COVID-19: aggiornamento della settimana 25-10
- Roberta Villa — Agenzia Zoe
- Notizie dalla letteratura
- Per la prima volta da molte settimane l’incidenza di infezione da SARS-CoV-2 in Italia smette di scendere, fermandosi a 29 casi per 100.000 abitanti. Risale da 0,84 a 0,86 il fattore Rt, che già aveva mostrato la scorsa settimana una inversione di tendenza. Non si interrompe invece la riduzione della percentuale di occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva (Ministero della salute).
- In Italia resta dominante la variante delta, ma nel Regno Unito sta prendendo una piede una sua sottovariante, detta AY.2.4, che è attualmente oggetto di attenzione da parte delle autorità sanitarie, non per la presenza di mutazioni già note per essere preoccupanti o capaci di evadere l’immunità, ma per la concomitanza della sua diffusione con un’impennata dei contagi. Rispetto alla totalità dei sequenziamenti nel Regno Unito, la sottovariante era infatti il 3,8% nella settimana iniziata il 19 settembre, il 5,2% la settimana seguente e il 5,9% ai primi di ottobre. Ciò fa pensare che potrebbe essere ancora più trasmissibile della variante delta da cui deriva, ma per il momento non sembra provocare forme più gravi. È già presente in 33 Paesi (UKHSA).
- Accanto allo sforzo di raggiungere chi ancora non ha ricevuto nemmeno una dose, procede speditamente la somministrazione di dosi addizionali e richiami, per un totale di un milione circa di terze dosi ricevute a oggi da persone fragili o particolarmente esposte (Ministero della salute).
- La necessità di una dose aggiuntiva di vaccino in caso di malattie oncoematologiche è confermata da un nuovo studio britannico condotto su quasi 130 pazienti con cancro. Mentre i titoli anticorpali dei portatori di tumori solidi, bassi dopo la prima, migliorano con la seconda dose di vaccino, il 57% di coloro che soffrono di leucemie, linfomi e condizioni affini non risponde in maniera efficace nemmeno a due (McKenzie 2021).
- Sulla base di una ricerca appena pubblicata su Health Forum, potrebbe invece essere ripensata la priorità di categorie professionali considerate più esposte, indipendentemente dalla vaccinazione: seguendo prospetticamente più di 1.700 lavoratori dell’Arizona che si sottoponevano regolarmente e tampone molecolare prima di essere vaccinati, si è osservato un maggior rischio di contagio tra forze dell’ordine, vigili del fuoco, soccorritori che tra gli operatori sanitari (Ellingson 2021).
- Intanto, due studi confermano la sicurezza dei vaccini anti covid in due categorie ancora riluttanti nei confronti delle vaccinazioni: in un gruppo di un centinaio di pazienti con anticorpi anti fosfolipidi seguiti all’Ospedale Giovanni Bosco di Torino i medici non hanno trovato dopo la vaccinazione nessun sintomo compatibile con nuovi episodi trombotici; una ricerca condotta sui registri norvegesi conferma che l’incidenza di aborti nel primo trimestre nelle donne vaccinate non cambia rispetto a quelle non vaccinate (Sciascia 2021; Magnus 2021; Ovies 2021).
- Su Science Translational Medicine si approfondisce invece l’immunità indotta dal vaccino in gravidanza e in allattamento, la cui acquisizione sembra essere rallentata rispetto alle donne non gravide e diventa effettiva solo dopo la seconda dose. Data l’alta vulnerabilità di questa popolazione alle complicazioni da Covid-19 è quindi essenziale non ritardare i tempi previsti per il ciclo completo di vaccinazione nelle donne in gravidanza, la cui risposta immunitaria sembra meno vivace soprattutto quando aspettano un maschio (Atyeo 2021, Bordt 2021).
- Un’enorme analisi dei dati condotta negli Stati Uniti sui fascicoli sanitari elettronici di 6,4 milioni di persone vaccinate messe a confronto con quelli di 4,6 milioni di non vaccinati. Tenendo conto di tutte le principali variabili anagrafiche, è stato stimato che, mentre il tasso di mortalità nella popolazione non vaccinata è di 11,1 decessi ogni 1.000 persone l’anno, dopo una dose di vaccino di Pfizer è di 4,2 decessi e, completata la vaccinazione, scende a 3,5; con Moderna si passa da 3,7 a 3,4 tra la prima e la seconda dose; con la dose singola di Johnson&Johnson i decessi sono 8,4 (Xu 2021)
- Un lavoro altrettanto impegnativo, ma ancora in preprint, è stato condotto in Germania sui dati di 38 milioni di cittadini, pari al 45% della popolazione da gennaio 2019 a dicembre 2020 da cui sono stati estratte più di 150.000 persone, tra cui oltre 11.000 bambini e adolescenti, in cui era stata dimostrata una infezione da covid-19, ciascuna delle quali accoppiata 1:5 con cittadini di pari età, sesso e propensity score per le condizioni mediche prevalenti. A partire da tre mesi dalla diagnosi sono stati valutati 96 esiti predefiniti, aggregati in 13 sindromi afferenti a tre possibili aree (salute mentale, fisica o sovrapposta). Per tutti gli esiti considerati, il rischio era di circa il 30% maggiore negli adulti e nei ragazzi guariti da covid-19 rispetto agli altri, con prevalenza nei più piccoli dei disturbi legati a malessere e stanchezza, tosse, mal di gola o dolore toracico, mentre negli adulti era più comune l’alterazione del gusto, la febbre e la dispnea (Roessler 2021).
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute