Autismo, nessuna riduzione della percezione del dolore
- Elena Riboldi
- Notizie dalla letteratura
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- Soggetti affetti da autismo mostrano un normale funzionamento del sistema nervoso periferico con soglie del dolore e di discriminazione termica paragonabili a quelle di soggetti senza autismo.
- I soggetti autistici mostrano però un’ipersensibilità al dolore e una minore capacità di controllare gli stimoli dolorosi di lunga durata, una difficoltà che può favorire l’insorgenza di dolore cronico.
- Queste evidenze dovrebbero sensibilizzare medici e caregiver sulla percezione del dolore nel disturbo dello spettro autistico e a favorirne la corretta gestione.
Uno studio israeliano fa chiarezza sulla percezione del dolore nel disturbo dello spettro autistico. Conducendo una serie di test sulla psicofisica del dolore nel campione più ampio mai arruolato a questo scopo, gli autori dello studio hanno infatti dimostrato che i soggetti autistici hanno una soglia del dolore simile a quella dei soggetti senza autismo, ma che, sopra tale soglia, sono ipersensibili al dolore. Hanno inoltre una maggiore difficoltà a inibire gli stimoli dolorosi di lunga durata, il che potrebbe rendere queste persone a rischio di sviluppare dolore cronico che, se non diagnosticato e trattato, può condizionare pesantemente la qualità della vita.
“La convinzione prevalente è che gli individui affetti da autismo siano iposensibili al dolore. Ciò è supportato dai criteri DSM-5 e DSM IV-TR, che descrivono l’atipicità sensoriale nel disturbo dello spettro autistico come “un’apparente indifferenza a dolore/temperatura” e “un’elevata soglia del dolore” – rimarcano gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Pain, che ipotizzano che ciò possa dipendere dall’esiguità e dalla cattiva qualità delle ricerche – La ricerca sul dolore tra le persone autistiche è scarsa – scrivono – e in gran parte basata su osservazioni e su segnalazioni del paziente stesso o dei genitori, con risultati eterogenei”.
Lo studio, finanziato dalla Israel Science Foundation, ha arruolato 104 soggetti adulti, 52 dei quali con disturbo dello spettro autistico. I partecipanti dei due gruppi, che avevano ottenuto punteggi simili in un test cognitivo, sono stati sottoposti ad alcuni esami volti a stabilire le soglie del dolore e della percezione della temperatura, la classificazione degli stimoli dolorosi e la capacità di inibire stimoli dolorosi di diversa durata. I risultati ottenuti suggeriscono che le persone affette da autismo hanno un profilo di modulazione del dolore “pro-nocicettivo”: sembra infatti che il loro sistema nervoso centrale sia più attivo nel facilitare l’esperienza dolorosa e meno attivo nell’inibire il dolore continuo.
“Questi dati che dimostrano un’aumentata sensibilità al dolore giustificano un cambiamento nell’idea comune che gli individui autistici sperimentino meno dolore – concludono gli autori – Questa interpretazione errata può portare a una diagnosi tardiva e un trattamento inadeguato, causando sofferenza ed esacerbando sintomi autistici come i disturbi del sonno, l’irrequietezza e i comportamenti aggressivi. Questi ultimi potrebbero anche aumentare l’incidenza della cronicizzazione di condizioni dolorose comuni per via delle comorbidità e, a loro volta, aumentare la tendenza all’autolesionismo”. Le famiglie, i caregiver e i medici devono essere consapevoli del modo in cui i soggetti con disturbo dello spettro autistico vivono il dolore per potere prendere decisioni tempestive e appropriate che migliorino il benessere e la qualità di vita del paziente e della sua famiglia.
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