Cancro al seno, il sesso è ancora un argomento tabù

  • Daniela Ovadia — Agenzia Zoe
  • Attualità mediche
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di Crsitina Ferrario (Agenzia Zoe)

Uno studio italiano mostra che circa il 50% delle donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore della mammella vede incrinato il rapporto con la propria immagine corporea e che il 20% riscontra un peggioramento nella propria vita sessuale. Nonostante questo, mentre incontrare uno psiconcologo è una prospettiva universalmente accettata, solo una su quattro prende in considerazione l’idea di incontrare un sessuologo. Le pazienti andrebbero incoraggiate ad affrontare il tema della sessualità per riconquistare davvero una buona qualità di vita.

Lo studio è stato condotto presso la Breast Unit dell’Ospedale S. Maria Goretti di Latina e ha coinvolto 141 pazienti operate per tumore della mammella. Alle partecipanti è stato chiesto di completare un questionario che includeva domande sulla immagine che avevano di se stesse, sull’attività sessuale e sulla soddisfazione sessuale, prima e dopo i trattamenti oncologici. È stato poi chiesto se pensassero di avere bisogno di incontrare un sessuologo e/o uno psiconcologo.

La percezione della propria immagine corporea era decisamente peggiorata. Prima della diagnosi il 37,4% delle donne aveva un’ottima relazione con il proprio corpo, la femminilità e la bellezza e il 58,9% aveva una relazione definita “normale”, con alti e bassi e comunque non conflittuale. Dopo la diagnosi il 48,9% delle donne ha riscontrato un impatto della malattia sulla propria immagine corporea ritenuto parzialmente condizionante, ma il 7,2% ha provato difficoltà a riconoscere il proprio corpo e ha sviluppato una relazione difficile con la femminilità.

Per quanto riguarda la sessualità, prima del tumore il 71,2% delle pazienti era pienamente soddisfatto della propria vita sessuale, il 23,7% lo era parzialmente e il 5,0% si riteneva insoddisfatto. Dopo la diagnosi e l’intervento, il 20,1% delle pazienti ha dichiarato di avere mantenuto una vita sessuale appagante, mentre il 55,4% ha riferito di avere riscontrato un peggioramento e il 18.8% ha lamentato una decisa insoddisfazione sessuale.

Alla domanda se considerassero giustificato e utile il supporto di un professionista per superare le difficoltà emerse con la malattia e le cure, il 97,1% delle donne ha risposto che si sarebbe rivolto a uno psiconcologo, ma solo il 27,3% avrebbe chiesto aiuto a un sessuologo.

“Nonostante l’influenza negativa sull’immagine corporea e sulla sessualità, poche pazienti chiederebbero l’aiuto di un sessuologo, ma quasi tutte chiederebbero quello dello psiconcologo. Siamo rimasti molto sorpresi da questo fatto – sottolineano gli autori dello studio, che specificano di avere in corso un altro progetto volto a comprendere il perché di questa disparità, e raccomandano –È consigliabile incoraggiare la comunicazione nel campo della sessualità dato che è un argomento frequentemente trascurato, anche e soprattutto per via delle barriere culturali. Molto spesso in realtà i dottori si sentono impreparati e imbarazzati ad affrontare l’argomento della sessualità con i pazienti. D’altro canto, i pazienti faticano a chiedere aiuto in questo campo. Collaborare insieme nella giusta direzione è il primo passo per un cambiamento e una buona comunicazione”.