Carcinoma a cellule renali: le nuove terapie preservano anche la qualità di vita
- Cristina Ferrario — Agenzia Zoe
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- In pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato, la terapia di prima linea con nivolumab più cabozantinib porta benefici in termini di qualità di vita rispetto alla terapia con sunitinib.
- Sulla base dei patient-reported outcome (PRO) un numero inferiore di pazienti trattati con la combinazione ha riferito problemi con gli effetti collaterali rispetto a quelli in monoterapia con sunitinib.
Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Lancet Oncology, la combinazione nivolumab più cabozantinib non solo prolunga la sopravvivenza rispetto a sunitinib, ma mantiene stabile o migliora la qualità di vita legata alla salute (HRQoL) nei pazienti con carcinoma a cellule renali in fase avanzata e non precedentemente trattati.
“Nel corso dell’ultimo decennio lo scenario terapeutico per questo tumore si è evoluto velocemente con l’introduzione di nuove e più efficaci terapie” esordiscono i ricercatori guidati da David Cella, della Northwestern University di Chicago. “Nonostante i nuovi trattamenti siano efficaci nel rallentare la progression di malattia e nel migliorare la sopravvivenza generale, non sempre portano benefici in termini di HRQoL; anzi, in alcuni casi la influenzano in modo negativo” aggiungono, sottolineando l’importanza di tenere conto anche di questi aspetti quando si valuta il rapporto rischio-beneficio di una terapia.
Proprio per aggiungere nuovi dettagli al profilo rischio-beneficio della combinazione nivolumab più cabozantinib, gli autori hanno valutato e descritto i risultati dei PRO ottenuti dai circa 650 pazienti coinvolti nello studio CheckMate 9ER. Lo studio multicentrico e di fase III aveva valutato come endpoint primario la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei due gruppi di studio (323 pazienti assegnati a nivolumab più cabozantinib e 328 al solo sunitinib), dimostrando un beneficio in termini di PFS con la combinazione.
Nel loro lavoro, Cella e colleghi si sono invece concentrati sulla HRQoL, misurandola attraverso strumenti specifici quali il 19-item Functional Assessment of Cancer Therapy Kidney Symptom Index-19 (FKSI-19) e il EQ-5D a tre livelli (EQ-5D-3L).
“I PRO valutati con FKSI-19 e EQ-5D-3L forniscono un ulteriore supporto all’uso della combinazione nivolumab più cabozantinib rispetto a sunitinib, con i risultati dei PRO in favore della combinazione lungo tutto il corso dello studio” scrivono gli autori.
E a conti fatti, i dati mostrano punteggi dei PRO stabili rispetto al basale o addirittura in miglioramento nel corso del trattamento con nivolumab più cabozantinib e punteggi in diminuzione per i pazienti trattati con sunitinib. Anche il tempo al deterioramento delle condizioni ha mostrato una tendenza in favore della combinazione. Infine, ma non certo meno importante, meno persone nel gruppo nivolumab più cabozantinib rispetto al gruppo sunitinib hanno riferito problemi legati agli effetti collaterali del trattamento.
“Questo suggerisce una riduzione della tossicità senza una corrispondente riduzione dell’efficacia per questa terapia di combinazione” affermano i ricercatori, che poi concludono: “Presi nel loro insieme, questi risultati descrivono un profilo generale rischio-beneficio positivo per nivolumab più cabozantinib”.
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