COVID-19: aggiornamento della settimana 17-1

  • Roberta Villa — Agenzia Zoe
  • Notizie dalla letteratura
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  • Continua l’aumento dell’incidenza a livello nazionale, seppure con una crescita più lenta di settimana scorsa, arrivando a sfiorare i 2000 casi per 100.000 abitanti, mentre l’Rt sui casi sintomatici ha superato 1,5. (Ministero della salute)
  • Cresce il tasso di occupazione dei letti di terapia intensiva, arrivato oltre il 18% a livello nazionale, con 8 Regioni/PA che hanno superato la soglia del 20%. Il tasso di occupazione dei letti in area medica è salito al 26,6%. A oggi, in totale, sono ricoverate in ospedale con sintomi più di 18.700 persone, di cui quasi 1.700 in terapia intensiva, mentre oltre 2,5 milioni si trovano in isolamento domiciliare. La situazione grava pesantemente sugli ospedali e sulla medicina territoriale. (Ministero della salute).
  • È stata superata la scorsa settimana la soglia di 120 milioni di dosi di vaccino somministrate, con le quali si è raggiunto con almeno una dose il 90% della popolazione oltre i 12 anni. Sale oltre i 26 milioni il numero di persone che ha ricevuto la terza dose, mentre ne scende paradossalmente la percentuale, dato l’allargarsi della platea degli aventi diritto. Prende piede intanto anche la campagna di vaccinazione pediatrica, che ha raggiunto il 23,5% dei bambini tra 5 e 11 anni. (Ministero della salute).
  • Una buona notizia viene da Israele, dove dalle informazioni raccolte tramite una survey rivolta a quasi un migliaio di persone guarite da covid tra la primavera e l’autunno 2020, quando nel Paese mediorientale circolava delta, un gruppo di ricercatori ha dimostrato che nel sottogruppo vaccinato l’incidenza dei sintomi di long covid (fatigue, mal di testa, debolezza, dolori muscolari) era del 50-60% meno frequente che nei non vaccinati. (Kuodi).
  • La sindrome long covid comincia intanto ad avere una connotazione eziopatogenetica più chiara. In una lettera a Nature Immunology si descrive come possa perdurare fino a 8 mesi dopo un’infezione anche lieve una condizione infiammatoria e altre anomalie immunologiche nei pazienti con long covid rispetto a pari accoppiati per genere ed età che non erano stati esposti al virus, erano guariti da infezione con altri coronavirus oppure anche da SARS-CoV-2, ma senza sequele a lungo termine (Phetsouphanh).
  • Ancora da Israele arriva la segnalazione di almeno una ventina di casi della sottovariante di omicron BA.2, di cui sono riportati anche una cinquantina di casi nel Regno Unito. Le mutazioni di questa sottovariante, già dominante in Danimarca, non le garantiscono la stessa possibilità di essere distinta dalle altre con la negatività al gene S nei comuni test molecolari (S gene dropout), ma per il resto non è ancora noto se provochi forme diverse di malattia.
  • Intanto il 3 gennaio è stata condotta dall’Istituto superiore di sanità una nuova flash survey che ha sequenziato più di 2.000 campioni provenienti da tutte le Regioni, suggerendo che a quella data la variante omicron era già responsabile in media di oltre l’80% delle infezioni rilevate in Italia (Epicentro).
  • L’analisi dei dati di circa 70.000 beneficiari di Kaiser Permanente in California ha permesso di verificare come con l’arrivo di omicron il rischio di ricovero ospedaliero si sia dimezzato, quello di entrare in terapia intensiva sia ridotto di oltre il 70% e la letalità ridotta di oltre il 90%. Anche i ricoveri sono stati più brevi e nessuno dei contagiati con omicron ha avuto bisogno di una ventilazione meccanica (Lewnard). Mentre questo lavoro non distingue tra vaccinati e non, dati preliminari provenienti dal Sudafrica suggeriscono che la minore gravità di omicron si possa attribuire per il 25% alle caratteristiche intrinseche del virus e per il resto all’immunità già presente nella popolazione grazie a precedenti infezioni e vaccinazioni.
  • I dati relativi alla fase 1 di sperimentazione del candidato vaccino italiano Reithera, di cui si era molto parlato in Italia un anno fa, sono stati finalmente pubblicati su Science Translational Medicine. Somministrato a 90 volontari in due fasce di età, il prodotto si è dimostrato sicuro e in grado di suscitare una buona risposta immunitaria sia di tipo anticorpale, sia cellulare (Lanini).