Colesterolo e rischio fratture: un’associazione da studiare

  • Alessia De Chiara
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • Negli anziani, livelli elevati di colesterolo HDL sembrano associati a un aumento di rischio di fratture, indipendentemente dai fattori di rischio convenzionali.
  • Il perché dell’associazione non è ancora chiaro, così come la sua utilità.

 

Livelli elevati di colesterolo HDL potrebbero essere associati a un rischio aumentato di fratture degli anziani. È quanto emerge da uno studio pubblicato su JAMA Cardiology che ha coinvolto oltre 16.000 uomini e donne con più di 70 anni. Lo studia mostra che negli anziani sani i livelli elevati di HDL-C sono predittivi di un aumento del rischio di fratture nei successivi 4 anni, aumento che appare indipendente dai tradizionali fattori di rischio per le fratture, tra cui attività fisica, diabete o uso di farmaci ipolipemizzanti.

È il risultato di un’analisi dei dati di ASPREE – un trial clinico in cui australiani con almeno 70 anni e statunitensi con almeno 65 erano stati randomizzati ad assumere aspirina o un placebo per la prevenzione primaria di eventi cardiovascolari – e del suo sottostudio (ASPREE-Fracture), che aveva raccolto i dati relativi alle fratture riportate dai partecipanti in Australia. Il nuovo studio ha incluso 16.262 partecipanti di cui si disponeva dei valori di colesterolo HDL al basale. Di questi, circa il 10% aveva subito in un tempo mediano di 4 anni almeno una frattura, traumatica e da trauma minimo e confermata mediante imaging.

In un modello aggiustato, ogni aumento di 1 deviazione standard (DS) nei livelli di colesterolo HDL si associava a un aumento del 14% del rischio di fratture durante il follow-up (HR 1,14). Rispetto ai partecipanti del quintile 1, quelli con il livello minore di colesterolo HDL (quintile 5) avevano un rischio più alto del 33% (HR 1,33). Invece, non sono state osservate associazioni tra le fratture e il colesterolo non HDL.

Risultati simili si sono ottenuti nelle analisi stratificate in base al genere dei partecipanti e, inoltre, le associazioni rimanevano anche in analisi particolari, tra cui quelle basate sull’uso di statine o che hanno considerato partecipanti che non assumevano farmaci per l’osteoporosi o quelli che non avevano mai fumato e non bevevano alcol.

Se per i ricercatori lo studio fornisce una solida prova dell'associazione, gli autori dell'editoriale discutono i limiti e i diversi aspetti ancora oscuri della questione. “Nel complesso, questo studio da solo lascia diverse domande senza risposta sul fatto che l’elevato colesterolo HDL possa essere un utile biomarcatore per rilevare il rischio di fratture” affermano.