Conclusioni
- Uno studio di fase 1 ha dimostrato attività antitumorale e tollerabilità generale dei monociti autologhi attivati con interferone infusi per via intraperitoneale a pazienti con tumore ovarico platino-resistente o refrattario pesantemente pretrattato.
Perché è importante
- L’applicazione di terapie che modulano il sistema immunitario direttamente al tumore, nel peritoneo, può aprire nuove possibilità di trattamento del tumore ovarico in stadio avanzato.
Disegno dello studio
- 18 pazienti (età mediana: 61 anni; mediana di 5 terapie precedenti) con tumore ovarico platino-resistente, o refrattario metastatico, o non operabile sono state arruolate in 4 coorti trattate ogni 28 giorni con peginterferone alfa-2b e interferone gamma-1b.
- 15 pazienti in 3 coorti hanno ricevuto 1 di 3 livelli di dose di monociti autologhi.
- L’obiettivo primario era determinare la sicurezza e identificare la dose massima tollerata (maximum tolerated dose, MTD).
- Finanziamento: National Institutes of Health statunitense.
Risultati principali
- La dose più alta era la MTD: 250 µg di peginterferone alfa-2b, 50 µg di interferone gamma-1b e 750x106monociti autologhi.
- 2 delle 11 pazienti valutabili hanno ottenuto risposte parziali, 6 malattia stabile e 3 hanno evidenziato progressione di malattia.
- Le tossicità includevano stanchezza, nausea e dolore addominale, nessuna di grado ≥4.
Limiti
- Piccolo studio preliminare, con disegno in aperto.
Il commento degli esperti
Il Dott. Christopher Browning Cole, del National Cancer Institute di Bethesda, MD, che ha presentato questi risultati, ha commentato: “Tutto ciò ha generato un notevole interesse a indirizzare le terapie direttamente al tumore, nel peritoneo... e molte di queste sperimentazioni hanno ottenuto risultati davvero notevoli in termini di vantaggio [sopravvivenza complessiva] nel follow-up a lungo termine.”
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