'Bisogna ascoltare di più la voce degli ospedali'
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Milano, 30 mar. (Adnkronos Salute) - "Oggi siamo a 47 su 47. Lo so che sui bollettini c'è scritto 45, ma ieri notte abbiamo avuto un'altra emergenza e abbiamo creato due posti di terapia intensiva in più". Gabriele Tomasoni dirige il Dipartimento di Emergenza degli Spedali Civili di Brescia e in un'intervista al 'Corriere della Sera' racconta lo sconforto che si prova nel rivivere un dramma già vissuto un anno fa. Si poteva evitare? "I cicli erano già stati previsti, anche se molti hanno finto di non sapere - afferma - Noi anestesisti ce lo aspettavamo più degli altri. Per questo dico che le restrizioni della seconda e della terza ondata avrebbero dovuto essere anticipate di un mese almeno. Abbiamo perso tempo, continuiamo a perseverare nello stesso errore".
"A differenza dello scorso marzo - racconta lo specialista - oggi abbiamo protocolli di cura che applichiamo in modo preciso. Ma la risposta al virus continua a essere molto soggettiva, variabile in modo estremo da un organismo all'altro. Questa è una patologia dove 2 più 2 spesso fa 5. E così capita di perdere delle vite senza una vera ragione, all'improvviso. Una tragedia che ogni volta fatico ad accettare". Per Tomasoni "ci sono tanti fattori" che spiegano il perché della nuova emergenza: "Uno è senz'altro l'abbassamento collettivo delle misure precauzionali, che questa estate furono ridotte a zero, creando la premessa per un rilassamento generalizzato che tuttora permane. Con il senno di poi siamo stati troppo permissivi. Ma non dimentichiamo che uscivamo da un confinamento durissimo. Se a giugno lo avessero rinnovato, io stesso avrei avuto molti dubbi". E oggi "credo che il dilemma rimanga tale e quale. Ognuno di noi è combattuto tra un rigore che appare necessario e il bisogno di vivere e di sopravvivere a livello economico".
I medici, dunque, se lo aspettavano. "I dati clinici di Brescia e della sua provincia ci hanno dato un preavviso di quel che sarebbe accaduto - osserva il primario - Fino a dicembre 2020 abbiamo tamponato una situazione non bresciana. Accoglievamo nelle terapie intensive un 40% di pazienti da altre province, soprattutto dall'hinterland milanese. Una situazione che riuscivamo a gestire". Poi il nuovo punto di rottura, "subito dopo le feste, ancora una volta. I contagi hanno preso a salire in modo quasi esponenziale. Anche nella nostra provincia. A febbraio abbiamo avuto 1.200 casi in sole 24 ore. Era chiaro che sarebbero saliti i ricoveri".
"A giugno - riferisce ancora Tomasoni - avevamo organizzato l'ospedale per poter reggere a un aumento brusco di degenze. Nell'urgenza, sappiamo cosa fare. Per fortuna". Ma allora perché siamo di nuovo sotto pressione? "Forse bisognerebbe ascoltare di più la voce degli ospedali - risponde l'esperto - Noi anestesisti, pneumologi, rianimatori, siamo i canarini nella miniera di questa pandemia. E nessuno ci chiede mai nulla". Forse perché "non è facile darci ascolto. Significherebbe fare scelte impopolari, che a volte pesano sull'economia, sull'intera popolazione, e sull'immagine e i sondaggi del governante di turno".
Ci sono stati errori di comunicazione? "Se vuole chiamarli così. Non mi riferisco solo al Governo. E non sono giudice di nessuno - precisa il medico - Ma ho ascoltato troppe affermazioni illusorie. Anche da parte di miei colleghi illustri. C'è stata la fase della banale influenza, della ridotta carica virale, del caldo che aiutava. Gli auspici spacciati per verità senza cautela hanno contribuito a cambiare la percezione della gente. Questa non è una partita di calcio. Si segue la scienza e solo quella. Altrimenti, meglio, si tace".
Agli Spedali Civili di Brescia "all'inizio della pandemia avevamo 27 posti in terapia intensiva. Oggi sono 47 dedicati al Covid, più altri 24 tra cardio-rianimazione e pediatria. Ma il personale è sempre quello, ed era già poco in tempo di pace", sottolinea Tomasoni. "Ogni mattina, quando vedo i miei colleghi medici e infermieri con lo sguardo stanco, con la fatica che si legge negli occhi e nelle spalle sempre più inclinate, provo gratitudine. Ma anche tanta rabbia". Lo specialista riconosce che "durante la pandemia c'è stata molta disponibilità da parte delle istituzioni. Solo che non basta. Negli ultimi 15 anni ci sono stati tagli su tagli alla sanità. A ogni legge finanziaria si riducevano i budget del 4-5%, creando così una falla mostruosa. Siamo pochi, ecco come va. In una situazione normale avremmo retto, adesso facciamo fatica". Ma "nonostante tutti i nostri pasticci, ce la faremo", è convinto l'anestesista. "Con l'impegno e con comportamenti seri sconfiggeremo questa pandemia. A patto che tutti - avverte - nessuno escluso, facciano la loro parte".
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