COVID-19 – Budesonide: una terapia efficace e a portata di mano


  • Cristina Ferrario — Agenzia Zoe
  • Sintesi della letteratura
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  • In pazienti con COVID-19 a rischio elevato di complicanze ma non ricoverati in ospedale, il trattamento con budesonide inalatorio porta a una riduzione dei tempi di recupero.
  • Il trattamento potrebbe inoltre ridurre i ricoveri in ospedale e i decessi.

Il corticosteroide budesonide somministrato per via inalatoria rappresenta una strategia efficace, economica e subito disponibile per ridurre il peso della pandemia a livello del singolo paziente e dei sistemi sanitari. Sono queste in estrema sintesi le conclusioni di uno studio multicentrico, in aperto e randomizzato recentemente pubblicato su Lancet dai ricercatori del PRINCIPLE Trial Collaborative Group, nel quale è stata valutata l’efficacia di questa terapia in pazienti a rischio di complicanze e non ricoverati in ospedale.

“Abbiamo un grande bisogno di terapie efficaci e sicure contro il COVID-19, da utilizzare a livello di comunitario soprattutto per pazienti anziani e per quelli con comorbilità che hanno un maggior rischio di ricovero in ospedale e decesso” esordiscono gli autori, ricordando che in base ai dati di studi precedenti e a osservazioni emerse nel corso della pandemia, il trattamento con budesonide inalatorio potrebbe rappresentare una strategia vincente, ma mancano dati certi sul tema.

Da qui lo studio PRINCIPLE nel quale i partecipanti, pazienti di età uguale o superiore a 65 anni oppure di età uguale o superiore a 50 anni con comorbilità, sono stati suddivisi in tre gruppi: cure standard (n=1069), cure standard più budesonide (800 μg due volte al giorno per 14 giorni; n=787) o cure standard più altri interventi (n=974).

Gli endpoint co-primari erano il tempo alla ripresa (riferita dagli stessi pazienti) e il ricovero in ospedale o decesso legati a COVID-19 entro 28 giorni. “Abbiamo scelto l’endpoint del tempo alla ripresa perché è quello i pazienti e anche quello meglio valutabile attraverso la valutazione diretta del paziente” spiegano gli autori.

Le analisi hanno mostrato in effetti che i pazienti trattati con budesonide hanno ridotto di circa 3 giorni i tempi di recupero, con un maggior senso di benessere durante il recupero stesso.

Per quanto riguarda il ricovero in ospedale e il decesso, è stata osservata una tendenza verso un beneficio legato al trattamento con budesonide, ma non sono state raggiunte le soglie di superiorità prefissate. “Questo potrebbe essere legato alla diminuzione drastica di ricoveri e decessi registrata grazie all’introduzione della vaccinazione” precisano i ricercatori.

Servono ulteriori studi per stabilire l’impatto del trattamento con questo farmaco sulla patofisiologia del COVID-19, l’efficacia di altri corticosteroidi, l’effetto sul cosiddetto long COVID e anche l’efficacia nelle persone vaccinate.

“Budesonide dovrebbe essere preso in considerazione per il trattamento di questi pazienti a maggior rischio di esiti gravi: è efficace, sicuro, poco costoso, disponibile nella maggior parte dei contesti sanitari e incluso nella lista dei famaci essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità” concludono i ricercatori.