COVID-19: aggiornamento della settimana 12-9
- Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
- Notizie dalla letteratura
- Si è riconfermata nella scorsa settimana la tendenza a scendere dell’incidenza di covid-19 in Italia che, secondo i dati aggregati più recenti raccolti dal Ministero della Salute, è passata da 243 a 197 casi per 100.000 abitanti. Continua invece a risalire l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici, che resta sotto la soglia epidemica ma va da 0,81 a 0,92 (Ministero della salute).
- Cala ancora il tasso di occupazione covid-19 dei letti ospedalieri in area medica, dall’8,5 al 7%, e in terapia intensiva, dal 2,5 al 2%, così come il numero dei decessi settimanali, ridotto quasi del 25% rispetto alla settimana precedente (Ministero della salute, Lab24 Sole 24 Ore).
- Dopo l’autorizzazione da parte di AIFA del richiamo con i vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax aggiornati con la componente specifica contro Omicron 1, il Ministero della Salute ha fatto sapere che le prenotazioni partiranno da oggi, 12 settembre. Sono particolarmente raccomandati ai soggetti a rischio e dai 60 anni in su, ma possono essere somministrati a chiunque abbia compiuto 12 anni e abbia già ricevuto il ciclo primario, purché siano passati tre mesi dall’ultima dose di vaccino anti-covid ricevuta (Ministero della salute, AIFA).
- L’efficacia nei confronti della variante omicron 5, oggi prevalente, di questi prodotti aggiornati per omicron 1, è confermata dalle agenzie regolatorie, che a loro volta si sono basate su diversi studi scientifici. In linea con la cross reattività della protezione data da altre variante omicron ci sono anche i dati provenienti dal Portogallo, dove la nuova variante si è presentata all’inizio dell’estate, prima che nel resto di Europa. Analizzando la distribuzione dei casi di omicron 5 nella popolazione, quasi totalmente vaccinata con il prodotto basato sul virus originario, i ricercatori hanno osservato che un’infezione recente da variante omicron 1 o 2 riduceva significativamente il rischio di una nuova infezione con omicron 5. Lo stesso dovrebbe quindi ottenere il vaccino rivolto a omicron 1, in attesa di quello contro le ultime varianti autorizzato negli Stati Uniti da FDA, ma ancora sotto revisione in Europa (Malato).
- Il rischio di reinfezione nei bambini tra i 5 e gli 11 anni, che torna a risalire a distanza di 4 mesi dalla seconda dose, pone la questione dei richiami, che in questa popolazione ancora non sono stati autorizzati, nonostante la sollecitazione di molti pediatri e genitori (Lin).
- Sul fronte delle terapie, un gruppo di ricercatori giapponesi ha esaminato in laboratorio la possibile attività dei farmaci esistenti nei confronti della sottovariante BA.2.75, soprannominata dai media “Centaurus”. Degli anticorpi monoclonali testati, tixagevimab–cilgavimab (Evusheld) conserva una certa capacità di inibire la variante, ma solo bebtelovimab, non ancora autorizzato in Europa, mantiene una buona capacità neutralizzante, sebbene con un titolo di quasi 4 volte e mezzo superiore al ceppo ancestrale. Tutti e tre gli antivirali finora autorizzati, remdesivir, molnupiravir e nirmatrelvir (Paxlovid) sembrano invece mantenere la loro efficacia in questi esperimenti in vitro (Takashita).
- In seguito alla segnalazione di diversi casi di ricaduta e ripresa della positività a covid-19 dopo trattamento con Paxlovid, un gruppo di ricercatori di Pfizer, l’azienda produttrice, ha scritto in una lettera al New England Journal of Medicine che un rialzo della carica virale dopo negativizzazione si osservava in egual misura tra i soggetti vaccinati e quelli assegnati al gruppo placebo del trial EPIC-HR, ipotizzando che si possa trattare di una caratteristica dell’infezione invece che di un limite del farmaco. Tuttavia, in tutta la sorveglianza effettuata dall’Associazione nazionale di basket statunitense sui suoi dipendenti, nessuno dei quali sottoposto al trattamento, nessuno ha registrato un aumento della carica virale tra l’undicesimo e il quattordicesimo giorno. Viceversa, su 13 casi curati con l’antivirale seguiti dal servizio di assistenza sanitaria ai reduci di Boston, ben 5 hanno avuto un rebound con una carica virale così elevata da poter presupporre la loro contagiosità (Anderson, Charness).
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