ASCO 2023 – Tumore colorettale metastatico: un nuovo e attento sguardo all’immunoterapia

  • Cristina Ferrario
  • Conference Reports
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Messaggi chiave 

  • Nei pazienti con tumore metastatico del colon-retto (mCRC) non resecabile, l’aggiunta di atezolizumab a chemioterapia (FOLFOXIRI) e anti-angiogenico (bevacizumab) migliora la sopravvivenza libera da progressione (PFS).
  • Il beneficio sembra maggiore in un sottogruppo di pazienti senza difetti nei meccanismi di mismatch repair (pMMR) e con stabilità dei microsatelliti (MSS).
  • Due specifici biomarcatori (il Tumor Mutational Burden [TMB] e l’immunoscore IC) sembrano avere un ruolo come misura dell’immunogenicità del tumore e i loro livelli si associano a benefici di sopravvivenza nella popolazione pMMR/MSS.

Aggiungere l’immunoterapico atezolizumab a un regime citotossico e anti-angiogenico (FOLFOXIRI+bevacizumab) in prima linea è possibile e si associa a benefici di sopravvivenza in pazienti con mCRC non resecabile. Questi risultati dello studio randomizzato di fase 2 AtezoTRIBE, già ottenuti e presentati in precedenza, sono stati confermati a un follow-up più lungo e arricchiti di nuovi dettagli nel corso del corso del congresso annuale 2023 della American Society of Cancer Oncology (ASCO). “Il 95% circa dei pazienti con mCRC presenta malattia pMMR/MSS e non trae beneficio dagli inibitori dei checkpoint immunitari di prima generazione” ha spiegato Carlotta Antoniotti dell’Ospedale Universitario di Pisa, che ha presentato i dati aggiornati. 

 

Dalla sopravvivenza ai marcatori di risposta

Lo studio, finanziato da Fondazione GONO e Roche, ha coinvolto 218 pazienti randomizzati in rapporto 1:2 a un regime a base di FOLFOXIRI+bevacizumab o alla stessa combinazione con l’aggiunta di atezolizumab. I dati appena presentati hanno mostrato benefici di sopravvivenza nella popolazione per intention-to-treat (ITT) a un follow-up di 37 mesi, con valori di PFS di 13,1 e 11,5 mesi nei gruppi con e senza aggiunta di atezolizumab, rispettivamente, e una tendenza a un beneficio di sopravvivenza generale (OS) con l’aggiunta di immunoterapia. Questi vantaggi sono risultati superiori in un gruppo di pazienti con pMMR/MSS. L’analisi traslazionale di diversi potenziali biomarcatori di immunogenitcità e di risposta ha messo in luce il ruolo fondamentale di TMB e immunoscore IC. Quest’ultimo prende in considerazione la densità di cellule CD38+ e PD-L1+ e la loro prossimità all’interno del core tumorale. Come mostrato da Antoniotti, i benefici di PFS e OS sono risultati piuttosto eterogenei nella popolazione pMMR, ma particolarmente elevati nei pazienti con immunoscore IC e/o TMB elevati. “È previsto uno studio di fase 3 per definire il valore dell’aggiunta di atezolizumab alla terapia upfront con FOLFOXIRI e bevacizumab in pazienti pMMR con immunoscore IC elevato” ha concluso Antoniotti. 

 

Un nuovo tassello nel panorama terapeutico

“I risultati di questo lavoro sono molto promettenti e deve essere apprezzato in particolare l’enorme sforzo traslazionale compiuto dagli autori” commenta Fortunato Ciardiello dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli.

Importanti, secondo Ciardiello, i dati di sopravvivenza sulla popolazione ITT, ma anche e soprattutto quelli sulla sottopopolazione pMMR/MSS. “Se pensiamo che i pazienti pMMR/MSS rappresentano la quasi totalità (95%) dei casi di mCRC, si comprende come si stia parlando di numeri non trascurabili” afferma e poi aggiunge: “Avere a disposizione biomarcatori che predicano la risposta in questo gruppo sarebbe un grande passo avanti”. 

Certo sono ancora molte le domande aperte e i potenziali ostacoli all’approdo in clinica dei risultati dello studio. “Per esempio, non possiamo dimenticare che il regime FOLFOXIRI è particolarmente impegnativo e non tutti i pazienti sono idonei ad assumerlo” commenta. La domanda successiva potrebbe quindi essere: ‘è necessario il regime FOLFOXIRI nei pazienti pMMR/MSS con alto immunoscore IC e/o alto TMB?’ “Sarà molto interessante vedere i dati dello studio di fase 3, per poi aggiustare il tiro e ottimizzare il regime terapeutico” conclude Ciardiello.