COVID-19: aggiornamento della settimana 26-4

  • Roberta Villa — Agenzia Zoe
  • Notizie dalla letteratura
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  • Il monitoraggio della Cabina di regia conferma la lenta discesa dei nuovi casi e del numero di pazienti ricoverati, in un quadro complessivo che tuttavia resta ancora a un livello molto impegnativo. Il calo dell’incidenza, molto marcato al rilievo della scorsa settimana, ha invece in questa rallentato la sua discesa, passando da 160,5 a 157,4 nuovi casi per 100.000 abitanti. COntinuiamo quindi a restare ancora molto lontani dalla soglia dei 50 casi su 100.000 abitanti che consente l’identificazione dei casi e il tracciamento dei loro contatti.
  • Continua a diminuire lentamente anche l’Rt calcolato sui casi sintomatici, che arriva a 0,81, in un range 0,77-0,89, che resta sotto l’1 anche ai limiti superiori.
  • Sulla base dei dati regionali, il ministro Roberto Speranza ha disposto da lunedì 26 aprile il passaggio in zona arancione di Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Valle d'Aosta, mentre tutte le altre regioni tornano gialle, con la sola eccezione della Sardegna, che resta rossa (Ministero della salute).
  • Migliora, pur continuando a restare importante, il carico sui servizi sanitari. Sono attualmente ricoverate con sintomi infatti 20.662 persone, mentre isolate in casa ce ne sono 437.688. Prendono fiato i reparti di terapia intensiva, con un numero di pazienti Covid-19  che scende a 2.862 (Ministero della Salute). Il tasso medio nazionale di occupazione è sempre sopra la soglia (35%), spinto dalle 11 Regioni e PA che hanno superato il 30% di occupazione considerata segno di sovraccarico del sistema, di cui 2 (Val’d’Aosta e Puglia) oltre il 50% e la Lombardia sul limite (Infodata Il Sole 24 ore).
  • Una nota di ottimismo viene dalla campagna vaccinale, che ha accelerato il passo: nell’ultima settimana sono state effettuate più di 2 milioni di somministrazioni, portando il totale oltre i 17,5 milioni di dosi, con oltre 5 milioni di persone, pari all’8,6%  circa della popolazione, che hanno ricevuto entrambe le dosi. A livello nazionale, l’85% circa degli ultraottantenni ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre meno del 60% le ha già ottenute entrambe. Nella fascia dei settantenni, dove il numero assoluto di somministrazioni ha visto un notevole incremento nelle ultime settimane, circa la metà dei cittadini non ha però ancora avuto il vaccino e solo il 6% è già protetto con entrambe le dosi. (Ministero della salute, AIFA, Il sole 24 ore).

 

  • È ripresa in Italia, come nel resto di Europa, la distribuzione del vaccino monodose di Johnson&Johnson, dopo che l’EMA ha confermato, come l’FDA, la rarità dei casi di trombosi venose con trombocitopenia associate al vaccino (VITT), affini a quelle verificatesi con il vaccino di Astrazeneca. Come per quest’ultimo, il beneficio della vaccinazione resta largamente prevalente sul rischio. Dal momento che questo rapporto tende a rendersi sempre più favorevole col passare degli anni, per entrambi i vaccini a vettore adenovirale finora approvati AIFA ora raccomanda la somministrazione dopo i 60 anni di età. Per la seconda dose di Astrazeneca in chi ha già ricevuto questo la prima volta, invece, non si ravvisa, almeno per ora, la necessità o l’opportunità di un cambiamento (EMA, AIFA).

 

  • È stata isolata anche in Svizzera la variante B.1.617 identificata in India, dove la nuova ondata sta producendo un disastro sanitario senza precedenti. Resta tuttavia da definire il ruolo della variante nella situazione epidemiologica indiana, che potrebbe essere stata favorita anche da comportamenti imprudenti, alimentati dalla convinzione di aver già superato la pandemia e ottenuto una “immunità di gregge”.

 

  • Buone notizie invece riguardo all’efficacia dei vaccini, anche sul campo, nei confronti della infezione e dopo una sola dose. In Scozia, dove dall’8 dicembre al 22 febbraio più di 1.300.000 persone hanno ricevuto una dose di vaccino è stata registrata, a un mese dalla prima vaccinazione, una riduzione del 91% dei ricoveri ospedalieri con Pfizer e dell’88% con Astrazeneca, anche tra i più anziani (Vasileiou 2021). I tamponi eseguiti regolarmente per screening sul personale sanitario hanno poi permesso di verificare in uno studio prospettico condotto in un centinaio di ospedali inglesi, dove il 94% dei partecipanti aveva ricevuto il vaccino di Pfizer, che questo prodotto è molto efficace nel ridurre non solo l’incidenza della malattia, ma anche dell’infezione asintomatica (Hall 2021).

 

  • Per quanto riguarda le cure, il ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, e l’Agenzia italiana del farmaco hanno vinto il ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza con la quale il Tar del Lazio aveva autorizzato i medici con pazienti covid-19 a domicilio a «prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza». Si torna quindi a poter adottare solo vigile attesa e paracetamolo in relazione ai sintomi, come da protocollo Aifa.

 

  • Per i pazienti ricoverati in ospedale, invece, sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine due lavori dal risultato contrastante riguardanti gli anticorpi monoclonali che bloccano interleuchina 6. Il primo, condotto a livello internazionale su circa 800 pazienti adulti ricoverati in terapia intensiva, ha dimostrato che la somministrazione di tocilizumab o sarilumab si associa a esiti migliori, anche in termini di sopravvivenza, rispetto al trattamento standard (REMAP-CAP group 2021). Il secondo, che ha riguardato un numero inferiore di pazienti (circa la metà), con polmonite di varia gravità,  non è invece giunto a risultati conclusivi, forse anche per l’eterogeneità delle condizioni cliniche dei soggetti inclusi nello studio (Rosas 2021).

 

  • Per il trattamento della sindrome multinfiammatoria (MIS-C) che può complicare la malattia nei bambini, invece, è stata proposta una terapia avanzata a base di cellule staminali mesenchimali stromali, Remestemcel-L. I due piccoli pazienti, ormai negativi al tampone ma con sierologia positiva per SARS-CoV-2, si sono presentati in condizioni di shock, con grave insufficienza cardiaca e renale. Due infusioni del trattamento a distanza di 48 ore l’una dall’altra si sono associate a un marcato miglioramento delle condizioni di entrambi (Eckard 2021).