Come prevenire le infezioni da Clostridium difficile
- Elena Riboldi
- Uniflash
Il Clostridioides difficile, più noto con il vecchio nome di Clostridium difficile, è considerato una minaccia alla salute pubblica. Questo batterio è infatti uno dei principali responsabili delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), causa di un importante fardello di morbidità, mortalità e spese sanitarie.
La Society for Healthcare Epidemiology of America (SHEA), in collaborazione con altre società scientifiche interessate al problema, tra cui la Infectious Diseases Society of America (IDSA) e l’American Hospital Association (AHA), ha diffuso un compendio di raccomandazioni pratiche basate sulle evidenze per la diagnosi e la prevenzione dell’infezione da C. difficile (ICD) nel contesto delle cure ospedaliere acute. Il documento, pubblicato sull’ultima uscita della rivista Infection Control & Hospital Epidemiology, va ad aggiornare quello rilasciato nel 2014. La parola chiave delle nuove linee guida è “stewardship”.
La stewardship antimicrobica è essenziale
Una delle principali modifiche al documento precedente consiste infatti nell’introduzione tra le pratiche essenziali di un programma di stewardship antimicrobica, ovvero l’implementazione di interventi coordinati per la gestione degli antibiotici all’interno dell’ospedale. Gli autori delle linee guida distinguono le raccomandazioni in “pratiche essenziali”, fondamentali per tutti i programmi di prevenzione delle ICA, e “ulteriori approcci”, da prendere in considerazione in particolari luoghi o per certe popolazioni durante un focolaio di infezione. Nelle precedenti linee guida gli esperti includevano l’uso appropriato degli antibiotici tra le pratiche essenziali, mentre l’adozione formale di un programma di stewardship figurava come ulteriore approccio. Nella nuova versione la stewardship guadagna importanza.
In base ai risultati di due metanalisi, l’implementazione di un programma di stewardship antimicrobica riduce del 30-50% l’incidenza delle ICD. “I programmi di stewardship antibiotica restrittivi (ovvero quelli in cui è richiesta un’approvazione prima della somministrazione dell’antibiotico) probabilmente sono più efficaci nel ridurre le ICD di quelli persuasivi” rimarcano gli esperti. Anche se l’esposizione a qualunque antibiotico può favorire la ICD, alcune molecole comportano un rischio particolarmente alto. “Limitare antibiotici specifici ad alto rischio (es. clindamicina, cefalosporine e fluorochinoloni) – aggiungono– può rappresentare un approccio mirato da utilizzare specialmente durante focolai di C. difficile o in base alla epidemiologia locale”.
Serve anche la stewardship diagnostica
Un’altra pratica essenziale per il controllo delle ICD è l’implementazione delle pratiche di stewardship diagnostica. “Diverse strategie di stewardship diagnostica hanno ridotto in modo sicuro e con successo la diagnosi errata di ICD laddove si trattava di colonizzazione da C. difficile, con conseguente riduzione dell’incidenza di ICD, dell’uso di antibiotici e del carico di cure – scrivono gli esperti, citando alcune di queste strategie, tra cui evitare di testare campioni di feci formate, educare chi prescrive i test e gli infermieri riguardo alle decisioni appropriate e introdurre un sistema di Audit & Feedback riguardo all’appropriatezza dei test per il C. difficile eseguiti in ospedale.
Una raccomandazione basilare: pulire le stanze
Infine, passa da “ulteriore raccomandazione” a “pratica essenziale” la verifica dell’adeguata pulizia delle stanze.
“Il processo dovrebbe focalizzarsi sulla revisione e sul miglioramento delle tecniche di pulizia/disinfezione” spiegano gli autori delle linee guida. Verificare la contaminazione può infatti rappresentare un problema.
Le evidenze riguardo all’utilità di marcatori fluorescenti per misurare la presenza di materiale organico sulle superfici sono inconsistenti, d’altra parte le colture di C. difficile da campione ambientale sono complicate e non utilizzabili nella routine. “Prendete in considerazione la decontaminazione ambientale con agenti sporicidi approvati dalla US Environmental Protection Agency (EPA) – è il consiglio finale – se la pulizia/disinfezione della stanza è giudicata adeguata ma è in corso la trasmissione di C. difficile”.
L'accesso al sito è limitato e riservato ai professionisti del settore sanitario
Hai raggiunto il massimo di visite
Registrati gratuitamente Servizio dedicato ai professionisti della salute