COVID-19: aggiornamento della settimana 11-7

  • Roberta Villa — Agenzia Zoe
  • Notizie dalla letteratura
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  • Continua a peggiorare la situazione epidemiologica nel nostro Paese, come in molti altri d’Europa e del mondo, per effetto delle sottovarianti di omicron BA.4 e soprattutto BA.5, che sta rapidamente soppiantando le precedenti. Nella prima settimana di luglio l’incidenza, secondo i dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute, ha superato a livello nazionale la soglia di 1.000 positivi per 100.000 abitanti, arrivando a 1.071, contro i 763 dell’ultima di giugno. In aumento anche l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici, che nel periodo 15-28 giugno è risultato pari a 1,40, in un range con entrambi i termini oltre la soglia epidemica. La nuova ondata comincia a farsi sentire anche negli ospedali, dove in area medica si è raggiunto a livello nazionale il 12,5% di occupazione per covid, mentre in terapia intensiva per ora è al 3,5%. La situazione è tuttavia variabile da regione a regione, con 9 di queste classificate ad alto rischio. Per questo nei giorni scorsi il Ministero ha inviato una circolare alle Regioni, invitandole a potenziare la disponibilità di posti letto dedicati a covid (Ministero della Salute).
  • Il ministro della salute Roberto Speranza ha raccomandato a chi non lo avesse ancora fatto di ricevere la terza dose di vaccino, indispensabile per la protezione nei confronti della variante omicron, e agli ultraottantenni o sessantenni fragili di sottoporsi alla quarta. L’importanza di questo provvedimento per i più anziani è stato ribadito da uno studio condotto in Canada su oltre 600 RSA, che ha coinvolto oltre 61.000 ospiti nel primo quadrimestre del 2022, per cui in un’epoca in cui già circolava e poi ha finito con il dominare le altre la variante omicron: in questi soggetti oltre i 60 anni, il secondo booster ha quasi dimezzato il rischio di infezione rispetto a chi non era vaccinato, ridotto di oltre il 30% il rischio di malattia sintomatica e dell’86% quello di un esito sfavorevole (Grewal).
  • Per l’allungarsi del tempo trascorso dall’ultima dose e per la capacità di immunoevasione della variante omicron, in particolare BA.5, cresce il tasso di reinfezioni. Mentre la media di questi casi, da fine agosto dell’anno scorso a oggi, è stata pari al 4,6% del totale dei casi notificati, nell’ultima settimana questa è più che raddoppiata, sfiorando l’11%, in netto aumento anche rispetto alla scorsa settimana, quando era ancora sotto il 10% (Ministero della Salute).
  • A questo proposito nei giorni scorsi è uscito in preprint uno studio condotto in Qatar su tre coorti di individui non vaccinati, prima e dopo la comparsa della variante omicron, per verificare la capacità protettiva di una precedente infezione nei confronti di successive occasioni di contagio. Prima di omicron, aver già avuto covid conferiva una protezione dell’85,5% nei confronti di una reinfezione, efficacia che però entro 16 mesi scendeva al 70%. Aver avuto covid pre-omicron ha invece un’efficacia protettiva del 38,1% nei confronti della nuova variante, effetto che si stima scendere sotto il 10% entro 15 mesi. Lo studio tuttavia suggerisce anche che avere già incontrato il virus, in qualunque variante, ha un’efficacia del 97,3% nei confronti delle forme gravi e fatali, senza apparente calo nel tempo. Sebbene il risultato sia stato confermato in un’analisi del sottogruppo di età dai 50 anni in su, va detto che la popolazione studiata era prevalentemente costituita da giovani maschi, per lo più lavoratori immigrati, per cui presumibilmente in buona salute, in cui gli ultracinquantenni non rappresentavano più del 10% del campione. Il rischio assoluto, quindi, era in ogni caso molto basso (Chemaitelly).
  • Anche in seguito alle dichiarazioni di alcuni medici e politici, si torna a discutere della durata dell’isolamento dei positivi, che qualcuno vorrebbe accorciare o addirittura eliminare per gli asintomatici. A questo proposito è illuminante una recente lettera al New England Journal of Medicine in cui si mostra come, in un campione di una sessantina di persone con forme sintomatiche ma lievi, la diffusione di virus coltivabili da individui infettati da omicron BA.1 durasse un tempo mediano di 8 giorni dal test molecolare o dall’insorgenza dei sintomi, contro i 6 degli infettati con delta, indipendentemente dallo stato vaccinale (Boucau).
  • Per facilitare l'uso di antivirali, negli Stati Uniti come in Italia sottoutilizzati rispetto alle necessità, la Food and Drug Administration ha autorizzato i farmacisti non solo a venderli direttamente ai pazienti, ma a prescriverli (FDA).