Controllare continuamente il profilo social influenza il cervello degli adolescenti
- Elena Riboldi
- Notizie dalla letteratura
Messaggi chiave
- La frequenza con cui si controlla il proprio profilo social durante la prima adolescenza appare associato a cambiamenti della sensibilità neurale.
- La frequenza di controllo modifica la sensibilità delle reti neurali coinvolte nell’attesa del feedback sociale.
- Ciò potrebbe influenzare la psicologia e il comportamento dei giovani.
L’utilizzo dei social media da parte dei più giovani ha assunto proporzioni sempre più esplosive. Questa continua esposizione a input sociali in un periodo della vita in cui si è già particolarmente sensibili alle opinioni degli altri ha effetti sullo sviluppo cerebrale? A giudicare dai risultati di uno studio condotto dalla University of North Carolina la risposta è affermativa. Conoscere in che modo le nuove abitudini influenzano lo sviluppo neurale, psicologico e comportamentale degli adolescenti è cruciale per individuare e approcciare tempestivamente eventuali problematiche.
“I nostri risultati suggeriscono che la frequenza con cui si controllano i social media nella prima adolescenza possa modulare la sensibilità del cervello alle ricompense o punizioni sociali potenziali – scrivono gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista JAMA Pediatrics. Quando si tratta di anticipare il feedback sociale, gli adolescenti che adottano l’abitudine di controllare continuamente i social mostrano traiettorie neurali distinte da quelle degli adolescenti che lo controllano meno frequentemente o raramente, il che suggerisce che il controllo ricorrente dei social media a questa età si associa a uno sviluppo cerebrale differente nel corso del tempo”.
Gli psicologi americani hanno studiato un gruppo di dodicenni, circa 170, a cui hanno chiesto quante volte al giorno controllassero il proprio profilo su tre piattaforme social (Facebook, Instagram, Snapchat). In base alle risposte hanno assegnato un punteggio che ha permesso di classificare l’utilizzo dei social di ciascun partecipante come occasionale, moderato o abituale. Hanno quindi condotto uno studio di risonanza magnetica funzionale (fMRI) ogni anno per 3 anni; durante l’esecuzione della risonanza il ragazzo era sottoposto a un test (Social Incentive Delay task) per misurare l’anticipazione del feedback sociale.
L’attivazione neurale era diversa a seconda dell’uso più o meno frequente dei social: in risposta al test, coloro che controllavano abitualmente i social mostravano un’ipoattivazione di amigdala, insula posteriore, striato ventrale e corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra, mentre coloro che non avevano questa abitudine mostravano un’iperattivazione di queste stesse regioni cerebrali. Durante lo sviluppo gli andamenti erano opposti: con un uso abituale l’attivazione andava aumentando mentre con un uso meno intenso andava diminuendo. Tra gli utilizzatori intensivi quindi la sensibilità ai segnali sociali aumenta nel tempo, invece tra chi è meno abituato a controllare il proprio profilo si riduce.
“Mentre per alcuni individui che controllano abitualmente i social una iniziale iposensibilità alle ricompense e punizioni sociali potenziali seguita da ipersensibilità potrebbe contribuire a fare diventare il controllo dei social compulsivo e problematico – ipotizzano gli autori – per altri questo cambiamento nella sensibilità potrebbe riflettere un comportamento adattivo che consente di navigare meglio in un ambiente sempre più digitale”. Occorreranno altri studi di questo tipo con follow-up più lunghi per comprendere appieno l’effetto dei social media sullo sviluppo degli adolescenti.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute