Come vivono l'amicizia i medici italiani, l'indagine di Univadis.it

  • Daniela Ovadia
  • Uniflash
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Tutto quello che facciamo per avere successo nelle nostre carriere e nella nostra vita migliora quando siamo supportati da amicizie stabili. Diverse sono le ricerche che negli anni hanno dimostrato e avvalorato questa tesi. Univadis Italia ha indagato se questo vale anche per i medici italiani, chiedendo loro quanto conti per loro l’amicizia e come e quanto la loro professione impatti sulla possibilità di trovare nuovi amici e rafforzare i legami consolidati. 

Tutti i dati dell'indagine sono visibili all'indirizzo 
<em><strong>https://www.medscape.com/it-amicizia-professione-2023</strong></em>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le domande hanno preso in considerazione solo le amicizie reali e non quelle virtuali. 

Dall’indagine, condotta online su 1.027 medici operanti nel nostro Paese (476 uomini e 511 donne), è emerso come l’attività professionale di medico, specialmente nei primi anni della carriera, impatti in modo consistente sulla possibilità di stringere amicizie o di coltivare quelle esistenti: sono pochi coloro che hanno tempo per una vita sociale veramente attiva. In generale, il concetto di amicizia è definito come un legame importante, che attraversa la vita intera e offre un sostegno pari, o superiore, a quello della famiglia. Il 72% dei partecipanti afferma di poter contare su questo tipo di relazione, con almeno un amico fraterno al proprio fianco. Proprio per il valore che assume questo rapporto, le amicizie vere sono poche – meno di cinque – per oltre la metà degli intervistati (58%). 

Il luogo di lavoro non rappresenta l’ambiente privilegiato per stringere relazioni amichevoli: è così per quasi 4 intervistati su 10 e il 20% del totale afferma di voler tenere separate vita privata e lavorativa. Da segnalare anche il fatto che i medici italiani, nella quasi totalità dei casi, fanno amicizia con altri medici. Manca, negli ospedali italiani, quella consuetudine anche amicale tra categorie professionali diverse (medici, infermiere e infermieri, operatori amministrativi) che contraddistingue l'ambiente di lavoro in altri Paesi, come gli Stati Uniti.

I dati emersi restituiscono quindi una fotografia particolare: sono infatti poche le amicizie considerate ‘vere’ e soprattutto la maggior parte di queste sono legami che si sono instaurati fin dall’infanzia, diventando nel tempo una base solida ed estremamente importante per il futuro di ciascuna persona. 

Sono tante le ragioni che rendono tuttavia complesso mantenere queste relazioni e sicuramente, tra queste, il fattore tempo è quello che incide maggiormente, come dichiarato dal 69% degli intervistati. Sono gli impegni familiari e il carico di lavoro che ogni giorno i medici devono affrontare a ridurre anche il tempo libero da dedicare agli amici.

 

Curare gli amici

I legami di amicizia più profondi sono talvolte messi in crisi quando i medici si trovano a trattare e curare un amico: infatti, per il 71% dei rispondenti dover fare diagnosi o definire percorsi terapeutici per una persona cara può impedire di essere obiettivi e sicuri del proprio lavoro. Anche se non è una situazione di comfort, quasi la totalità del campione ha fornito almeno una volta nella vita un parere medico ad un amico, diventando così punto di riferimento per tutte le questioni di salute. Essere considerato primo consulente medico può essere però in alcune occasioni fastidioso (43%), rappresentando così un onere più che un onore. 

Inoltre, il report registra anche l’esistenza di legami di amicizia tra medico e paziente: per quasi il 40% dei medici non è un problema stringere rapporti personali con i propri pazienti. Più complesso è mantenere relazioni amicali con persone del sesso opposto: per il 31% degli intervistati, uomini e donne non possono essere amici.

Per maggiori informazioni sul Report Univadis Medscape: https://www.medscape.com/it-amicizia-professione-2023