ASCO 2023 - Una terapia combinata sembra triplicare la sopravvivenza nella sindrome di Richter

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Messaggi chiave

  • Un test clinico di fase II di terapia combinata atezolizumab, obinutuzumab e venetoclax ha mostrato un miglioramento notevole, in termini di risposta e sopravvivenza, in pazienti affetti da sindrome di Richter
  • La sopravvivenza mediana è di 31,6 mesi. Il 21,4% dei pazienti è in remissione completa a due anni dall’inizio del trattamento.
  • La terapia è generalmente ben tollerata e priva di sindrome da lisi tumorale

CHICAGO - Una terapia combinata atezolizumab, obinutuzumab e venetoclax ha mostrato, in uno studio clinico di fase II (MOLTO) concluso a febbraio 2023, una sopravvivenza mediana quasi tripla nella sindrome di Richter con linfoma diffuso a grandi cellule B (RT-DLBCL) rispetto alle terapie precedenti. 

Lo studio, presentato da Anna Maria Frustaci (Centro Oncologico Niguarda, Milano) ha coinvolto 28 pazienti e ha raggiunto il suo endpoint primario con un ORR del 67,9% dopo 6 cicli di terapia. Il 39.3% dei pazienti è andato in remissione parziale e il 28.6% in remissione totale, con sopravvivenza mediana complessiva di 31,6 mesi. Dei pazienti che hanno risposto alla terapia, sei (21,4%), sono sopravvissuti con completa remissione per oltre due anni. Dei 13 pazienti con progressione, 10 hanno iniziato una seconda linea di trattamento e 4 sono sopravvissuti a due anni dal primo trattamento. 

Sono dati promettenti rispetto allo stato dell’arte. La sindrome di Richter (RT) è una trasformazione aggressiva del linfoma linfocitico cronico (CLL) con prognosi generalmente negativa. La sopravvivenza mediana è da 3 a 12 mesi nel trattamento con chemoimmunoterapia o da 4 a 6 mesi nel trattamento con inibitori della BTK. «La sindrome di Richter è oggi il principale unmet need dei pazienti affetti da CLL», ha detto ad ASCO 2023 la dottoressa Carolyn Owen (University of Calgary, Canada), commentando lo studio.  

I 28 pazienti coinvolti erano adulti colpiti da RT con linfoma diffuso a grandi cellule B (RT-DLBCL) non ancora trattato. 21 pazienti hanno completato i sei cicli. Non si sono osservate differenze di risposta significative in vari sottogruppi di pazienti, sia per età o genere, sia per caratteristiche biologiche della malattia.

«Il trattamento è stato di norma ben tollerato, nessun paziente ha abbandonato a causa di eventi avversi», ha detto Frustaci; il principale evento avverso è stata neutropenia nel 43% dei pazienti. Due pazienti sono deceduti a causa di infezioni gravi. Non è stata riscontrata sindrome da lisi tumorale.

Il regime di trattamento complessivo prevede 35 cicli da 21 giorni, con atezolizumab 1200 mg dal ciclo 1 al 18, accompagnato da obinutuzumab (100, 900 e poi 1000 mg) nei primi 8 cicli e venetoclax (da 20 a 200 mg nei primi due cicli, poi 400 mg) per tutti i cicli. 

Secondo Owen, «la forza di questo studio è nell’aver studiato pazienti non trattati precedentemente. È possibile che alcuni di questi pazienti siano stati di fatto curati. Tuttavia, sappiamo che un sottoinsieme di pazienti con RT-DLBCL sopravvive abbastanza a lungo, e molti pazienti dello studio non erano stati trattati nemmeno per la CLL. Dobbiamo portare lo studio alla fase III.» 

Adam Kittai (Ohio State University) ha aggiunto: «La RT è incredibilmente difficile da trattare e questi risultati sono eccezionali. Avete dati sulla sopravvivenza di pazienti, con il vostro protocollo, precedentemente trattati con inibitori della BTK?». Frustaci ha risposto «Sì, ma non abbiamo trovato nessuna differenza; c’è un trend di peggiore sopravvivenza generale ma non è significativo».