COVID-19 – Rischio di miocardite: vaccini e infezione a confronto


  • Alessia De Chiara
  • Sintesi della letteratura
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Messaggi chiave

  • Il rischio di miocardite nel mese dopo l’infezione da SARS-CoV-2 aumenta di 11 volte nelle persone senza alcuna dose di vaccino, ma si dimezza in quelle vaccinate.
  • Esiste un rischio in seguito alla vaccinazione contro il COVID-19 sebbene molto più basso, tranne che nel caso della seconda dose del vaccino sviluppato da Moderna.
  • Il rischio associato al vaccino è maggiore negli uomini con meno di 40 anni.

Secondo uno studio pubblicato su Circulation, il rischio di decesso o ricovero in ospedale per miocardite cresce nel mese successivo alla vaccinazione COVID-19, ma nel caso dei vaccini di AstraZeneca e Pfizer è molto più basso rispetto a quello osservato dopo l’infezione da SARS-CoV-2. Dopo un test positivo, infatti, il rischio aumenta notevolmente sia nelle persone non vaccinate sia, seppur in misura minore, in quelle che hanno fatto un vaccino. Situazione diversa per il vaccino di Moderna: dopo la seconda dose, il rischio di miocardite è simile a quello che si ha quando si contrae il virus. 

Lo studio ha incluso quasi 43 milioni di persone di almeno 13 anni in Inghilterra che tra dicembre 2020 e dicembre 2021 avevano ricevuto almeno una dose di vaccino a vettore virale ChAdOx1 (AstraZeneca) o a mRNA (BMT162b2 della Pfizer o mRNA-1273 di Moderna). Oltre 21 milioni avevano fatto anche la terza dose. Gli autori hanno estrapolato i dati dal database nazionale sulle vaccinazioni COVID-19 per poi collegarli a quelli di mortalità, ricoveri in ospedale e infezioni da SARS-CoV-2.

Quasi 6 milioni di partecipanti (circa il 14%) con almeno una dose di vaccino erano risultati positivi al virus, metà dei quali prima della vaccinazione. Nel complesso, sono morte o sono state ricoverate per miocardite 2.861 persone (0,007%), di cui 617 (0,001%; la maggior parte ricoverate) tra il primo e il 28esimo giorno dopo il vaccino.

Il rischio di miocardite aumenta nei giorni da 1 a 28 dopo la prima dose di Astra Zeneca (HR 1,33) e dopo ognuna delle tre dosi del vaccino Pfizer (HR 1,52, 1,57 e 1,72), ma resta più basso di quello osservato a seguito di un test positivo per il SARS-CoV2. In questo caso il rischio è più alto di 11 volte (IRR 11,14), ma si dimezza nelle persone che hanno fatto un qualsiasi vaccino (IRR 5,97). Un calo che per gli autori suggerisce che la vaccinazione possa offrire una sorta di protezione dalle conseguenze cardiovascolari del virus. Si è poi visto che dopo la seconda dose del vaccino Moderna, il rischio di miocardite è simile a quello riscontrato a seguito dell’infezione. Il rischio persiste anche dopo la dose di richiamo, sebbene si abbassi di molto (IRR 2,64). Da notare però che le persone che hanno fatto questo vaccino sono poche rispetto a quelle che hanno ricevuto le altre due tipologie, e anche più giovani.

Alcune delle diverse analisi effettuate mostrano che il rischio aumenta in entrambi i sessi dopo la seconda dose del vaccino di Moderna, ma l’associazione è più forte tra i maschi con meno di 40 anni. Il numero di miocarditi in eccesso per milione di persone dopo una seconda dose è simile a quello ritrovato dopo un test positivo nelle donne con meno di 40 anni, mentre negli uomini è molto più alto (97 e 16).

“I nostri risultati forniranno informazioni per le raccomandazioni sul tipo di vaccino offerto ai giovani e aiuteranno a plasmare la policy di sanità pubblica per i booster, consentendo, quando si considera il beneficio netto della vaccinazione, una discussione informata sul rischio di miocardite associata al vaccino” scrivono gli autori.