COVID-19: aggiornamento della settimana 12-7

  • Roberta Villa — Agenzia Zoe
  • Notizie dalla letteratura
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-          Sembra purtroppo confermata l’inversione di tendenza nell’andamento della pandemia anche in Italia, come in altri Paesi europei che stanno osservando l’inizio di una nuova ondata. I dati del Monitoraggio settimanale della Cabina di regia mostrano infatti un lieve aumento dell’indice  Rt, che passa da 0,63 a 0,66, e dell’incidenza settimanale dei casi, che raggiunge gli 11 casi su 100.000. Cresce anche il tasso di positività sui tamponi eseguiti, che, dopo essere stato per settimane stabile intorno allo 0,2%, sfiora ormai l’1%. Questi valori restano ampiamente sotto la soglia indicata dalla Organizzazione mondiale della sanità come limite che consente un adeguato tracciamento dei casi, cosa che si sta facendo nei focolai identificati dai servizi di sanità pubblica, ma il loro trend di crescita non può essere ignorato. Sono infatti ancora valori di per sé poco preoccupanti, che non comportano un sovraccarico del servizio sanitario, ma che ormai sappiamo preludono a una ripresa della diffusione del contagio, soprattutto considerando il fatto che una buona parte della popolazione è ancora suscettibile. Tutta Italia, comunque, resta per ora in zona bianca (Ministero della salute).

-          La ripresa della pandemia sembra si possa attribuire alla diffusione della variante delta, che si stima ormai al 27,7% dei casi segnalati in Italia. Entro i primi di agosto si prevede che in Europa la variante delta sarà responsabile del 70% delle nuove infezioni da Sars-CoV-2, per arrivare al 90% entro la fine del mese. Lo sostiene la circolare ministeriale “Allerta internazionale variante Delta: incremento dei casi Covid-19 in diversi Paesi”, che riprende un documento aggiornato dell’ECDC sulla situazione in Europa: la nuova ondata sembra essere alimentata da focolai legati alle vacanze (soprattutto da parte di gruppi di giovani nell’Algarve portoghese e a Maiorca, nelle Baleari spagnole) e agli spostamenti dei tifosi per seguire le partite del Campionato europeo di calcio (UEFA EURO 2020) (Ministero della salute, ECDC).

-          I dati del periodo 24 giugno-5 luglio del grande studio REACT-1 che monitora l’andamento della pandemia in Inghilterra mostrano che rispetto alla rilevazione precedente, riferita al periodo 20 maggio-7 giugno, il numero di nuove infezioni è quadruplicato, soprattutto tra giovani e adolescenti, ma il numero di casi tra le persone interamente vaccinate resta un terzo rispetto ai non vaccinati (Gov.uk).

-          Come accaduto altrove, va rallentando anche in Italia il ritmo di vaccinazione. La somministrazione di prime dosi in questa settimana è stata inferiore rispetto alle precedenti: poco più di 3,2 milioni di dosi, mezzo milione in meno della settimana precedente, contro i quasi 4 della settimana di massima efficienza della campagna (7-13 giugno). Più che alla carenza di forniture di vaccini, sembra che il fenomeno sia ora da attribuire alla resistenza di parte della popolazione, dal momento che a livello nazionale si è scesi sotto il 90% di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate alle Regioni. Con il 43,24% della popolazione over 12 anni completamente vaccinata, comincia ora la fase in cui occorre uno sforzo in più per estendere la campagna ai gruppi più scettici e resistenti, ma anche coloro che per ragioni socioculturali ed economiche sono più difficili da raggiungere: anziani poco familiari con le nuove tecnologie, nomadi, stranieri. Tra coloro che ancora non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, solo un ultraottantenne e meno di due settantenni su dieci, ma questi individui particolarmente vulnerabili sono uno su quattro tra i sessantenni e un cinquantenne su tre (Ministero della salute).

-          Anche chi ha ricevuto una sola dose di vaccino resta molto suscettibile alla variante delta del virus, come chi viene a contatto con l’agente infettivo prima di 14 giorni dalla fine del ciclo vaccinale. L’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, relativo al periodo tra il 21 giugno e il 4 luglio, mostra che a oggi nel nostro Paese la vaccinazione completa ha un’efficacia dell’80% circa nei confronti dell’infezione, e fino al 100% nei confronti degli effetti più gravi della malattia, per tutte le fasce di età. Per quanto riguarda l’infezione il ciclo completo di vaccinazioni ha un’efficacia tra il 79,8% e l’81,5%, a seconda della fascia d’età. In particolare, l’efficacia nel prevenire i ricoveri ospedalieri varia dal 91,0% al 97,4% con il valore più alto nella fascia 40-59 anni. Nel periodo considerato, la vaccinazione completa ha evitato del tutto il rischio di ricovero in terapia intensiva e decessi nelle persone sotto i 60 anni, mentre la sua efficacia nell’evitare la terapia intensiva è leggermente inferiore (96,9%) negli ultraottantenni. Per quanto riguarda i decessi, l’efficacia è al 98,7% tra 60 e 79 anni e al 97,2% negli over 80, con 15 decessi nei vaccinati e 62 nei non vaccinati (Istituto superiore di sanità).

-          Questi valori potrebbero peggiorare con il dilagare della variante delta. Arrivano infatti anche dai laboratori, oltre che dai dati epidemiologici, le prime conferme che la variante delta riesce a evadere la risposta immunitaria molto più delle precedenti: uno studio su Nature ha dimostrato che il siero di pazienti guariti dalle precedenti varianti ha una capacità neutralizzante 4 volte inferiore nei confronti di un ceppo virale delta proveniente dall’India rispetto alla variante alfa. Il siero di soggetti che avevano ricevuto una dose di vaccino Pfizer o Astrazeneca aveva pochissimo effetto sulla crescita del virus, mentre quello di chi era completamente vaccinato lo neutralizzava nel 95% dei casi (Planas 2021).

-          La possibilità da parte delle nuove varianti di eludere i vaccini, e in particolare quello di Pfizer, sembra particolarmente preoccupante per gli ultraottantenni, la cui risposta immunitaria sembra meno forte e persistente e che potrebbero richiedere un’ulteriore richiamo per fronteggiare le nuove ondate della pandemia (Collier 2021).

-          Uno studio in preprint ipotizza che anche basse dosi di vaccino Moderna potrebbero indurre una buona risposta anticorpale e cellulare. Se confermato, il dato potrebbe consentire di rispondere meglio alla carenza di dosi in molte parti del mondo, concentrando questo approccio soprattutto per adolescenti e bambini in cui spesso persiste una minima immunità crociata con altri coronavirus capace di potenziare la risposta, per cui si potrebbe sperimentare anche una dose ulteriormente ridotta (Mateus, 2021)

-          Si comincia intanto a fare luce sulle basi genetiche delle notevoli differenze individuali di risposta al virus. Un consorzio internazionale, Covid-19 Host Genetic Initiative, ha mappato con la tecnica genome-wide una serie di possibili loci significativi, identificandone 13 associati a forme più gravi di malattia. Parecchi di questi erano siti già noti per predisporre a malattie polmonari, infiammatorie e autoimmuni: questa linea di ricerca è fondamentale per individuare in futuro soggetti a maggior rischioda sottoporre a maggior tutela o successivi richiami vaccinali, ma anche per identificare possibili target per nuove terapie (COVID-19 Host Genetics Initiative, 2021).