COVID-19: aggiornamento della settimana 7-6

  • Roberta Villa — Agenzia Zoe
  • Notizie dalla letteratura
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  • Continua la discesa dell’incidenza, sia a livello di media nazionale, sia in tutte le Regioni e Province autonome, che ormai sono quasi tutte sotto la soglia di 50 nuovi casi settimanali per 100.000 abitanti. Questa soglia è importante perché definisce per convenzione il livello di circolazione del virus che consente un tracciamento sistematico, con identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Cala però molto anche il numero dei tamponi, con una quota minima di sequenziamenti. L’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici è a 0,68 contro lo 0,72 di settimana scorsa, ormai stabilmente sotto il valore di 1, a livello nazionale e regionale, ma occorre mantenere un attento monitoraggio per seguire l’andamento della variante B.1.1.7, ormai prevalente, e di eventuali altre in arrivo.
  • Anche il carico sui servizi sanitari è ormai ovunque sotto la soglia critica in tutte le Regioni e Province autonome e la stima dell’indice di trasmissibilità Rt medio.
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  • Per questo il ministro Speranza ha aggiunto Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto alle tre regioni che già dalla scorsa settimana erano state dichiarate in zona bianca  (Friuli-Venezia Giulia, Molise e Sardegna), mentre il resto del Paese resta per ora in zona gialla (Ministero della Salute).
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  • Il bollettino di ieri segnala un ulteriore, importante calo, nel numero di persone ancora ricoverate in ospedale per Covid-19, scese in totale di quasi 2.000 unità rispetto alla scorsa settimana, con centinaia in meno in terapia intensiva. Prova ne è che i reparti Covid stanno chiudendo in tutta Italia (Ministero della Salute).
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  • Ha ormai preso un ritmo sostenuto la campagna vaccinale, che, anche grazie all’autorizzazione di AIFA per il vaccino Pfizer oltre i 12 anni di età, dal 3 giugno si estesa anche agli adolescenti. Al 6 giugno sono stati somministrati in tutto in Italia quasi 38 milioni di dosi con il 24% circa della popolazione oltre i 12 anni completamente vaccinata. Speriamo che l’entusiasmo con cui i giovani hanno risposto all’invito sia d’esempio per sessanta e settantenni che sembrano restii alla vaccinazione, nonostante il rischio di complicazioni gravi in caso di infezione (Lab24 Il sole 24 ore).
  • I ragazzi hanno sofferto molto dell’isolamento dovuto alla pandemia: uno studio islandese ha raccolto quasi 60.000 questionari indirizzati a ragazzi tra i 13 e i 18 anni compilati nel 2016, nel 2018 e nell’ottobre 2020, in piena pandemia. I dati relativi a quest’ultima rilevazione mostravano un netto aumento dei livelli di depressione e di riduzione di quelli di benessere rispetto ai coetanei delle indagini precedenti, soprattutto tra le ragazze. Senza nessuna differenza di genere, invece, durante la pandemia, si è più che dimezzato tra i 15-18enni il consumo di sigarette, dispositivi di fumo elettronici e intossicazioni da alcol, unico effetto positivo dovuto al confinamento (Thorisdottir 2021)
  • Prende corpo intanto il sospetto di un possibile collegamento causale tra la vaccinazione con il prodotto di Pfizer-BioNtech e alcune miocarditi nei giovani maschi, segnalate da diverse settimane soprattutto in Israele. Anche i CDC di Atlanta stanno esaminando i dati, mentre per l’Europa, che ha cominciato da poco a vaccinare i più giovani, è troppo presto per avere informazioni di un qualche significato. La prima valutazione del centro USA riporta solo che queste segnalazioni riguardano più spesso maschi giovani, entro 4 giorni dalla seconda dose di un vaccino a mRNA. Si tratta in genere di forme molto lievi, che passano con antinfiammatori, e solo raramente hanno richiesto corticosteroidi. L’incidenza osservata nei giovani israeliani, decisamente superiore ai valori attesi, potrebbe però essere dovuta anche alle riaperture, che hanno esposto un gran numero di persone ai comuni virus responsabili di queste forme infiammatorie. Il rapporto di causa ed effetto resta quindi da dimostrare, ma la segnalazione chiede ai medici attenzione per eventuali anomali dolori al petto in queste categorie di persone dopo la vaccinazione. Nella valutazione rischio-beneficio occorre comunque tenere conto anche dei possibili danni cardiaci prodotti al cuore da Covid-19 nella sua fase acuta e delle sue sequele a lungo termine, che sembrano comuni anche tra i giovani (CDC, Vogel 2021).
  • Uno studio italiano condotto all’Ospedale lombardo di Magenta ha verificato che il rischio di reinfezione è molto basso almeno per un anno nella popolazione generale. Durante il follow-up di oltre 1.500 pazienti risultati positivi alla PCR nel corso della prima ondata, sono state confermate solo 5 reinfezioni, che in un solo caso ha condotto il paziente in ospedale. Gli autori precisano che questi risultati, compatibili con quelli ottenuti nelle persone vaccinate, non tengono però conto dell’effetto di nuove varianti, che si sono diffuse dopo la fine dello studio. (Vitale 2021)
  • Per facilitare la comunicazione ed evitare le conseguenze stigmatizzanti di una denominazione che fa riferimento all’origine di ciascuna variante, l’Organizzazione mondiale della sanità ha intanto ribattezzato le principali con le prime lettere dell’alfabeto greco: alfa è l’”inglese”, beta la “sudafricana”, gamma la “brasiliana” e delta la variante B.1.617.2 (detta “indiana”) che ormai è divenuta dominante nel Regno Unito, soprattutto grazie a una nuova importante circolazione attraverso le scuole (PHE, Torjesen 2021).
  • Tutte queste varianti, esclusa la recente delta, sembrano essere pienamente neutralizzate, negli animali da esperimento, dalla somministrazione intranasale di un anticorpo IgM ingegnerizzato a partire dalle IgG anti SARS-Cov-2, rispetto alle quali è oltre 230 volte più potente. Si tratta di un lavoro sperimentale, ma che potrebbe portare a un nuovo approccio profilattico e terapeutico in grado di ridurre il rischio che si sviluppino resistenze (Ku 2021).