COVID-19: aggiornamento della settimana 29-11

  • Roberta Villa — Agenzia Zoe
  • Notizie dalla letteratura
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  • Domina il dibattito su covid-19 la segnalazione, ormai in diverse parti del mondo, della variante B.1.1.529 isolata per la prima volta il 9 novembre in Sudafrica. L’Organizzazione mondiale della sanità l’ha denominata “omicron”, riconoscendola direttamente come “variant of concern” (VOC), senza passare dalla fase “variant of interest” (VOI), con cui sono state in prima battuta etichettate altre varianti che hanno poi soppiantato le precedenti (OMS).
  • Le notizie di cui possiamo per ora disporre ci dicono che l’allarme è scattato per un’impennata epidemica nella provincia sudafricana di Gauteng, con la concomitante diffusione di una variante diventata in pochi giorni prevalente in quella zona, caratterizzata da un alto numero di mutazioni, alcune delle quali già associate in passato a maggiore contagiosità e capacità di evasione dall’immunità indotta da vaccini o precedenti infezioni.
  • I casi finora identificati, molti dei quali in soggetti vaccinati o immuni per precedenti infezioni da SARS-CoV-2, sembrano essere lievi, o addirittura asintomatici, ma il numero e la bassa età media delle persone colpite è per ora insufficiente a fare previsioni sulle caratteristiche cliniche della malattia indotta da questa variante, che potrebbe essere più o meno grave di quella finora descritta.
  • Immediatamente sono scattati blocchi ai voli e continuano ad aggiungersi nuovi provvedimenti e restrizioni di altro tipo, diversi da Paese a Paese, mentre le autorità sudafricane protestano che la loro capacità di sequenziamento e la trasparenza della comunicazione sia punita invece che premiata, soprattutto con l’isolamento internazionale, che l’OMS ha sempre controindicato.
  • Mentre in Italia si segnalano i primi casi dovuti a questa variante, continua però l’avanzata della delta, che resta dominante, con numeri in crescita in tutte le Regioni. Il Friuli Venezia Giulia da oggi torna quindi in zona gialla, mentre per questa settimana la provincia autonoma di Bolzano, con indicatori sui valori di soglia, resta bianca (Ministero della salute).
  • Nella scorsa settimana è stata infatti sfondata in Italia la soglia di 100 nuovi casi su 100.000 abitanti, arrivando a 112, con una circolazione del virus che non era a questo livello dalla scorsa primavera. L’Rt è costante, ma aumenta ancora la percentuale di occupazione dei letti di terapia intensiva (dal 5,3 al 6,2%) e dei reparti ordinari (dal 6,9 all’8%). In risposta a questa situazione è entrato in vigore un nuovo decreto che estende l’obbligo vaccinale a insegnanti, esercito e forze dell'ordine. Consente inoltre l’accesso a sale giochi, cinema, teatri, ristoranti e spogliatori delle palestre soltanto i vaccinati e i guariti, a cui sarà conferito un “green pass rinforzato”, la cui validità è portata da 12 a nove mesi. Per lavorare, fare la spesa, usare i mezzi pubblici basterà invece anche un Green pass ottenuto col tampone. (Ministero della Salute).
  • L’impennata di questa settimana nel numero di dosi somministrate (quasi il doppio rispetto all’inizio del mese) è dovuta prevalentemente all’estensione dei richiami, con cui si è raggiunto oltre il 40% dei cittadini che hanno concluso il ciclo vaccinale da almeno 5 mesi (Ministero della Salute).
  • La necessità di un’ulteriore dose è stata confermata anche da un nuovo studio proveniente da Israele, che ha riguardato oltre 80.000 persone tenute sotto controllo con test molecolari per alcuni mesi dopo la conclusione della vaccinazione con Pfizer. Il monitoraggio ha confermato un aumento del rischio al trascorrere del tempo dalla seconda dose, con una leggera flessione di efficacia che inizia già dopo due mesi (Israel 2021).
  • Forse grazie alla spinta dei provvedimenti presi dal governo, si registra però anche un incremento significativo delle prime dosi giornaliere, tornate oltre le 20.000 al giorno come un mese fa, con una crescita del 40% rispetto alla scorsa settimana (Lab24- Il Sole 24 ore). A oggi è vaccinato quasi l’85% degli over 12, mentre sommando chi ha ricevuto almeno una dose e ha superato la malattia da meno di 6 mesi possiamo affermare che in questa fascia di età 9 persone su dieci hanno una qualche protezione, almeno parziale (Ministero della salute).
  • Dopo FDA, nei giorni scorsi anche EMA ha autorizzato il vaccino di Pfizer per i bambini da 5 a 11 anni, a un terzo del dosaggio previsto per gli adulti. Si attende in questa settimana il pronunciamento di AIFA, anche se le prime forniture di preparato in concentrazione ridotta non dovrebbero arrivare in Italia prima del 20 dicembre (EMA).
  • Dati rassicuranti vengono dagli studi che continuano a monitorare sicurezza ed efficacia dei vaccini autorizzati: una lettera a Jama sottolinea l’assenza di un aumento del rischio di eventi avversi di tipo cardiovascolare (infarti, ictus, trombosi) negli anziani oltre i 75 anni sottoposti alla vaccinazione con Pfizer in Francia; un lavoro condotto in due centri medici indiani su migliaia di persone nel corso della grande ondata dei mesi scorsi ha mostrato la capacità del vaccino di Astrazeneca di mantenere la sua efficacia, in cui è centrale il ruolo dell’immunità cellulare, anche di fronte alla variante delta (Jabagi 2021, Thiruvengadam 2021).
  • Brutte notizie invece sul fronte delle terapie. Merck ha infatti ridimensionato l’efficacia dell’antivirale molnupiravir, a cui, sulla base di un’analisi a interim, era stata attribuita la capacità di dimezzare il rischio di ricovero ospedaliero e di decesso in persone a rischio, qualora somministrato nei primi giorni della malattia. I dati raccolti alla conclusione del trial mostrano invece un’efficacia del 30%, che in termini assoluti significa una riduzione del rischio inferiore al 3%: in pratica, ha dovuto essere ricoverato il 6,8% dei 740 partecipanti trattati con molnupiravir contro il 9,7% di quelli a cui era stato dato placebo. Il dato è significativo solo nei soggetti obesi e si riferisce a pazienti trattati con la variante gamma, non la delta attualmente prevalente in Italia e in Europa. Infine, occorre particolare attenzione perché in soggetti che già possiedono anticorpi contro il virus il trattamento può peggiorare l’esito invece di migliorarlo (Merck).