Asma, una patologia incompresa?

  • Elena Riboldi
  • Uniflash
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I pazienti con diagnosi di asma tendono a sminuire la propria condizione e a fare un cattivo uso dei corticosteroidi orali. A fare emergere questo quadro poco confortante è l’analisi di un sondaggio su come i pazienti interpretano la diagnosi che hanno ricevuto e su quali comportamenti adottano nella vita di tutti i giorni. I risultati ottenuti suggeriscono che esiste un problema di consapevolezza a cui i medici dovrebbero porre rimedio, anche per limitare l’abuso dei corticosteroidi orali.  

In linea con le raccomandazioni della Global Initiative on Asthma (GINA) la severità dell’asma viene classificata in base all’intensità del trattamento necessario per controllare la malattia. Anche quando è lieve l’asma può tuttavia andare incontro ad esacerbazioni e, pur se raramente, possono verificarsi attacchi fatali. Lieve non è quindi un sinonimo di irrilevante o innocuo. Alcuni studi hanno suggerito che è possibile in qualche caso il controllo insufficiente dell’asma sia causato dalla sottostima della severità della propria condizione da parte dei pazienti e da un conseguente trattamento inadeguato.

La Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) ha commissionato un’indagine, condotta dalla DOXA Marketing Advice, su un campione di pazienti che avevano ricevuto diagnosi di asma. Ai partecipanti è stato somministrato un questionario sviluppato da un gruppo di esperti della SIAAIC che consisteva in 25 domande a risposta multipla su diagnosi, sintomi, comorbilità, strategia di trattamento e qualità di vita.

Dei 370 soggetti contattati, 308 hanno deciso di partecipare al sondaggio. Il campione comprendeva uomini e donne in egual misura ed era rappresentativo di tutte le aree geografiche del nostro Paese. Il 16,2% dei partecipanti è stato escluso dall’analisi perché ha dichiarato di avere ricevuto una diagnosi di asma severa, mentre sono stati presi in considerazione i casi in cui il paziente riferiva di soffrire di asma lieve.  A detta degli intervistati la diagnosi era stata posta da uno pneumologo (45% dei casi), dal medico di medicina generale (31%), da un allergologo (24%) o da un altro specialista (1%). Metà dei pazienti soffriva di asma da più di 10 anni, il 21% da 5-10 anni e il 29% da meno di 5 anni. Un soggetto su cinque (22%) ha riferito di avere sperimentato manifestazioni cliniche severe. Il 61% soffriva spesso di tosse secca, il 49% di wheezing, il 42% di oppressione al torace e il 40% di dispnea. In diversi casi era presente più di un sintomo. Il 52% degli intervistati ha dichiarato di avere più di un’esacerbazione all’anno, il 24% più di due. Una percentuale non indifferente (7%) dei pazienti ha raccontato di essere andato al pronto soccorso almeno una volta all’anno per un attacco d’asma. Il 72% del campione non era soddisfatto della propria qualità di vita. Solo il 28% degli intervistati ha dichiarato di aderire con costanza alle indicazioni del medico in termini di terapia, mentre il 72% lo faceva in maniera discontinua. Il 22% assumeva corticosteroidi orali in modo intermittente.

“I nostri risultati sottolineano in modo drammatico la scarsa consapevolezza dei pazienti riguardo alla vera severità della malattia, descritta come “asma lieve” nonostante la presenza di sintomi acuti e la necessità di farmaci di emergenza, come riferito dagli stessi pazienti – commentano gli autori dell’analisi nell’articolo pubblicato sulla rivista Expert Review in Respiratory Medicine – Questo tipo di sottostima, o in altre parole la mancanza di una percezione realistica della rilevanza e della gravità della malattia, consolida la convinzione dei pazienti che la propria gestione “al bisogno” dell’asma rappresenti una strategia ottimale. Quest’attitudine può di fatto aumentare il rischio di fatalità legate all’asma, specialmente tra i giovani”.