COVID-19 – Quanto rischiano gli ipertesi?
- Alessia De Chiara
- Notizie dalla letteratura
Messaggi chiave
- Le persone con ipertensione hanno un rischio più alto di COVID-19 grave.
- Tra quelle trattate con antiipertensivi, il rischio aumenta con alcuni livelli di pressione sistolica.
- Il tipo di farmaco antiipertensivo non influenza il rischio.
Secondo uno studio pubblicato su Plos One, l’ipertensione è un importante fattore di rischio per COVID-19. I risultati suggeriscono come l’associazione tra ipertensione e malattia si amplifichi negli ipertesi in trattamento nei quali la pressione sistolica non è sotto controllo.
“L’ipertensione sembra essere una delle comorbilità più comuni nei pazienti con COVID-19, sebbene non sia chiaro se le persone ipertese abbiano, in confronto a quelle non ipertese, un rischio più alto di COVID-19 grave” esordiscono i ricercatori. Studi precedenti non hanno tenuto conto di fattori confondenti (quali età, etnia e stato socioeconomico) perditori sia di ipertensione che di grave COVID-19. Inoltre, non è chiaro se tra gli ipertesi, il rischio vari in base ai livelli di pressione sistolica o alla tipologia di farmaci antiipertensivi.
Allo scopo di far luce sulla questione, un gruppo coordinato da ricercatori dell’Università di Cambridge (Regno Unito) ha fatto ricorso ai dati dell’UK Biobank e alle cartelle cliniche correlate, coinvolgendo un totale di 16.134 persone di età media di circa 65 anni risultate positive al SARS-CoV-2, di cui il 40% presentava ipertensione e il 22% aveva sviluppato una forma grave di COVID-19 (il 30% era deceduta).
In un’analisi aggiustata per divere variabili confondenti (tra cui etnia e indice di massa corporea) è emerso che l’ipertensione, rispetto a una pressione nella norma, si associava a probabilità più alte del 22% di COVID-19 grave (OR 1,22). L’associazione si attenuava di poco (OR 1,15) dopo aver aggiustato per possibili mediatori dell’effetto, quali comorbilità cardiovascolari e ictus.
Nei partecipanti che assumevano antiipertensivi è stata osservata una relazione dose-risposta (J-shaped) tra i livelli di pressione sistolica e il rischio di malattia grave: rispetto a una pressione di 120-129 mm Hg (valore di riferimento), una di 150-159 mm Hg si associava a un rischio più alto del 91%; fino a quando non superava i 150-159 mm Hg non c’era prova di rischio più alto. Da notare che quando inferiore a 120 mm Hg, la pressione sistolica si associava a un rischio più alto del 40%. Infine, non c’era associazione tra gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina e i bloccanti del recettore dell’angiotensina II con un rischio alterato di COVID-19 grave.
“Anche se il tasso di mortalità dovuto al COVID-19 si è estremamente ridotto nell’ultimo anno grazie a mutazioni, vaccinazioni e trattamenti efficaci, questo studio evidenzia l’importanza dell’ipertensione come fattore di rischio per COVID-19, aumentando potenzialmente la suscettibilità al SARS-CoV-2 via RAAS (sistema renina-angiotensina-aldosterone)” affermano i ricercatori, per i quali bisognerebbe studiare i meccanismi che portano l’ipertensione a essere un fattore di rischio per COVID-19 in caso arrivino varianti nuove e più serie o altri virus.
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