quindi dall'inizio del quarto mese in poi. Ma se una donna dovesse fare il vaccino e in un secondo momento scoprire di essere in gravidanza, non deve entrare nel panico: l'unica raccomandazione è di fare la seconda dose non dopo 21 giorni, ma all'inizio del quarto mese".
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